Non è l’Arena, attore cinese va in giro a tossire per finta. Se la ‘psicosi coronavirus’ c’è, perché alimentarla?
Non è l’Arena confeziona un servizio in cui un attore cinese si spaccia per turista e va a tossire per finta nei bar e in metro, indossando anche la mascherina. Cecchi Paone: “Solidarietà a chi si è impaurito”. Se la psicosi c’è, perché gettare ulteriore benzina sul fuoco?
La psicosi del coronavirus c’è, allora perché alimentarla? Fa discutere il servizio trasmesso da Non è l’Arena nel quale un attore cinese è stato ingaggiato per andare in giro per Roma nelle vesti di turista a tossire per finta. Massimo Giletti lo ha definito “esperimento sociale”, ma il rischio originario di buttare benzina su un fuoco già abbondantemente acceso è stato confermato.
“Venerdì in riunione ho detto ai miei: ‘prendiamo una persona cinese e portiamola in giro a tossire in mezzo agli italiani’, per vedere le reazioni”, ha spiegato il conduttore. Una presentazione accolta dai sorrisi dei presenti in studio, fino a poco prima decisi nel condannare allarmismi e strumentalizzazioni.
I luoghi scelti erano ovviamente chiusi. Prima alcuni bar, poi addirittura la metropolitana, con l’attore che indossava ad intermittenza l’ormai richiestissima mascherina. Così, giusto per non passare inosservato.
Le reazioni, dicevamo. Quali reazioni avrà mai generato uno scherzo del genere? Nessuna vittima ha riempito di insulti il cinese, nessuna vittima lo ha redarguito. Qualcuno ha provveduto ad allontanarsi e per ottenere le prime reazioni si è dovuto attendere che il protagonista della gag fosse a debita distanza.
Nei giorni in cui una coppia di turisti cinesi è davvero risultata positiva al test, in cui il Consiglio dei Ministri ha confermato lo stato di emergenza per sei mesi, in cui sono stati sospesi i voli da e per la Cina, in cui un Boeing 767 dell’Aeronautica è partito per rimpatriare 56 italiani rimasti a Wuhan, città da cui è esplosa l’epidemia, si fatica a comprendere la reale missione del reportage.
“Volevo dare la mia solidarietà a chi si spostava o si è impaurito”, ha detto Alessandro Cecchi Paone al rientro in onda. “Pure io, che lavoro con la voce, mi alzo e mi copro se mi starnutisce e rischia di procurarmi il raffreddore”. Una ‘carezza’ che ha di fatto azzerato lo spirito combattivo del servizio. E forse il vero insegnamento è arrivato da una signora straniera, purtroppo anonima, interpellata in metropolitana: “Avere paura è peggio”. Appunto.