Coronavirus, le tv regolamentano le missioni dei reporter. Mentana critico: “Il giornalismo ha sempre dei rischi…”
Il racconto del Coronavirus porta i giornalisti ai margini delle zone rosse. Mentana ‘critico’: “Per fare giornalismo bisogna uscire dalla comfort zone”.
Mentre le tv seguono no-stop gli aggiornamenti sui focolai italiani del Coronavirus, anche avvicinandosi alle zone rosse dei paesi precauzionalmente messi in quarantena, le aziende mettono a punto regolamenti per tutelare la salute dei propri lavoratori. La Rai ha scelto di rendere pubbliche le direttive per la tutela della salute dei propri lavoratori. Pur facendo riferimento ai documenti reperibili esclusivamente sulla rete aziendale, Rai Place, la Rai specifica le indicazioni da seguire per chi opera nelle zone a rischio o proviene da quelle aree. Dal canto suo Mentana sembra invece critico sulle misure decise dall’azienda di Cairo tanto da dichiarare dal suo TgLa7 “capiamo fino a un certo punto, a dire il vero, le precauzioni che prendono nel loro interesse le aziende“. E partiamo proprio da Mentana.
Mentana critico sulle misure precauzionali per la stampa: “Le capiamo fino a un certo punto”
Mentre la Rai diffonde le proprie linee guida, nel corso del suo Tg Mentana fa riferimento alle norme previste ‘dalle tv’ con un piglio che sa di critica.
“E’ l’occasione per dire che le varie reti tv e tutto il mondo dell’informazione ha chiuso con un cordone la possibilità anche ai giornalisti e alle troupe la possibilità di entrare, per ragioni precauzionali ben comprensibili, nella zona del lodigiano. Permettetemi di dire che il nostro mestiere ha una percentuale di rischio per documentare quello che succede, quindi capiamo fino a un certo punto, a dire il vero, le precauzioni che prendono nel loro interesse le aziende, ma il giornalismo è fatto anche di uscite dalla zona di conforto e questa è un’occasione in cui non si può criminalizzare chi fa il proprio mestiere, con coraggio come è successo in queste ore”
dice il direttore a metà del suo speciale TgLa7 (e potete ascoltarlo cliccando sull’immagine d’apertura). Un’uscita piuttosto anomala che sembra far riferimento a qualche episodio specifico accaduto probabilmente proprio a La7, di cui però non conosciamo le linee guida. C’è forse stata qualche tensione tra l’Azienda e il direttore sull’opportunità di inviare troupe nelle zone a rischio? C’è per caso un precedente di questo tipo che ha stuzzicato la presa di posizione del direttore, che così potrebbe star difendendo chi nella redazione ha ‘spinto’ per documentare quel che accade nelle aree al momento più colpite? Non si sa. La sensazione, però, ad ascoltare il direttore è che non sia proprio d’accordo con le misure decise dalla rete. Ma è pur vero che con questo tipo di rischio non è solo la troupe a mettere a repentaglio la propria sicurezza: l’esposizione può creare problemi ai prossimi…
Rai, quarantena obbligatoria per chi è stato nelle zone a rischio
Intanto si seguono le linee guida del Ministero della Salute che prevedono che “chi ha avuto contatti stretti con un caso risultato positivo devono segnalarlo alle autorità sanitarie locali per attivare l’isolamento quarantenario obbligatorio”, mentre chi negli ultimi 14 giorni è stato nelle aree a rischio – per motivi personali o per missione – devono segnalarlo alle autorità sanitarie locali e alla Task Force aziendale per la cosiddetta ‘sorveglianza attiva’ con permanenza domiciliare fiduciaria. In pratica, i lavoratori che siano stati in zone a rischio (indicate con apposita lista sul portale aziendale continuamente aggiornata) non potranno raggiungere le sedi Rai e sono “invitati”, quindi non obbligati, a restare a casa e, là dove possibile, lavorare da remoto.
Chi vive nelle aree a rischio
I dipendenti che vivono nelle aree a rischio (al momento definite in diversi comuni della Lombardia, in un paio di comuni del Veneto, ma intanto sono stati individuati casi anche a Milano e Torino) sono tenuti a comunicarlo all’Azienda e “attenersi alle disposizioni emanate dal Ministero della Salute, anche in termini di astensione dall’attività lavorativa“.
Mascherine per i reporter
Per le trasferte in aree non a rischio (almeno al momento) si ribadiscono le generali norme precauzionali igienico-sanitarie (lavarsi le mani, in primis) e si fa sapere che nella Segreteria di Redazione della TGR in Corso Sempione a Milano e presso il Servizio Medico di Saxa Rubra a Roma sono disponibili mascherine, guanti e disinfettante per chi viene spedito in missione per la copertura informativa sull’emergenza coronavirus: per loro la Rai è in contatto con le Autorità sanitarie per definire ulteriori misure di prevenzione. Le missioni per la copertura informativa sono coordinate dalla task force.
Le precauzioni di Mediaset
Anche Mediaset ha divulgato una nota dopo che la Regione Lombardia ha ufficializzato la chiusura di scuole, università, esercizi pubblici, chiese per cercare di contenere il contagio.
“Anche in ottemperanza alle disposizioni della Regione Lombardia, Mediaset ha stabilito le nuove misure aziendali destinate a tutelare la salute e la sicurezza dei collaboratori e dei dipendenti dell’area lombarda del Gruppo. Da domani, lunedì 24 febbraio, tutte le attività saranno regolarmente funzionanti, assicurando ai lavoratori le tutele necessarie allo svolgimento delle proprie funzioni, anche con misure di smart working”.
Programmi tv senza pubblico
Intanto in seguito alle disposizioni regionali, il CPTv Rai di Milano ha disposto nel pomeriggio, intorno alle 15.00, la chiusura al pubblico degli studi tv. E così Che Tempo Che Fa è andato in onda con la platea vuota. Quelli che il Calcio, andato in onda senza calcio, era invece già on air quando è arrivata la disposizione dell’azienda.
Situazione analoga in alcuni studi Mediaset: senza pubblico Live – Non è la d’Urso e Le Iene Show, per la prima volta in 24 anni di storia.