Claudio Lippi: “Prova del cuoco programma storico, la Rai rifletta prima di chiuderlo. Con la Gialappa’s avrei proseguito a vita”
Claudio Lippi si confessa a Tv Blog: “La Prova del cuoco è un programma storico, se venisse cancellato si dovrebbe spiegare il perché. Sarei rimasto a Mai dire gol a vita, ma la Gialappa’s temeva la routine”. Su Buona Domenica: “Furono anni entusiasmanti, il Gf segnò un cambio di linguaggio”.
“Nei mesi del lockdown in tv è mancata la leggerezza”. Claudio Lippi torna con la mente ai momenti più complicati di questa emergenza sanitaria, rimarcando l’assenza di programmi dedicati all’intrattenimento e al disimpegno.
A fermarsi ai box è stata, inevitabilmente, anche La prova del cuoco, danneggiata dalle limitazioni imposte dalle disposizioni anti-coronavirus. “Siamo stati penalizzati dal fatto che le regole comportamentali sul distanziamento non consentivano di realizzare una trasmissione in cui c’erano dei cuochi”, confessa a Tv Blog. “Sarebbero dovuti arrivare da fuori regione, senza dimenticare la necessaria presenza del personale per la pulizia costante delle cucine. Insomma, una serie di esigenze ha reso tutto più difficile. La domanda sullo stop è tuttavia legittima, non sono un dirigente e non mi permetto di criticare le scelte, ma non so perché non si è pensato di andare in onda magari con delle repliche di questa stagione o del passato”.
Il tempo passato a casa ha comunque consentito a Lippi di reinventarsi. Perché se si inciampa in crisi del genere, le strade percorribili sono due: “O si molla e ci si lascia dominare dalla negatività, oppure si dà aria al cervello. Ho optato per la seconda via”. Ecco allora l’avvicinamento al mondo dei social attraverso il lancio di un canale multitematico – Tuby Tv – distribuito attraverso Facebook e Youtube e veicolato pure su Tik Tok e Instagram.
“Non intendo fare il giovinetto, mi considero però una persona curiosa. Voglio capire se il linguaggio imparato in cinquant’anni di televisione può essere traslato altrove. A 75 anni mi sono ritrovato ad avere nuove energie”.
Il ritorno a La prova del cuoco, al fianco di Elisa Isoardi, è avvenuto solo lo scorso 25 maggio. Un rientro che potrebbe interrompersi definitivamente al termine di questa stagione, con il cooking show che sarebbe avviato verso un clamoroso congedo.
“Non ho ricevuto notizie in merito, né dalla rete, né dalla produzione. Qualora si decidesse di chiuderlo, inviterei a riflettere bene, a prescindere dagli eventuali conduttori futuri. Mi sono trovato molto bene con Elisa, così come mi trovai bene con la Clerici. E’ un programma storico che sta per compiere vent’anni. Se venisse cancellato, si dovrebbe spiegare il perché. Ci sono tante trasmissioni che durano nel tempo, un po’ per pigrizia, un po’ per assenza di coraggio, ma assumono un significato particolare per gli spettatori”.
Specializzato in ingressi in corsa, avvenne anche con Mai dire gol.
“Arrivai per caso. Ero passato a salutare la Gialappa’s Band e trovai un ambiente isterico. Avevano litigato con Teocoli, la Ventura piangeva e mancava un’ora alla registrazione della puntata che poi sarebbe stata trasmessa la sera in differita. ‘La conduci tu’, mi dissero. ‘Non scherzate, ero qui solo per conoscervi’, risposi. Da lì cominciò tutto”.
Si rivelò un successo incredibile.
“Il merito fu della genialità di quel trio, che aveva compattezza e lucidità nel portare avanti la propria missione. Io non partecipavo alle riunioni, non ero richiesto. Ci andavo per curiosità, ma mi invitavano a non presenziare”.
Come mai?
“Non sapere nulla mi avrebbe consentito di reagire istintivamente alle loro provocazioni. Era il bello del mio ruolo, a me congeniale. Andavo avanti qualsiasi cosa succedesse nella perfetta applicazione del ‘the show must go on’ che imparai da Bongiorno. Mike non si fermava nemmeno davanti ad uno svenimento. Subivo qualsiasi cosa, ma non mi bloccavo. La cosa mi divertiva, avevo la capacità di non farmi turbare da nulla”.
L’avventura a Mai dire gol durò due anni e mezzo, dal 1995 al 1997. Come mai non proseguì?
“Credo che la Gialappa’s fosse spaventata dal rischio della routine. Ci rimasi male e chiesi spiegazioni. Loro finché hanno potuto hanno sempre tentato di inseguire le novità, probabilmente temevano la ripetitività e a malincuore hanno portato avanti una loro convinzione. Io avrei continuato a vita, la prima puntata con me fece quasi il doppio di ascolto dell’ultima di Teocoli. Ma anche tutte le altre ebbero un successo clamoroso”.
