Appena iniziano a scorrere i titoli di coda è tutta un’altra storia. Verrebbe da pensarlo se si guarda Quarta Repubblica, con Nicola Porro lasciato a gestire lo studio con solo due ospiti alla volta e con tutti gli altri in collegamento.
Effetti del coronavirus, che ha imposto il distanziamento tra gli interlocutori, oltre a privare da mesi gli studi televisivi del calore e degli effetti scenografici del pubblico. Insomma, spalti vuoti, poche sedie e ampio potere ai ledwall, chiamati ad accogliere gli interventi di chi è costretto a rimanere a casa.
Ma, come detto, congedati gli spettatori, sembrano saltare un po’ le regole. Come quella del distacco fisico. Porro, che in diretta saluta i presenti come le nuove disposizioni impongono, si avvicina a loro una volta che le luci si abbassano e la diretta si conclude. Peccato però che le telecamere rimangano accese ancora per un po’, offrendo un campo largo eloquente. E così, al termine di ogni puntata, capita di frequente che il padrone di casa si intrattenga con gli ospiti, scambiando qualche battuta e creando una sorta di ‘mini-affollamento’.
Da qualche settimana i talk sono pieni di servizi dedicati ai trasgressori e utili a scovare furbetti che effettuano assembramenti senza il benché minimo dispositivo di protezione. Per onestà di cronaca va detto che Porro non rientra nella categoria dei moralizzatori, essendo al contrario strenue difensore della movida e allergico alle severe direttive giunte negli ultimi mesi dal governo. Senza dimenticare i controlli minuziosi effettuati all’ingresso degli studi Mediaset a tutti i partecipanti.
Stona tuttavia l’idea di ‘un liberi tutti’ alla prima occasione utile. Perché a volte la forma serve ad assicurare peso alla sostanza.