L’Italia a Morsi, Chiara Maci a Blogo: “Racconto la tradizione delle nonne. La cucina in tv? Troppe gare, la cultura non fa share…”
L’Italia a Morsi, la seconda stagione al via su Food Network: 25 nuove puntate alle 22 sul canale 33 del DTT.
Raccontare le tradizioni culinarie italiane e i prodotti tipici del nostro Paese: questo l’obiettivo di Chiara Maci che torna questa sera, mercoledì 18 dicembre, con L’Italia a morsi per 25 nuove puntate in onda alle 22 su Food Network (DTT, 33).
La seconda stagione del format prodotto da Zerostories per Discovery Italia vedrà la Maci – tra le prime food blogger e influencer d’Italia e ormai volto noto in tv – girare il Paese col supporto delle cosiddette ‘Cesarine’, di fatto la più antica ‘rete’ di cuoche casalinghe d’Italia che accolgono appassionati e clienti nei propri home restaurant. La cucina italiana verrà quindi raccontata nei suoi vari aspetti, dalle ricette tramandate di generazione in generazione alla scelta delle materie prime, dai mestieri tradizionali all’evoluzione dello street food, con 25 puntate da un’ora ciascuna che sembrano voler diventare una piccola enciclopedia dello stato dell’arte della tradizione. Si parte da Palermo, città ricca di cultura, d’arte, di gastronomia e crocevia di diverse tradizioni. Ed è anche una terra ormai cara al cuore della Maci. Ne abbiamo approfittato per farci raccontare proprio da lei la filosofia e le novità del programma e anche per ‘passeggiare’ con lei tra i viali (e i vicoletti) della cucina italiana in tv.
Ami definirti “campana di nascita, bolognese di adozione e milanese per scelta” e in fondo sei anche un po’ siciliana per amore: tante anime, che sono senza dubbio una ricchezza. Ma come definiresti la tua cucina, o la tua idea di cucina?
Sicuramente mediterranea. Sono mediterranea nell’anima, i profumi che mi fanno sentire a casa sono il basilico, la foglia di pomodoro, lo spicchio d’aglio che soffrigge di prima mattina e mi fa tornare indietro di trent’anni. La mia cucina è sicuramente fatta di tante radici, mescolate insieme per creare qualcosa di unico e di genuino.
Riprendi il tuo viaggio vai alla ricerca della tradizione italiana con delle ‘vestali’ sacre come le Cesarine: ma si può davvero parlare ancora di ‘una’ tradizione? La tradizione, in fondo, non è contaminazione?
La tradizione che racconto nell’Italia a Morsi è la tradizione delle nonne, delle bisnonne, quella fatta di ricordi e di poche ricette scritte. Quella senza dosi precise perché le nonne andavano “a occhio”. Questa tradizione esiste ancora ma va cercata perché a volte è nascosta nelle case e nei ricordi personali e difficilmente viene fuori. Il mio obiettivo è proprio questo. Riscoprirla e comunicarla a quanta più gente possibile affinché non si perda. Affinché l’innovazione non si dimentichi mai della tradizione.
Anche la cucina e la tavola, da sempre luoghi di condivisione e scambio, stanno diventando arena di contesa politica che, per quanto sia superficiale e populista, riesce ad essere d’effetto: penso alla guerra fatta al cous cous – di cui si dimentica che Trapani è una culla o alle polemiche sugli ‘ingredienti stranieri’ nei prodotti italiani. A tuo avviso, cosa si può fare in tv e sul web per ricordare agli italiani la funzione del cibo e la sua dimensione sociale?
La cucina unisce più di quanto si possa pensare. Proprio il cous cous è simbolo di integrazione e di unione tra i popoli. Ogni anno al Cous Cous Fest vedo unione, rispetto, ricette che nascono dalla solidarietà e dalla collaborazione di più Paesi. Dovremmo comunicare più spesso questi eventi. Dovremmo ricordare ogni giorno attraverso gli strumenti di comunicazione che abbiamo, che nulla unisce come la cucina. Tutto il resto è superficialità e populismo, come giustamente detto.
Il genere cooking, nei suoi vari formati, sembra non conoscere stanchezza: cosa pensi manchi al racconto della cucina oggi in tv e in cosa pensi si stia esagerando?
Si esagera con le gare, a mio parere. E mancano insegnamenti, manca cultura, manca territorio. Ma si sa che in tv la cultura non fa share…
La tv in qualche modo ha cambiato la tua vita e penso all’incontro a The Chef con Filippo La Mantia: ti piacerebbe tornare in un cooking talent show, magari come giudice e non più come coach?
Non escludo mai niente, ma le competizioni non fanno per me.
Cosa hai in serbo per noi dopo Italia a Morsi?
Finirò di registrare a gennaio e poi lavorerò da Milano. Di sicuro niente viaggi per un po’, ho proprio bisogno di casa.
E noi ne approfittiamo per ringraziarla e per farle i nostri migliori auguri per le Feste.