Sergio Vessicchio contro Barbara d’Urso: “Ti faccio nera”. Live diventa un ring
Il telecronista radiato per sessismo, ospite di Live, spara a zero su tutti gli opinionisti del programma. Anche sulla conduttrice
Erano stati annunciati tre faccia a faccia infuocati: Giampiero Mughini contro Alba Parietti, Antonella Elia contro Taylor Mega, Paola Caruso contro Moreno Merlo. Nessuno avrebbe potuto immaginare che lo scontro protagonista dell’ultima puntata di Live – Non è la d’Urso avrebbe coinvolto la padrona di casa, Barbara d’Urso, e il telecronista sportivo Sergio Vessicchio.
Al centro delle cronache per essere stato radiato dall’Ordine dei Giornalisti a causa di alcune affermazioni sessiste sul conto di un arbitro donna, Sergio Vessicchio è stato invitato nel talk di Canale 5 nell’ambito di un dibattito sulle discriminazioni di genere nel mondo del lavoro. Dopo essersi difeso dalle accuse, sottolineando di aver querelato l’ente per l’espulsione – a sua detta immotivata – ed attaccando, a destra e a manca, gli opinionisti della trasmissione intervenuti sul proprio caso, Sergio Vessicchio se l’è apertamente presa con la conduttrice Mediaset. A far scattare la scintilla, la presa di posizione di Barbara d’Urso, d’accordo con la decisione dell’Ordine in merito alla radiazione, allorché l’ex giornalista sperava di trovare nella conduttrice un supporto in quanto, anche lei, “radiata”:
Anche tu sei radiata dall’Ordine dei Giornalisti, ci sono i documenti. Hai vinto anche una causa contro Iacopino (ndr, Vincenzo Iacopino, ex presidente dell’Ordine dei Giornalisti).
Alla sventolata di carte che avrebbero accertato la sua verità, accuratamente preparate in vista del collegamento, Barbara d’Urso ha risposto sottolineando la sua, di verità, a proposito di quanto accaduto in passato:
Rispetta la padrona di casa, silenzio, ora mi ascolti. Primo: avevo il tesserino da giornalista che è stato riconsegnato vari anni fa perché facevo della pubblicità in una trasmissione e quindi, con correttezza, l’ho restituito. Non sono stata radiata. Secondo: il signor Iacopino mi fece un’azione legale e penale perché secondo lui io non potevo intervistare, in quanto non più giornalista, nessuno. Purtroppo la Procura ha dato ragione a me e Iacopino sta dove sta.
“E io continuo a fare il giornalista grazie alla sentenza a tuo favore, ti piaccia o no, vale per te e per me“, ha detto poi con fare sbeffeggiante Vessicchio, equiparando di fatto il proprio caso a quello di Barbara d’Urso. La conduttrice ha poi calorosamente evidenziato tutte le differenze tra i due episodi. “Qui si parla di sessismo […] offendere una donna non è un’idea”, mentre il telecronista, non condividendo il resoconto di Barbara d’Urso, ha iniziato ad etichettare tutti gli ospiti presenti in studio come fascisti, in primis Alessandra Mussolini. E poi “non sei una donna, ma una marchetta” ad Alba Parietti, “raccomandata, che schifo” a Caterina Collavati, e poi la sfuriata finale, che ha toccato direttamente la conduttrice e l’intera trasmissione:
Non mi sopporti perché ti dico la verità in faccia. Continui a fare una televisione becera, che parla agli ultimi, una vergogna. Questa è la verità, fai una televisione che non si usa più, non si porta più. Con me non la spunti mai, Barbara, perché io ti metto ko. Nonostante la Parietti, la Collovati, la Mussolini e tutto quel teatrino vergognoso che metti su ogni volta. A me mi devi togliere il microfono, con me vai ko, io ti faccio nera.
Ma guai a mettersi contro la leonessa Barbara D’Urso, a cui si può toccare tutto, ma non i suoi figli e i suoi telespettatori, tanto amati “col cuore”:
Non ti tolgo il microfono. Siccome la mia televisione non si porta più, così come non so portnoa più quei tuoi capelli, io decido che tu nella mia televisione non ci stai. Salutame a soreta, chiudere, chiudere.
Difficilmente rivedremo alla corte di Live – Non è la d’Urso il telecronista sportivo, per il cui linguaggio scurrile la conduttrice ha chiesto al pubblico scuse preventive. E ora? Un Vessicchio con la barba grigia e la bacchetta da direttore d’orchestra, grazie.