Home Sky Atlantic The New Pope, parla Paolo Sorrentino: “I miei Papi sanno rinunciare al personalismo, non come i politici di oggi”

The New Pope, parla Paolo Sorrentino: “I miei Papi sanno rinunciare al personalismo, non come i politici di oggi”

Il regista premio Oscar torna in tv a quasi quattro anni dalla prima volta.

pubblicato 5 Gennaio 2020 aggiornato 3 Febbraio 2021 13:27

A quattro mesi dall’anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia, dal 10 gennaio Paolo Sorrentino torna in esclusiva su Sky Atlantic e NOW TV grazie a The New Pope, serie originale Sky prodotta da The Apartment – Wildside, parte di Fremantle, scritta e diretta dal regista premio Oscar, a quasi quattro anni dall’acclamata prima stagione, The Young Pope, candidata a due Emmy Award.

Al fianco di Jude Law, confermatissimo nel cast, troviamo John Malkovich, oltre a Silvio Orlando, Javier Cámara, Cécile de France, Ludivine Sagnier e Maurizio Lombardi, Henry Goodman, Ulrich Thomsen, Mark Ivanir, Yuliya Snigir, Massimo Ghini e le guest star Sharon Stone e Marilyn Manson.

Nel 2016 avevamo lasciato Pio XIII in coma, ed è da questo punto che Sorrentino ha ripreso le redini della propria creatura, con il cardinal Voiello in grado di far salire al soglio pontificio Sir John Brannox, un aristocratico inglese moderato, affascinante e sofisticato che prende il nome di Giovanni Paolo III. Per il lancio della nuova stagione Sorrentino ha incontrato la stampa romana, sottolineando come abbia di fatto ‘inventato’ il Vaticano, perché impossibilitato a visitare le segrete stanze, affidandosi ai libri. Tra le novità di questa seconda stagione una sensualità ancor più marcata, con l’elemento sessuale che sin dalla sigla prende forza.

Il sesso c’è dappertutto, è notorio. Sarebbe ipocrita pensare che non ci sia anche in Vaticano. Fa parte della vita degli individui, partendo dal presupposto che è un racconto di finzione, il sesso non può che farne parte.

Dal punto di vista della scrittura, essendo Sorrentino sceneggiatore di tutte le sue opere, com’è cambiato l’approcio in ambito serialità televisiva, rispetto allo script di un film.

Dipende dallo sceneggiatore, io sono uno sceneggiatore che tende a scrivere più di quanto serva. Quando scrivo per i film mi trattengo, mentre quando scrivo una serie devo sforzarmi di aggiungere. Nel primo caso, invece, devo sforzarmi di tagliare. La mia misura ideale sarebbe un film di 3 ore e una serie di 5 ore. Ma i film durano invece tendenzialmente due ore e le serie 10 ore.

In questo The New Pope, sin dalla puntata, c’è molta più attualità rispetto alla precedente stagione. Una scelta voluta, da parte del regista: “L’esigenza nasce dal fatto che la prima serie aveva un Papa che predicava la chiusura, era necessario raccontare il Vaticano dall’interno, senza farlo interagire con l’esterno. Mentre in questo caso abbiamo un Papa che spalanca le porte all’esterno, dovendo così ricorrere all’attualità“. Un nuovo Papa che Sorrentino ha amato scrivere, per un motivo ben preciso.

Mi piace , mi commuove un uomo che rivendica il diritto al non farcela, il diritto alla fragilità. Credo che sia una cosa da cattolici, nel senso bello del termine. In questo nuovo Papa assistiamo al diritto di essere fragili, un Papa che riscuote un consenso enorme, perché stabilisce che la sua fragilità riguarda tutti noi. Al giorno d’oggi c’è bisogno di figure che possiamo stimare, che possiamo considerare autorevoli, che sappiano guidarci a questo diritto all’essere vulnerabili, fragili.

Il regista de La Grande Bellezza ha poi precisato cosa non lo interessi, nella scrittura di un’opera, ovvero “fare qualcosa che sia provocatorio, non voglio essere irriverente, trasgressivo. È un gioco troppo semplice, che si è fatto per troppo tempo. Un gioco antico e infantile, che non mi interessa“. In The New Pope si infrange un tabù, tanto televisivo quanto cinematografico, legato ad un potenziale attentato terroristico in Vaticano. Scene che Sorrentino ha girato senza alcun tipo di enfasi. Anche per un motivo specifico: “Non so fare le esplosioni, ci sono scene che so di non saper girare. Scene che non mi piacciono nemmeno tanto. Non mi sono posto problemi, è un tabù effettivamente. Ma nell’arte non ci dovrebbero essere cose che non si possono raccontare. È stato un modo per esorcizzarlo, per sperare che non capiti mai“.

Novità assoluta di questa seconda stagione, il 66enne John Malkovich, due volte nominato agli Oscar. Una presenza fondamentale, la sua, perché ha aiutato Sorrentino a migliorare la sceneggiatura finale.

Quando ho incontrato John Malkovich avevo iniziato a scrivere la serie ma non ero contento del risultato. Così ho preso delle cose proprio da lui, siamo stati una notte intera a parlare. È un parlatore importante, è molto affascinante questa sua ambiguità, questo modo di essere rassicurante. Un uomo ironico, ma anche molto serio, di un’eleganza naturale. Più lo vedevo e più capivo che la mia fantasia sul personaggio era debole.

Inevitabile una lettura finale sulla figura papale odierna, inserita all’interno della società che viviamo, con confronto diretto rispetto al mondo della politica.

Essendo i Papi anche dei politici, perché hanno una funzione politica, nel corso del racconto prendono consapevolezza del fatto che per il bene della Chiesa e dei fedeli si può prendere in considerazione la possibilità di fare un passo indietro. Sanno rinunciare al personalismo, alla voglia di esserci, sanno fare quello che i politici non sanno più fare. Rendersi conto che noi siamo più importanti di loro. Lo vediamo tutti i giorni, i politici si ostinano a rimanere anche quando tutto il mondo vorrebbe un loro passo indietro.

Un ruolo diverso, rispetto alla precedente stagione, viene dato alla figura femminile, essendo passati dalla figura della maternità del 2016 ad un erotismo più spinto, vicino al mondo delle suore. Scelta voluta e quasi obbligata, per Sorrentino:
C’è un tema assai importante legato alle suore, che premono sugli altri prelati per cercare maggiore parità. Sono sicuro che proprio questa sarà la prossima questione che esploderà dentro la Chiesa. È un processo irriversibile, così come è diventato irreversibile nel nostro quotidiano. Purtroppo il Vaticano è un mondo chiuso e molto maschile, quindi tutte le volte che ho potuto aggrapparmi al mondo femminile l’ho fatto“.

Ma vedremo mai una terza stagione televisiva, con un altro Papa mattatore? “Vediamo, chi lo sa. Non voglio dare risposte definitive“. Nel dubbio, The New Pope parte il 10 gennaio in esclusiva su Sky Atlantic e NOW TV, mentre martedì 7 gennaio alle 21.15 su Sky Cinema Due andrà in onda il documentario inedito “Il mondo di Sorrentino”, con una lunga intervista al regista Premio Oscar per scoprire i segreti del suo cinema, anche attraverso le parole di chi ha lavorato con lui, come Toni Servillo, il direttore della fotografia Luca Bigazzi, il montatore Cristiano Travaglioli e il suo produttore Nicola Giuliano.

Sky Atlantic