Ubaldo Pantani a Blogo: “Difficile andare oltre il vero Giordano. L’imitazione di Conte ‘bruciata’ da Crozza”
Intervista a Ubaldo Pantani: “Nelle imitazioni parto dal corpo e dal trucco, la voce non è l’aspetto principale. Difficile andare oltre il vero Giordano, Del Debbio a confronto sembra Enzo Biagi. Si arrabbiarono per la parodia di Tonio Cartonio. Crozza mi ‘bruciò’ Conte”
Due ore di sala trucco per personaggio, che diventano quattro se si considerano i due ingressi effettuati per ogni diretta di Quelli che il calcio. La qualità principale che deve possedere un imitatore è la pazienza e Ubaldo Pantani dimostra di custodirne in dose massiccia.
“La domenica arrivo alle 11 per essere pronto per le 14.30 – racconta il comico a Tv Blog – poi dopo la performance mi strucco e ritrucco per rientrare verso le 16.30. C’è una zona d’ombra nella parte centrale del programma che serve proprio per mettere a punto la nuova trasformazione. Generalmente preferisco interpretare i personaggi dal vivo, un modo per mantenere la freschezza nello scambio di battute”.
A volte però occorre bruciare i tempi e la registrazione della gag diventa inevitabile: “La sfrutto quando voglio realizzare dei finti fuori onda, oppure le conferenze stampa degli allenatori. In quei casi ha senso preconfezionare gli sketch e si lavora in anticipo”.
Classe 1971, Pantani nasce televisivamente a Macao grazie a Gianni Boncompagni (“fu lui a scegliermi”). In seguito approda a Convenscion, mentre nel 2004 appare in Nessun dorma e Assolo, due show cuscinetto che anticipano la fortunata e prolungata collaborazione con la Gialappa’s Band.
Dal 2009 è invece una delle colonne della domenica pomeriggio di Raidue dove a settembre Pantani è tornato con un personaggio nuovo di zecca. L’asso nella manica ha le sembianze di Mario Giordano, giornalista ‘fuori dal coro’ a tal punto da rendere la caricatura più mite della versione originale.
“Questo aspetto mi ha creato dei problemi – ammette l’attore – con la distruzione delle zucche di Halloween ha toccato il picco massimo, tanto che la domenica successiva ho deciso di farlo entrare in scena in mutande. Penso che pure a lui scappi da ridere. E’ difficile andare oltre, ma in tal senso ho in mente un’evoluzione”.
Anni fa avevi adocchiato un altro volto di Rete4 come Paolo Del Debbio.
“Ora Del Debbio sembra Enzo Biagi se confrontato con Giordano (ride, ndr). All’epoca raccontavo il populismo e coinvolgevo le piazze, con Giordano si è alzata ulteriormente l’asticella”.
Nelle imitazioni a quali aspetti dai maggiore importanza?
“Per differenziarmi dagli altri ho cercato di specializzarmi in trasformazioni che mi consentissero di scomparire il più possibile. Parto dal corpo e dal trucco, la voce non è l’aspetto principale. Mi diverto piuttosto a lavorare sugli sguardi, sui movimenti, sulle camminate. Se poi c’è anche la voce è meglio. Sono inoltre fondamentali i contenuti, io ho sempre prodotto i miei testi, le persone che collaborano con me sono poche. Per oltre un decennio ho scritto con Walter Fontana e ora collaboro con Andrea Camerini. Mi affido a degli amici e non potrebbe essere altrimenti. Il comico deve essere autore di se stesso”.
Non proponi dunque personaggi su ordinazione.
“Guarda, ci possono essere suggerimenti su delle battute, ma non mi sono mai messo a tavolino a scrivere un personaggio con qualcuno. Lo spunto deve venire dal comico”.
Un tempo proponevi imitazioni in coppia con una partner, adesso in scena sei da solo. In quale contesto ti trovi meglio?
“Ho avuto al mio fianco Lucia Ocone e Virginia Raffaele, mi sono sempre trovato bene con entrambe. Tuttavia, quando si lavora in due bisogna fare attenzione all’altro e rispettarlo. Vanno divisi gli spazi e ci si deve alzare la palla a vicenda”.
In passato apparivi col tuo vero volto in studio, dove commentavi partite e vicende calcistiche. Ad anni di distanza come giudichi quella parentesi?
“Fu un esperimento, oggi ammetto che mi comporterei in maniera diversa avendo nel frattempo coltivato altre esperienze con la mia vera faccia. Non soffro l’assenza della maschera, non mi sento perso. Sono un imitatore e lo rivendico, ma la maschera non è un’àncora. Non fu un’esperienza semplicissima, avevo zero ore di volo e, dovendo pure imitare nella seconda parte, non ero in grado di buttare interamente le energie lì. Quest’estate a Vero e più vero avevo maturato esperienza, essendomi nel frattempo cimentato nei documentari. Col senno di poi rifarei tutto meglio, fa comunque parte del gioco. Non fu un momento eccezionale, ma nemmeno catastrofico”.
Hai mai fatto arrabbiare qualche vittima delle tue parodie?
“Sì, anni fa prendevo in giro Tonio Cartonio della Melevisione e mi giunse notizia che l’attore ci era rimasto molto male. Capisco chi si arrabbia, l’imitazione è un qualcosa di aggressivo, metti in evidenza difetti e tic. Fatta eccezione di qualche sketch, non riuscirei mai a farla di fronte al vero personaggio”.
Molti, al contrario, cavalcano l’imitazione anziché subirla. Vedi Razzi con Crozza.
“A volte la vanità la fa da padrona, figuriamoci. C’è chi si farebbe fare di tutto. La distanza favorisce sempre il comico, sennò tutto tende ad annacquarsi”.
E’ capitato che ti venisse bruciato sul tempo un personaggio?
“Accadde con Antonio Conte. Nello stesso giorno in cui proposi l’allenatore cominciarono ad andare in onda i promo di Crozza che interpretava la stessa persona. Nessuno dei due sapeva dell’altro. Tornassi indietro non lo rifarei, la parodia di Crozza era davvero riuscita. Se uno spettatore ti vede fare Conte e la reazione è quella di esclamare ‘agghiaccande’, ovvero il tormentone di un altro comico, hai già perso in partenza”.
Qual è la tua definizione di comicità?
“La comicità è come l’erotismo: non ammette interpretazioni. O si fa ridere, o no. Una cosa funziona se fa ridere, l’erotismo è tale se suscita eccitazione. Il resto invece si può interpretare, un film può essere bello o meno bello, si può discutere”.
Come anticipato prima, quest’estate sei andato in onda su Raidue con Vero e più vero. Raccontavi personaggi famosi attraverso delle interviste con i diretti interessati e i loro amici più stretti. Poi, una volta raccolte tutte le informazioni necessarie, ti lanciavi nel tentativo di un’imitazione ‘allo specchio’. Che esperienza è stata?
“E’ stato un programma molto difficile e faticoso. Visto il periodo estivo e l’orario di programmazione ritengo che abbia fatto degli ascolti discreti. E’ stata un’esperienza forte, soprattutto sul fronte emotivo. Senza pubblico e nel silenzio assoluto non era scontato riuscire a far aprire l’intervistato. Vissani e Magalli non li avevo mai frequentati, conoscevo solo Panatta e un po’ J-Ax ”.
Ci sarà una seconda edizione?
“Io mi auguro di sì, un esperimento simile lo rifarei volentieri, mi ha dato tanta soddisfazione”.
Dobbiamo aspettarci nuovi personaggi?
“Sì, ci sto lavorando, non posso anticipare niente. Ma arriveranno nuovi allenatori!”.