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Caro Alberto ti scrivo. Quindici anni senza Castagna

Il 1° marzo 2005 moriva Alberto Castagna. L’annuncio dato durante la prima serata del Festival. Vita, successi, cadute e ritorni del dottor Stranamore

pubblicato 1 Marzo 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 05:37

Non occorre essere stati suoi fan per provare tenerezza di fronte al suo sguardo. Anzi, diciamocela tutta: Alberto Castagna magari proprio non ci piaceva, ma quella maledetta sera del primo marzo 2005 provammo ugualmente un grande dolore.

Serata di inizio del cinquantacinquesimo Festival di Sanremo, il primo di Paolo Bonolis. L’Italia si ferma, paralizza preoccupazioni e problemi per immergersi nella settimana sacra.

La notizia giunge all’improvviso, quando lo show è cominciato da circa un’ora e mezzo: “E’ morto Castagna”. I social ancora non ci sono e ad informare il grande pubblico è lo stesso Bonolis. Il conduttore attenderà un po’ prima di comunicare l’avvenimento, probabilmente per non creare contrasto con la divertente gag in corso con Michael Bublè. Decisione che genererà svariate (ed evitabili) polemiche.

Bonolis dà l’annuncio al rientro dalla pubblicità. L’Ariston si ferma, applaude, concede a Castagna l’ultimo omaggio. Per il Festival si tratterà del primo di una serie di ostacoli posti sul percorso della manifestazione, che culminerà con l’uccisione, tre giorni dopo, di Nicola Calipari.

Nato come giornalista del Tg2, Alberto mollò l’informazione per approdare a I fatti vostri, nella grande famiglia di Michele Guardì. Immediato fu il salto a Mediaset dove nel 1994 lanciò la trasmissione che lo avrebbe consacrato: Stranamore.

Con pulmino ‘ griffato’, zuccotto in testa e baffetto ammiccante, Castagna percorse l’Italia in lungo e in largo. I videomessaggi li consegnava di persona, citofonando ai destinatari dell’appello, mentre in studio All you need is love divenne di diritto il tratto distintivo del programma.

Quattro anni filati, fino all’aneurisma all’aorta che lo colpì nel 1998. Castagna subì due interventi chirurgici e trascorse otto mesi in ospedale. A fermarsi fu pure Stranamore, con Mediaset che lo attese per tre anni.

Il 22 aprile 2001 il suo rientro si trasformò in un evento: 10 milioni di spettatori, 40% di share. Ad applaudirlo, tra i tanti, Piersilvio Berlusconi, Enrico Mentana, Maurizio Costanzo, Maria De Filippi, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Lui non trattenne le lacrime.

“Quando ero ragazzino mio padre mi insegnava ad andare a cavallo e quando cadevo mi faceva subito risalire, per evitare che la paura mi bloccasse. Oggi io torno in sella”.

La voce non era più la stessa e non la sarebbe più stata. L’ironia, invece, sì: “Non vi chiederò più se avete problemi di cuore”.

Castagna era cambiato, la televisione anche. Passato il clamore iniziale, Stranamore inaugurò la sua parabola discendente che venne sancita dal trasloco su Rete 4. Sulla stessa rete, nell’autunno 2004, andò in onda Cosa non farei. Un flop.

Alberto, che aveva scalato l’Everest superando malanni e complesse operazioni, se ne andò a causa di una emorragia interna. Una beffa ingiusta, alla quale ne seguirà un’altra: passeranno altri sette anni e il primo marzo diventerà – per i media – il giorno della morte di Lucio Dalla. I riflettori spostati altrove, come quella maledetta sera di marzo del 2005.