M – Il figlio del secolo, Luca Marinelli “Joe Wright ha capito l’importanza delle sfumature dialettali per il personaggio”
La serie tv in 8 puntate è disponibile dal 10 gennaio su Sky e NOW
M-Il Figlio del Secolo è la serie tv che racconta la nascita dei Fasci di combattimento, l’ascesa di Benito Mussolini fino al famigerato discorso al Parlamento del 1925 dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti. Oltre alla mano degli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino che hanno rielaborato il romanzo di Antonio Scurati (qui la loro intervista), la serie tv ha preso corpo e anima soprattutto grazie al regista Joe Wright e al protagonista Luca Marinelli, che abbiamo incontrato durante la presentazione della serie.
Joe Wright è un inglese alla guida di una serie che racconta un pezzo della storia italiana cruciale: “Per me ogni lavoro è un’opportunità per imparare. Visto il clima politico di oggi, capire le origini del fascismo era qualcosa di importante” ci ha raccontato il regista. “Ero abbastanza ignorante, avevo un senso generale, britannico di chi era ma volevo imparare come tutto è partito“.
Un aspetto molto interessante della serie M – Il figlio del secolo è il modo di parlare di M. dal dialetto con cui parla agli italiani a quello stretto con cui parla con Rachele (un aspetto trattato anche nell’intervista con Benedetta Cimatti). Luca Marinelli ci ha raccontato come ha lavorato su questo aspetto che ha chiesto a Joe “e che lui ha compreso. Ha capito che l’italiano è una lingua che nessuno realmente parla, ciascuno ha il suo dialetto che rende immediatamente riconoscibile da dove proviene“.
Avendo studiato il personaggio, sentito come parlava, letto le testimonianze era importante per noi che ci fosse questo aspetto dialettale non solo per M. ma per tutti i ruoli.
Il Mussolini di Luca Marinelli parla in modo diverso a seconda dei contesti: “L’ho personalmente diviso in varie ambientazioni. C’era la parte familiare in cui parlava un dialetto stretto e c’era la parte fuori dai palazzi della politica dove usava un dialetto-non-dialetto, senza quella velocità tipica della lingua famigliare. E poi c’era la parte politica in cui spariva il dialetto e rimaneva solo un colore riconoscibile perché doveva rivolgersi a tutti. Questo lavoro l’ho fatto con una guida che è Dennis Campitelli un attore meraviglio che mi ha aiutato durante le riprese“.
Un altro elemento a tratti sorprendente del racconto è il ruolo che hanno le figure femminili nella vita di Mussolini e nella comprensione del personaggio: “Quel machismo che incarna il fascismo” ci ha spiegato Wright “nasce in casa, da una relazione tossica con gli altri, da una mancanza di autostima che cerca di riempire con amore, sess0, potere e soldi, le donne erano quindi importanti per portarlo a raggiungere il potere”.