Cosa penserebbe Alexandre Dumas delle innumerevoli trasposizioni televisive e cinematografiche di una delle sue opere più famose? Non possiamo rispondere a questa domanda, ma possiamo dire che nel cast della nuova versione di Rai 1 de Il Conte di Montecristo lo sforzo per non deluderne l’autore è stato fatto, e si nota.
La recensione de Il Conte di Montecristo
L’opera originale uscì a puntate, in Francia, sul Journal des débats dal 1844 al 1846, in tre parti. Un romanzo “seriale”, che ci fa capire come la sua struttura sia più che adatta a un racconto televisivo. Perché la saga di Edmond Dantés ha da subito colpito per il suo sviluppo, partendo dagli abissi della disperazione fino a giungere all’apice della vendetta a una risoluzione “a sorpresa” della stessa.
Il Conte di Montecristo co-prodotto da Italia e Francia resta il più fedele possibile all’opera trasformando in immagini ciò che Dumas aveva scritto: forte di un impegno non indifferente dal punto di vista produttivo, la serie in otto episodi ha dalla sua una forza visiva ed un fascino delle location che contribuiscono non poco al fascino suscitato dal prodotto finale.
Certo, però, bisogna tenere conto anche dei nuovi gusti del pubblico, e che la fedeltà alla fonte originale non può bastare: la versione 2025 di Montecristo deve quindi appoggiarsi anche ad altri fattori, tra cui il fascino e l’empatia che il personaggio deve suscitare tra chi segue la serie.
È soprattutto la seconda a diventare la nuova chiave di lettura dell’opera: se in precedenza la storia di Edmond Dantés era letta nell’ottica esclusiva del suo percorso verso il riscatto e la vendetta, ora questo non basta. Serve, in altre parole, che ne siano comprese anche le mosse, che si scavi dentro i sentimenti dei telespettatori per motivare ogni gesto. E per farlo, la forma seriale si rivela perfetta.
Il Conte di Montecristo di Rai 1 e RaiPlay è una vendetta che viene cotta lentamente, e con essa la storia stessa viene cucinata a fuoco basso, senza exploit o sorprese in stile cliffhanger. La sua visione richiede una pazienza e una necessità di comprensione che ormai sono difficili da trovare in un mondo in cui domina l’algoritmo. Ma non ci si può fare nulla: è la natura del racconto di Dumas a chiederlo.
Questa nuova versione italo-francese non fa altro che assecondare questa necessità e portare al pubblico una storia d’altri tempi eppure ancora oggi capace di farti restare davanti allo schermo per riscoprirla. E questo, Alexandre Dumas lo sapeva benissimo.