Un Passo dal Cielo 8 è la fiction al posto giusto e al momento giusto: con i temi green avviene la svolta
La fiction Lux Vide ambientata in quota è riuscita a trasformarsi da semplice emulazione di Don Matteo (per schemi e dinamiche) a una serie che guarda all’ambiente non solo per l’estetica ma anche per i suoi contenuti
Tra le varie fiction in onda in questi anni sulla tv italiana, Un Passo dal Cielo è sicuramente la più camaleontica. Non solo per l’avvicendarsi dei protagonisti (da Terence Hill a Daniele Liotti, fino a Giusy Buscemi) o per il cambio di location da San Candido a San Vito di Cadore, ma anche e sopratutto per come l’ambientazione unica nel suo genere sia diventata pretesto per fare di questa serie un prodotto che più “sul pezzo” non poteva stare.
La recensione di Un Passo dal Cielo 8
Sono lontani, lontanissimi (praticamente un’altra epoca, considerato anche che la prima stagione risale al 2011) i tempi del “crime ad alta quota”. In fondo, Un Passo dal Cielo era nato con l’intenzione di emulare il successo di Don Matteo (non a caso l’interprete protagonista era lo stesso) proponendone un format simile con una dose di investigazione e una di commedia romantica.
Poi, qualcosa è cambiato: pian piano che la serie è proseguita, e con il succedersi di nuovi interpreti nel cast, Lux Vide ha capito che poteva far diventare questa fiction qualcosa di più di una semplice copia di Don Matteo, ma in montagna. E alzando gli occhi al cielo, quello terso e infinito che solo in quota si può ammirare, ecco l’illuminazione: Un Passo dal Cielo non deve essere una serie “con” le montagna, ma “sulle” montagne.
Un cambio di prospettiva apparentemente semplice, ma che ha rappresentato la svolta per una serie che, altrimenti, difficilmente sarebbe riuscita a sopravvivere così tanto. L’evoluzione di Un Passo dal Cielo è cominciata nella settima stagione, con la nuova protagonista Manuela (Buscemi) e i temi trattati nei casi orizzontali e verticali, sempre più orientati alla salvaguardia della natura ed al suo rispetto.
Con l’ottava stagione, la metamorfosi si è completata: Un Passo dal Cielo è una serie “green” a tutti gli effetti, in cui quella componente investigativa che prevaleva nelle prime stagioni è sì rimasta, ma è stata superata dall’attenzione rivolta all’ambiente circostante. Si spiega così il debutto nei nuovi episodi dell’associazione Origin, con l’esplicito intento di parlare della protezione dei ghiacciai e del rischio del loro scioglimento.
Lasciando un attimo da parte il commento sulla serie in sé, che può piacere o no (resta comunque un prodotto rivolto alle famiglie di una rete generalista, con i suoi schemi consolidati e la presenza di personaggi rassicuranti e di trame improntate al lieto fine), Un Passo dal Cielo è stata capace indubbiamente di restare al passo con i tempi. Potremmo dire che era già al posto giusto e, al momento giusto, ha svoltato nei toni per intraprendere una strada differente, ma contemporanea.
E con una spesa minima di investimenti in nuove idee, la Rai si è trovata tra le mani un titolo ormai storico del proprio catalogo, che si è trasformato stagione dopo stagione e, invece, di invecchiare, ha preferito evolversi. Il tutto, solo alzando lo sguardo in alto ricordandosi che oltre agli uomini, questa serie, è fatta anche di boschi e montagne. E quando ci si accorge loro, lo sappiamo, è difficile guardare altrove.