Home La tv ai tempi del Coronavirus un mese dopo: come ti risolvo la trasmissione

La tv ai tempi del Coronavirus un mese dopo: come ti risolvo la trasmissione

Come si comporta in seguito alle misure restrittive decise dalle rispettive aziende televisive.

pubblicato 23 Marzo 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 04:22

Ci colleghiamo con…“. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Potremo citare decine, ma che dire, centinaia di trasmissioni che almeno una volta dalla loro messa in onda ne hanno fatto uso e abuso. Bene, ora pensiamo alla situazione che stiamo vivendo nel nostro paese – anche se spesso ci pensiamo pure troppo -.

Si dice anche che il piccolo schermo sta sempre al passo coi tempi. Certo, magari per una nuova moda o un format che ha trovato il suo successo e la sua affermazione, ma in questa circostanza che stiamo documentando, analizzando, aggiornando e riaggiornando dal punto di vista comunicativo è come vedere quella scatola alla sua ennesima prova del nove.

In fondo va così: la tv se ne sta in panciolle per anni mandando avanti i suoi soliti regolari palinsesti, ma quando arriva una notizia di portata eccezionale viene scossa facendo saltare schemi, programmazioni. Tutto quello che è stato costruito (chissà per quante ore, giorni e settimane) viene fermato, congelato, sospeso, immortalato a quell’istante. E poi? Sì, ci pensa l’informazione a dirci cosa accade ma le trasmissioni collaterali non possono mica far finta di nulla.

L’emergenza Coronavirus trasforma tutto: cambia le abitudini, sconvolge la normalità, mette a dura prova anche la televisione e con essa accentua il modo di comunicare, di informare e di intrattenere. Questo preambolo è necessario per arrivare al punto nevralgico: la tv al tempo del Coronavirus. Facciamo un passo indietro: quando un mese fa esatto, il 23 febbraio 2020, Che tempo che fa e Live non è la d’Urso sono state le prime trasmissioni a non avere il pubblico in studio in accordo con l’azienda, nessuno poteva immaginare che 4 settimane dopo la situazione si sarebbe ridotta a questo punto. Ma – in effetti – che qualcosa stava per cambiare era nell’aria.

Nei giorni a seguire sappiamo com’è andata a finire: Rai, Mediaset, così come La7 e i programmi Discovery hanno apportato le stesse profonde modifiche, fino a sottrarre persino il personale tecnico e le squadre autoriali per evitare gli assembramenti nei luoghi di lavoro e, non ultimo, limitare e (in certi casi) abolire momentaneamente gli ospiti in studio. Una limitazione nonché perdita importante per determinati contenitori che durano 2/3, persino 5 ore a puntata e allora come aggrapparsi ad una mano? Facendo affidamento alla comunicazione più basilare dei nostri tempi: i social.

Skype e FaceTime, le piattaforme che offrono il servizio di video chiamata tra un utente e l’altro. Due realtà che, simbolicamente, in primis oggi fanno sentire le persone più vicine e in secondo luogo stanno salvando la televisione dal nulla cosmico. Un punto è chiaro: mai come ora i due servizi sono diventati le ancore di salvezza dei programmi di infotainment, i talk show e quindi l’intrattenimento in diretta. Gli ospiti in collegamento si mettono in fila, attendono il loro turno da casa loro, pazienza se l’inquadratura non è perfetta o se l’illuminazione non è quella di un riflettore di uno studio. La voce c’è, il racconto pure. Si riscopre il dialogo non urlato, non accavallato ma ponderato, ragionato.

La regia diventa un mosaico di facce, internet sempre più un filo conduttore dei collegamenti nella speranza i temutissimi intoppi tecnici non rovinino nulla, come in realtà è già accaduto al 90% delle trasmissioni in queste settimane. Audio che va e viene, immagini che si bloccano, ritardi, chiamate a comparsa in diretta, pasticci e sporcature che però non devono far pensare “Ma hanno mai usato un computer?” piuttosto rendiamoci conto che anche dietro quegli inciampi, quei problemi tecnici, quell’uso spropositato di una montagna di connessioni, c’è un lavoro forsennato per offrire al pubblico un servizio che possa allietare, intrattenere, raccontare e informare tempestivamente. Pensiamo che non è affatto semplice gestire anche solo 60 minuti di approfondimento, figuriamoci cinque ore.

Skype e Facetime stanno salvando la tv come l’ultima spiaggia, due social ‘facce’ di una trasmissione risolta minuto per minuto. E se lo spettacolo deve andare avanti per esigenze aziendali anche in queste condizioni proibitive, qualcuno lo deve pur fare. Grazie a chi lo sta rendendo possibile, con le unghie e con i denti.

Rai 1