Michele Bravi: la tv che dà, la tv che toglie
Michele Bravi, una corsa sulle montagne russe in diretta tv: sette anni di successi, musica, crolli e rinascite. E si ritorna sempre lì
The show must go on. Quante volte abbiamo sentito queste parole, a volte usate per occupare un tempo morto dopo un imprevisto, a volte per sbrogliarsi dall’imbarazzo di dover proseguire con una diretta in un momento inopportuno. Lo spettacolo va avanti, deve, ma lascia spesso dietro di sé uno strascico di delusioni, di ferite, di telefonate che non arrivano mai. Lo sanno bene gli artisti dell’industria dei talent, che propone al pubblico decine di voci e volti diversi ogni anno, chiamati talvolta a sostituire banalmente quelli della stagione precedente. Niente di nuovo, la macchina si è smascherata da sé già dai primi esperimenti. Rimane chi resiste, resiste chi rimane e cerca di vendersi al meglio, coordinando logiche di mercato e la propria genuinità.
Capita che un talent lo vinci pure, sei amato e apprezzato dal pubblico e dagli artisti che fino a poche settimane prima ascoltavi con le cuffie in autobus. Ma sei piccolo, sprovveduto, ingenuo e i riflettori si spengono di colpo. È quello che accade a Michele Bravi, campione della settima edizione di X Factor ad appena 19 anni. La vita e la felicità, l’inedito che lo lancia dalle radio, scritto da Tiziano Ferro e Zibba, dal titolo crudelmente profetico. Un anno e il declino, fino a quello che credi il punto di arresto del ciclo di vita. Un’obsolescenza programmata per i vent’anni, “Michele, non piangere, accetta che sei morto, che sei finito” gli comunica lo staff. Alla richiesta formale che segna la scomparsa artistica, lo sbarco sui social. YouTube lo riconsegna al pubblico. Si riscopre narratore, inventore, creativo videomaker ed amplia il fandom.
Poi l’occasione di Sanremo, Il diario degli errori e un quarto posto nella classifica finale. L’industria che lo aveva tradito lo accoglie di nuovo e lo rilancia: ospitate, interviste, collaborazioni di successo, fiction. Ma se gli errori raccolti in quel diario prendono quota e da canto diventano tragedia, il baratro è a un passo, di nuovo. The show must go off, contro ogni luogo comune. Come in una sinusoide che intreccia il destino dell’uomo e dell’artista, Michele Bravi sceglie di congelare ogni progetto e di ritirarsi dalle scene dopo l’incidente che lo vede ora imputato a processo. La televisione, madre e matrigna, rispetta la decisione e non specula sul dramma. Anzi, gli allunga una mano nel momento in cui percepisce la necessità di uscire dal silenzio. E la mano gliela porge sotto la forma di Maria De Filippi, allegoria di quella fabbrica sempre in movimento, che lo chiama a partecipare ad Amici Speciali, spin off del talent show di Canale 5 dedicato a cantanti e ballerini già noti.
“Sei stata la prima persona che mi ha chiesto di cantare quando tutti gli altri insistevano a chiedermi come stavo“, confessa Michele Bravi alla conduttrice nella semifinale della trasmissione, andata in onda venerdì scorso, durante la quale si aggiudica un posto nella puntata finale. Ora i bookmaker lo danno per vincitore dell’edizione, con un posto nel cast della prossima edizione del talent show nell’aria. The show must go on, e non è incontrollabile e ossessiva dipendenza da telecamera. È tornare al luogo naturale che ti ha forgiato dall’inizio della carriera: cantante sì, con papà spartito e mamma tv. Un caso di specie, sia chiaro.