Massimo Giletti a Blogo: “Sono stato tentato di lasciare La7, non per la Rai. Ecco perché ospito la Prati a Non è l’Arena” (VIDEO)
Guarda la video intervista di Blogo al conduttore del talk di La7, la cui terza edizione debutterà domenica 22 settembre 2019
Domenica prossima, alle ore 20.30, su La7, avrà inizio la terza edizione di Non è l’Arena. Blogo ha incontrato Massimo Giletti, che nella prima puntata ospiterà Matteo Renzi e Pamela Prati e si occuperà anche del caso Bibbiano.
Il giornalista ha giustificato così la scelta di ospitare la Prati, dopo che a giugno scorso aveva definito il caso “l’estaltazione del nulla“, lanciando diverse stoccate a Barbara d’Urso:
Era una provocazione. La mia tv non fa il nulla di Mark Caltagirone (…) Mi sembra di ripercorre la storia di Fabrizio Corona. Andava ovunque nelle televisioni, ad un certo punto, poi si è fidato solo di me e… apriti cieli. Corona non era il male assoluto. Il male assoluto è chi strumentalizza e usa un certo tipo di situazione. Mi interessa capire cosa c’è dietro il fenomeno Pamela Prati, come il ciarpame diventa prodotto televisivo, il sottobosco diventa bosco. Ci sarà ancora oggi la morale? Ormai si vende tutto per fare numeri? Come si arriva a costruire la fake news? Chi l’ha costruita? Vittima o colpevole? Questo mi interessa.
Dopo aver spiegato come abbia fatto a convincere Pamela Prati, che nelle ultime settimane sembrava aver scelto il silenzio, Giletti ha risposto alla domanda sui programmi concorrenti, a partire da Che tempo che fa, spostato da Rai1 a Rai2, e Live non è la d’Urso su Canale 5. Infine, abbiamo chiesto al conduttore, convinto che “se quest’anno facciamo il 6% di share è grasso che cola“, quanto sia stato tentato di ritornare in Rai nelle scorse settimane, prima di rinnovare il contratto con La7:
La tentazione più grande l’ho avuta da un altro gruppo, un’altra società. Non lo avevo mai detto, ma è così. Mi ha cercato in modo costruttivo a livello di produttività. Quale? Non lo dirò. Lì ho ballato. Per la Rai c’è l’amore per un’azienda nella quale sono cresciuto, ma la non chiarezza che percepivo e che aumenterà mi ha impedito di tornare. Chi fa il mio lavoro deve avere la libertà, ma non intendo solo libertà di trattare gli argomenti – su questo Cairo è un re – ma anche la velocità e capacità di reagire alla notizia. Per me ciò è quasi sullo stesso piano della libertà.
In apertura di post il video integrale dell’intervista.