Home Notizie Sandro Cappai, l’intervista a TvBlog: “Sul palco racconto i momenti in cui si crea tensione. Poca tv? Non è stata una mia scelta”

Sandro Cappai, l’intervista a TvBlog: “Sul palco racconto i momenti in cui si crea tensione. Poca tv? Non è stata una mia scelta”

Lo stand up comedian sardo è in tour con lo spettacolo C’è un po’ di tensione

31 Dicembre 2024 01:10

Dalla Sardegna con furore, classe 1993, Sandro Cappai è uno degli stand up comedian più talentuosi in circolazione. Fondatore del progetto Stand Up Comedy Sardegna, ha fatto parte della redazione di Lercio e ha all’attivo tre spettacoli: Politica, sesso e zabaione, Non è andata proprio così e Non si muore così facilmente. I suoi show vanno facilmente sold out, così come sta accadendo al nuovo C’è un po’ di tensione, prodotto da The Comedy Club, che sta portando in giro per l’Italia dal 13 novembre (qui tutte le date). Come dite, non lo avete mai visto in televisione? Nell’intervista a TvBlog parleremo anche di questo. Intanto, correte a recuperare le sue performance su Youtube o sul suo Instagram.

Sandro Cappai, dal 13 novembre sei in tour con lo spettacolo “C’è un po’ di tensione”. Senza voler spoilerare troppo, quali sono gli argomenti che toccherai?

Parlo di tante cose, ma il filo conduttore che ho trovato è la tensione (suona quasi come un gioco di parole, scusate, non volevo iniziare questa intervista così). Racconto i tanti momenti della nostra esistenza in cui si crea tensione, dai quelli più apparentemente insignificanti a quelli più seri, alternando scenari quotidiani ad altri un po’ più apocalittici. È uno spettacolo molto diverso dai precedenti, ho voluto sperimentare un po’, sia come stile di comicità che come argomenti trattati. Ma non mancheranno gli argomenti un po’ più classici del mio repertorio.

Ti pongo una domanda relativa ancora al titolo dello show ma un po’ più personale: come combatti la tensione prima di salire sul palco?

In un certo senso mi piace la tensione pre-palco, credo sia importante averla, sia perché mi aiuta a concentrarmi, sia perché mi sembra un modo di portare rispetto a quello che faccio. Ogni volta che sento un comico dire che non sente mai tensione prima di salire sul palco penso: ma chi ti credi di essere? Devi parlare per un’ora e mezzo davanti a delle persone che hanno pagato per sentire cos’hai da dire e non provi nessun tipo di ansia? Quindi, ecco, la tensione la combatto così: ricordandomi che è normale e giusto sentirla e che l’unica cosa che posso fare, da parte mia, è assicurarmi di fare il meglio che posso. Poi, ok, faccio anche un’altra cosa: mi segno l’ora in cui devo iniziare a sentire la tensione. Mettiamo che lo spettacolo inizia alle 21. Fino alle 20.30 sono tranquillissimo. Dopo le 20.30 in punto smetto di essere un essere umano funzionale, non parlo più con nessuno e penso solo allo spettacolo.

Quante ore al giorno hai dedicato alla scrittura di questo spettacolo? Hai degli autori che ti supportano?

Faccio un po’ fatica a quantificare il tempo in ore giornaliere perché mi rendo conto che è molto difficile individuare quando sto scrivendo e quando non sto scrivendo. È raro che io mi metta proprio davanti al computer a scrivere, più che altro mi segno idee costantemente e quando arriva il momento di provarle per la prima volta davanti a un pubblico, butto giù uno schema di quello che voglio dire e sul palco vado un po’ a braccio. Poi mi riascolto, segno cosa togliere, cosa cambiare e cosa tenere e la volta successiva salgo sul palco con le idee un po’ più chiare. E così via. Quindi non so quantificare le ore al giorno, ma i primi pezzi di questo spettacolo ho iniziato a provarli a gennaio del 2024 e la prima ufficiale dello spettacolo è arrivata a novembre, quindi ci ho lavorato quasi un anno.
Detto questo, allo spettacolo continuo a lavorarci anche una volta partito il tour. Rivedo qualcosina ogni sera. Nello scorso tour, l’unica data in cui non ho cambiato nulla è stata l’ultimissima. Probabilmente è così che ti rendi conto che è il momento di mandare in pensione uno spettacolo. In genere scrivo inizialmente da solo, poi c’è una fase in cui mi confronto con alcune persone di fiducia, come Giordano Folla, Valo Pusceddu e pochi altri. A volte solo per un parere veloce, a volte per un po’ di brainstorming. Per questo spettacolo in particolare, ho lavorato con Paul D. Genovese e Albert Huliselan Canepa (quest’ultimo tra gli autori di GialappaShow, ndr).

Ci fai qualche nome di stand up comedian che è stato decisivo per la tua formazione?

Ce ne sono tanti, e molto diversi fra loro. Fra i nomi che mi hanno influenzato di più ci sono sicuramente Stewart Lee, Sarah Silverman, Louis CK, Chris Rock e Ray Romano. Prima di loro, Woody Allen e Bill Hicks. Ma la lista sarebbe infinita. In Italia, nei miei primi anni da stand-up comedian sento di aver imparato tantissimo da Francesco De Carlo.