In quel periodo era anche nel cast fisso di Buona Domenica.
“Furono anni entusiasmanti. Partivamo alle 2 e salutavamo alle 8 di sera. Erano sei ore di diretta, faticosissime. Il programma girava attorno ad un cambio di ritmo continuo. Per un periodo con noi ci fu Fiorello, era incontenibile, facevamo di tutto”.
Paola Barale di recente ha spiegato che lo show cambiò pelle quando cominciò ad ospitare i concorrenti eliminati dal Grande Fratello. E’ una ricostruzione che la trova d’accordo?
“Nel 2000 il Grande Fratello segnò un cambio di linguaggio più o meno accettabile. Maurizio (Costanzo, ndr) non era così propenso a farlo diventare un elemento del programma, si trattò di un’indicazione dei vertici alla quale si attenne. Mandava avanti gli altri, certi spazi non erano gestiti del tutto da lui. Si era creato oggettivamente un fenomeno popolare che trasformava in divi persino personaggi che erano stati nella casa per una settimana”.
Restò nel cast anche quando Costanzo cedette il testimone a Paola Perego. Ma poi abbandonò polemicamente criticando una certa deriva trash.
“Fu un attacco ‘celentanesco’. Mi ritrovai in un grosso equivoco; ero abituato agli anni con Costanzo, invece quel nuovo progetto aveva altre caratteristiche. Non mi ci riconoscevo. In modo istintivo affermai che non mi sentivo adeguato alla loro versione editoriale e rinunciai. Ne scaturì una polemica che ho pagato per anni. Ancora oggi in alcuni ambienti si pensa purtroppo ad un Lippi dagli atteggiamenti inadeguati”.
Le ultime edizioni di Costanzo non erano state migliori, le rinfacciò qualcuno.
“Erano il frutto della trasformazione portata dal Gf. C’era un’aria di leggero involgarimento che Costanzo accettò per scrupolo aziendale. Maurizio presenziava pochissimo, come me che in una stagione fui proprio assente, visto che partecipai alla Domenica In di Bonolis”.
Come fu quell’esperienza?
“Paolo è un uomo intelligente ed accentratore. In quell’edizione mi trasformai in una sorta di figurante. Eravamo in venti, ognuno rappresentante di una squadra di calcio della serie A. Gli spazi man mano si riducevano. Mi sentivo trascurato, ne parlammo e riconobbe che l’intenzione originaria si era persa per strada. Fu una mia piccola sofferenza, ma il programma andò bene”.
Non tutti ricordano che fu per breve tempo conduttore di Passaparola al posto di Gerry Scotti. Si divertì?
“Moltissimo, era un gioco vivace. Feci sei mesi, come concordato. Poi ritornò Gerry”.
E’ vero che inizialmente si era ipotizzato ad una rotazione dei conduttori, sulla scia del fortunato esperimento di Luna Park?
“Confermo, ci sarebbe dovuta essere un’alternanza. Sarei dovuto tornare e non sono più rientrato. Evidentemente era complesso pensare ad un cambio che portava con sé una mutazione delle caratteristiche del programma, dovuta ai diversi approcci dei presentatori”.
Tacchi a spillo nel 2001 fu invece un flop. Lo show, dedicato al mondo delle drag-queen, venne sospeso dopo quattro puntate. Se ne pentì?
“Per fortuna lo sospesero! Proseguire sarebbe stata una tragedia. Era un programma difficile, che rifarei nei tempi giusti. Andò in onda poco dopo l’attacco alle Torri Gemelle, il clima generale non era quello ideale. C’era una ferita non cicatrizzata e noi proponevamo il ragioniere vestito da Marilyn Monroe. Si voleva sdoganare il travestimento in un Paese che, oltretutto, vent’anni fa non era così evoluto. Tempi e contenuti non furono azzeccati”.
Per anni è stato giurato a Tale e Quale e in una edizione partecipò come concorrente. Dopo otto anni lo reputa un format usurato?
“Carlo Conti ha autori preparati a rinnovare lo show, qualora servisse. La formula potrebbe diventare logora perché sono sempre meno i vip capaci di fare spettacolo nel reinventarsi. Qualche volta è capitato che presentassero come vip personaggi che non conoscevo, per capire chi fossero ho dovuto consultare Google. C’era nell’aria la volontà di realizzare un Tale e Quale Nip, credo darebbe un po’ di respiro al format. Carlo sa bene quello che fa, mi sono sempre trovato alla grande con lui. Anzi, mi sarebbe piaciuto far parte di una delle squadre di Top 10, il suo nuovo programma estivo”.