Rai, il testo della policy sul conflitto d’interessi: c’è la possibilità di deroghe da parte dell’AD con il sostegno di 5 consiglieri su 7
Diffuso il testo della nuova policy aziendale approvata dalla tv pubblica sugli agenti, artisti e produttori
La nuova policy adottata dalla Rai a seguito della risoluzione della Commissione di vigilanza che mette delle regole ben precise circa il conflitto di interessi fra agenti, produttori ed artisti che operano nella televisione di Stato è stata approvata i giorni scorsi, anche con molte polemiche e prese di posizioni diametralmente opposte a seconda dalla parte in causa che leggeva tale provvedimento. Ma in realtà ci sarebbe un dettaglio piuttosto importante riferito oggi pomeriggio dall’ADN Kronos che ha potuto leggere l’intero provvedimento. Esisterebbe infatti anche la possibilità di derogare a questa nuova regola qualora lo ritenga opportuno su singoli casi l’AD con il sostegno di almeno 5 consiglieri di amministrazione su 7.
Insomma, verrebbe da dire con un termine facile e largo, fatta la legge trovato l’inganno. Tutto questo sarebbe scritto nel testo approvato dal CDA Rai del 17 giugno, che però non è stato ancora trasmesso alla Commissione di vigilanza. A questo proposito, poco dopo che l’ADN Kronos ha dato notizia di questo “dettaglio”, il Presidente della Commissione Alberto Barachini ha convocato l’AD Rai Fabrizio Salini proprio per essere informato di quanto emerso oggi riguardo il testo approvato sulla policy agenti e star.
Lo stato di attuazione da parte della Rai degli atti di indirizzo approvati dalla Commissione di vigilanza sarà il tema centrale dell’audizione di Salini in programma a San Macuto mercoledì 8 luglio 2020. Sempre dal documento approvato dal CDA Rai del 17 giugno ultimo scorso si evince che queste nuove regole “entreranno in vigore decorsi 90 giorni dall’approvazione delle stesse da parte del Consiglio di amministrazione”, quindi dopo l’approvazione dei palinsesti autunnali della tv pubblica che dovrebbero essere licenziati nella seduta prossima ventura del CDA prevista per il 6 di luglio.
Sempre dal documento rivelato dall’ADN Kronos si evince che tali risoluzioni “non trovano applicazione per le iniziative editoriali già approvate alla data di entrata in vigore, il cui sviluppo non potrà avere in ogni caso un arco temporale pluriennale, nonché per i contratti già perfezionati e in corso di esecuzione”. La Rai “si impegna a evitare che i Produttori Partecipati (e cioè il Produttore la cui compagine societaria sia partecipata da Agenti e/o Artisti), nel realizzare opere televisive e multimediali del genere intrattenimento in coproduzione o appalto per Rai, prevedano l’utilizzo nelle stesse di Artisti rappresentati dai propri Agenti Partecipanti (l’Agente che partecipa alla compagine societaria di un Produttore). La Rai si impegna, inoltre, a evitare che i Produttori Partecipati – nel realizzare opere televisive e multimediali del genere intrattenimento in coproduzione o appalto per Rai – prevedano l’utilizzo nelle stesse dei propri Artisti Partecipanti”.
A tutto questo però, come detto, si potrebbe procedere a deroghe decise dall’AD con il sostegno di 5 consiglieri su 7 e su cui Alberto Barachini vuole delucidazioni nell’audizione del prossimo 8 luglio. Intanto arriva anche la dichiarazione di Michele Anzaldi, membro della Commissione di Vigilanza Rai :
Se il testo anticipato ai media delle policy sui conflitti di interessi di conduttori e agenti in Rai rispondesse al vero, saremmo di fronte ad un gravissimo schiaffo al Parlamento, all’arroganza senza fine di questi vertici Rai che si permettono addirittura di derogare ad un preciso atto parlamentare, votato all’unanimità da ben due legislature e la cui applicazione è stata sollecitata persino dall’Agcom. I presidenti delle Camere Fico e Casellati valutino come intervenire per tutelare le Camere e l’Agcom richiami il servizio pubblico ai suoi doveri.
Quando mai un’azienda pubblica può decidere di annullare, a maggioranza, una risoluzione parlamentare? Il Parlamento è il massimo organo democratico, fa le leggi e rappresenta gli italiani: quale azienda pubblica si permetterebbe di decidere a maggioranza se applicare o meno una legge? Ed è ancora più inaccettabile che l’applicazione del regolamento, seppur derogabile, sia comunque rinviato ai palinsesti del prossimo anno. Ovvero 4 anni dopo l’approvazione in Parlamento. E’ evidente che la situazione in Rai è fuori totalmente controllo, a Viale Mazzini si assiste ad un delirio di onnipotenza con i soldi degli italiani, usati per garantirsi privilegi e rendite di posizione. Quando abbiamo iniziato a lavorare a questa risoluzione nella passata legislatura, insieme ai colleghi Fico, Peluffo, Nesci, Liuzzi, sapevamo che stavamo toccando l’ingiusto eldorado di pochi privilegiati, proprio per questo siamo riusciti ad approvare l’atto di indirizzo all’unanimità, caso senza precedenti, unanimità ribadita anche in questa legislatura. Ora l’amministratore delegato Salini e il Cda si permettono addirittura di decidere loro se e quando applicare un preciso ordine parlamentare, dopo che per 3 anni la Rai ha fatto ostruzionismo in ogni modo. Ora i presidenti delle Camere devono farsi sentire.