Fai parte del gruppo dei Maschi Etero Bianchi con Edoardo Confuorto, Davide Calgaro, Giordano Folla, Max Angioni ed Eleazaro Rossi. Vuoi spiegarci in cosa consiste questo progetto?

È una serata mensile, dal titolo chiaramente autoironico, in cui proviamo ogni volta pezzi nuovi. È una cosa che mi fa crescere tantissimo, perché ogni mese mi permette di confrontarmi con alcuni fra i migliori comici in Italia in questo momento, per cui mi ritrovo a provare pezzi nuovi in un contesto in cui so con certezza che il livello sarà altissimo. È una bella sfida. Gran parte dei pezzi di “C’è un po’ di tensione” sono nati proprio in queste serate.

Sei tra i due conduttori dell’interessante podcast Tazza di Caffè (l’altro è Giordano Folla). Quale è stata la tua puntata preferita?

Te ne dico due: la prima puntata a quattro con Francesco Mileto e Pietro Casella (Tazza di Caffè #36) e la prima puntata registrata live con Francesco Fanucchi (Tazza di Caffè #45). Ma ne porto nel cuore anche tantissime altre.

TvBlog è un sito di notizie sul piccolo schermo. Nonostante i tuoi pochissimi passaggi televisivi (oltre a Comedy Central ricordo di averti visto di sfuggita a Stasera c’è Cattelan), i tuoi spettacoli registrano il tutto esaurito e sei anche tra i comedian più popolari in Italia. La televisione è diventata inutile per la carriera di uno stand up comedian? Ti dispiace non andarci così spesso?

Non saprei, proprio perché ho fatto davvero pochissima tv (da Cattelan ho avuto il piacere di andare spesso a fare un pezzo in apertura prima delle registrazioni, ma non andavo in onda, se non per qualche secondo, e per quanto riguarda Comedy Central sono nel loro canale YouTube perché ho partecipato a Comedy Central LIVE, ma tecnicamente non ho mai partecipato al loro programma televisivo) non so a che punto sarebbe la mia carriera se avessi fatto più tv in questi anni. Probabilmente la tv ti dà un po’ di autorità in più, che non fa mai male. Ma in effetti, per quanto riguarda il seguito, una buona parte di chi c’è andato negli ultimi anni, ha raggiunto una grossa popolarità anche perché le cose che ha fatto in tv sono andate virali online. Mi viene in mente Lundini, ad esempio.
In generale non è stata una mia scelta, non è successo e basta, forse sono meno adatto di altri colleghi, non so. Se arrivasse la possibilità di fare qualcosa di interessante, la farei volentieri. Però ecco, sarei un bugiardo se ti dicessi che vedo la tv come un obiettivo. Ma probabilmente neanche io sono un obiettivo della tv, quindi siamo pari.

Nei tuoi spettacoli risulta imprescindibile il legame con la Sardegna. Se non fossi stato sardo in quale regione ti sarebbe piaciuto nascere?

Sì, mi piace pensare che il legame con la Sardegna nei miei pezzi si senta sempre, anche quando parlo di tutt’altro. Come dice Salmo, “Dove c…o vai se non sai da dove vieni?”. Comunque, per rispondere alla domanda: forse in Campania, per la pizza e la mozzarella di bufala. O in Sicilia, viste le mie origini da parte di madre. È nata a
Cagliari, ma i miei nonni erano di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento e casa di miei nonni materni a Cagliari era praticamente un’enclave di Porto Empedocle in Sardegna.

Nella deliziosa serie tv francese “Droll – Comici a Parigi”, una stand up comedian fa infuriare il marito perché diventa virale sul web uno sketch nel quale lei parla della loro intimità. Nel tuo ultimo show “Non si muore così facilmente” (ma anche negli altri) citi la tua ragazza e amici/conoscenti, spesso nominandoli. Tu chiedi un’autorizzazione o lo scoprono guardandoti?

In genere chiedo l’autorizzazione quando si tratta di questioni un po’ delicate. O meglio, prima provo il pezzo e poi, se funziona, chiedo il permesso (ride – scherzo, è un’intervista scritta, non ho riso davvero). A volte cerco di cambiare più elementi possibili alla storia in modo che i veri protagonisti non se ne accorgano, ma non importa quando tu stravolga la versione reale, se ne accorgono sempre. È incredibile. Se devi fare un pezzo su un conoscente stronzo coi capelli neri che vive in Germania e nel pezzo dici che si tratta di una conoscente stronza coi capelli biondi che vive in Costa Rica, il protagonista capirà comunque che stai parlando di lui, anche se l’unico indizio che aveva a disposizione era “stronzo”. Altre volte ancora, invece, sono storie completamente inventate. Scusate.

Concludiamo con una domanda che dedichiamo alle persone che sono venute a vederti finora: pregi e difetti (oltre alla mancanza di panchine) di vivere a Sesto San Giovanni.

Sei letteralmente a un passo da Milano, ma c’è una situazione più umana e tranquilla rispetto a Milano. E c’è un sacco di brava gente. Difetti: non c’è il mare, e se non hai la fortuna di vivere a Sesto Marelli, l’abbonamento della metro costa undici euro in più.

Grazie a Sandro Cappai e in bocca al lupo per il suo tour.