Il battito d’ali di una libellula fatto di anima e di passione
Quando la regia stacca dal programma che dirige
Sembra possibile che la libellula si posi su di una foglia, dopo che ci è passata sopra per tutti quei giorni con quel battito d’ali cosi silenzioso e allo stesso tempo velocissimo, che lievemente sposta quel po’ d’aria senza dare nell’occhio. Bava di vento, calma, luci riflesse da gocce di rugiada e lei che vola fra l’acqua ed il cielo.
Quanto di quel battito d’ali si può trasferire in un programma televisivo? Come può essere importante in un programma tv qualcosa di invisibile ed impalpabile? Spesso e frequentemente tanto e può diventare tutto quando una trasmissione televisiva gioca a carte scoperte, senza bilanciare ciò che potrebbe funzionare con ciò che di artisticamente rilevante richiede dalla sua esistenza.
Ebbene tanto di questo è apparso pervicacemente in Skianto, un programma che, secondo le leggi di chi parla di tv senza farla, ha fatto flop ma che ha vissuto di un battito d’ali invisibile, come se ciò che voleva essere è stato indipendente da ciò che la tv moderna richiede.
Il nostro sguardo tattile si è voluto fermare sulla realizzazione televisiva di quel programma, sofisticatamente lieve e curata nei dettagli con anima e soprattutto con tanta passione.
Già la maledetta passione che è il motore vero di tutto ciò che di bello si muove sul pianeta azzurro. La passione di un regista, Giovanni Caccamo, che dalla cabina di regia di Non è l’arena, si catapulta in quella di un varietà televisivo, con una capacità visiva che va ben oltre ciò che il risultato degli ascolti ci dice.
In un varietà che voleva dire troppo, senza saper declinare gli argomenti in modo sinceramente attivo, non tutto va archiviato negativamente. L’occhio sincero di una libellula invernale, ha saputo catturare lo sguardo, donando un lieve, invisibile, ma tangibile refolo d’aria in una spesso e volentieri stantia regia televisiva, addormentata su se stessa, come il vento di in una gelida mattina di febbraio ghiaccerebbe lo sforzo di una libellula, cui l’unico torto è quello di gettare anima e passione nel suo amato lavoro, fregandosene delle regole di chi la tv crede di poterla giudicare, senza saperla fare.