Vespa: “Sbagliai a dimettermi da direttore del Tg1. Il contratto di Berlusconi? Lo rifarei domani”
Bruno Vespa racconta a La mia passione le dimissioni da direttore del Tg1: “Fu un errore, avrei potuto ottenere il mondo. Non lavorai per un anno”. Su Porta a porta: “All’epoca la politica in tv era quella di Santoro, sangue e botte”
“Commisi l’errore di dimettermi, o comunque di dimettermi senza condizione. Avrei potuto ottenere il mondo”. Bruno Vespa si racconta a La mia passione e torna con la mente all’avventura come direttore del Tg1.
Il giornalista aquilano salì in sella nell’estate del 1990, mentre l’addio avvenne in modo turbolento nel febbraio del 1993. “Vuoi che quando i moderati della Dc perdono le elezioni, gli altri non si scoprano improvvisamente progressisti? Tutto il mondo è paese”, commenta sarcastico Vespa. “Non chiesi niente e mi fu ridotto addirittura lo stipendio. Rimasi un anno senza lavorare”. Quindi ricorda uno degli episodi più amari: “Fui l’unico testimone nel giorno degli attentati del 1993 a Roma. Chiamai il mio direttore, Albino Longhi, gli chiesi ‘posso fare un servizio?’. Mi rispose: ‘Sì, a patto che non si veda la tua faccia’. Questo era il clima”.
Salite e discese, delusioni e riscatti. Qualche anno dopo, infatti, sarebbe arrivato Porta a porta, programma che conduce da quasi un quarto di secolo. Le 2500 puntate si avvicinano, traguardo che nessuno in origine credeva sarebbe mai stato raggiunto.
“Il direttore di rete Brando Giordani ebbe l’idea delle porte, io invece inventai il nome. Erano tutti convinti che saremmo durati fino al mese di giugno. Avevano ragione. La politica in televisione all’epoca era quella di Santoro, sangue e botte. Io l’anti-Santoro? Forse sì. Ma erano programmi diversi come concezione della politica. Santoro sposava una tesi e la portava avanti, noi non sposavamo tesi, lasciavamo che emergessero le opinioni”.
Tra gli episodi indimenticabili c’è, inevitabilmente, la firma del contratto con gli italiani da parte di Silvio Berlusconi alla vigilia delle elezioni del 2001. Un colpo di teatro realizzato non senza difficoltà.
“L’idea del contratto fu del suo spin-doctor. Feci una fatica a convincere Berlusconi a farlo in seconda serata, lo convinsi a portarlo in Rai. Gli dissi ‘andrà su tutti i telegiornali’. Lo rifarei domani mattina. Tutti, tutti l’avrebbero voluto fare”.