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Space Force su Netflix, la recensione: Carell e Daniels di nuovo insieme dopo The Office

La recensione di Space Force, la serie tv di Netflix creata da Greg Daniels e Steve Carell quest’ultimo anche nei panni del protagonista, un pilota dell’Aeronatica che riceve l’incarico di guidare una nuova branca delle Forze Armate statunitensi che punta al dominio dello spazio

pubblicato 28 Maggio 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 01:24

Steve Carell è tornato alla comedy per il piccolo schermo, dopo averla temporaneamente abbandonata prima per il cinema e poi per il drama contemporaneo di The Morning Show. Ma in Space Force, la nuova serie tv di Netflix disponibile da domani, venerdì 29 maggio 2020, l’attore statunitense non solo ripropone la sua verve comica, ma lo fa con una sua conoscenza di vecchia data, quel Greg Daniels a cui si deve l’adattamento Made in Usa di The Office, che lanciò la carriera proprio di Carell.

La Forza armata spaziale che punta alla luna

E proprio come The Office, Space Force si presenta come workplace comedy, ovvero una commedia ambientata in un ambiente lavorativo. La particolarità rispetto alle altre serie del genere, però, è che in questo caso la location è nientemeno che una nuova sede militare voluta dal Governo americano (il cui Presidente non viene mai citato apertamente, ma tramite i suoi insoliti tweet) dove trova posto la nuova sesta branca delle Forze armate, appunto la Space Force.

Per guidare la Space Force viene chiamato il generale Mark R. Naird (Carell), pilota decorato con quattro stelle il cui sogno sarebbe quello di andare all’Aeronautica; invece, gli viene assegnato un compito del tutto inedito ed arduo: gestire da parte dell’America il dominio dello spazio e, soprattutto, lavorare affinché l’uomo torni sulla Luna.

Si trasferisce così con la moglie Maggie (Lisa Kudrow) e la figlia Erin (Diana Silvers) in una base isolata dal resto del mondo in Colorado. La scarsa competenza in materia scientifica di Mark viene colmata dal Dr. Adrian Mallory (John Malkovich), ma non per questo Mark non cercherà di imporre la sua visione su come si devono affrontare problemi e ricercare soluzioni.

La necessità di portare a termine gli obiettivi che gli sono stati chiesti ed i problemi all’interno della sua famiglia, con una figlia che non ne voleva sapere di trasferirsi e che a fatica cerca di integrarsi, mettono Mark sempre in stato di allerta e tensione, consapevole che gestire la Space Force è sì una missione faticosa, ma anche unica nel suo genere.

Space Force! Non è The Office

Poteva una coppia che in passato ci ha regalato una delle workplace comedy più divertenti della tv americana bissare quel successo? Space Force, in realtà, in comune con The Office non ha molto, eccezione fatta per Daniels e Carell, quest’ultimo ora anche alla scrittura.

Per il resto, quello che Netflix ha chiesto al duo non è stato, ovviamente, di realizzare un The Office 2.0, ma piuttosto (e giustamente) di rileggere il genere workplace comedy in un modo che altrove sarebbe stato difficile pensare. Ed, in effetti, la prima caratteristica a colpire in Space Force è il grosso sforzo produttivo: location ed effetti speciali alzano l’asticella del genere e si possono considerare all’altezza dell’idea che Carell e Daniels avevano in mente.

Grande attenzione anche verso il cast: a spiccare, soprattutto, Malkovich che, se ad inizio anno abbiamo visto come New Pope, ora diventa perfetto contraltare del protagonista, mente geniale ma un po’ folle che rischia, a volte, di rubare la scena al Naird di Carell. Da notare anche la presenza di Noah Emmerich, nei panni di Kick Grabaston, nemesi del protagonista, di Jane Lynch e di Fred Willard, nel suo ultimo ruolo prima della scomparsa, avvenuta a metà mese. Presente anche Lisa Kudrow, ma alla Phoebe di Friends, ahimè, non viene dato lo spazio necessario per riuscire ad esprimere la sua vis comica.

Una missione impossibile?

Ma, come ben sappiamo, non bastano tutti questi sforzi per rendere una serie tv godibile al 100%. Ancor di più, se la serie in questione si propone come comedy e, quindi, deve avere l’obiettivo primario di far ridere il pubblico. Daniels è esperto nel campo e sa come lavorarsi gli spettatori, ma Space Force, proprio in virtù della sua conformazione, parte un po’ a fatica.

Workplace comedy non vuol dire sit-com: sebbene entrambi i generi puntino a scatenare le risate del pubblico, la seconda cerca la risata più immediata, mentre la prima ambisce ad un umorismo più ricercato. Space Force non fa eccezione, mostrando alcune scene decisamente riuscite, mentre altre non riescono a trovare la giusta alchimia.

Al netto di ciò, però, si vede che Carell e Daniels hanno costruito un mondo da cui le idee che possono scaturire potranno essere davvero numerose. Se riusciranno a sfruttare per bene quanto creato ma anche a non dimenticarsi del nocciolo vero della comedy, ovvero dell’intrattenimento che deve saper guardare oltre le apparenze, la missione sarà riuscita; ed andare sulla Luna sarà una passeggiata che ci gusteremo volentieri.

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