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Zita Fusco di Saranno Famosi: “Uscii ad un passo dal serale, fu traumatico. Oggi insegno ai bambini e porto in scena i miei spettacoli”

Zita Fusco partecipò alla prima edizione di Amici (allora Saranno Famosi) e uscì ad un passo dal serale: “Fu uno schiaffo doloroso. Il programma inizialmente andava male e cambiò quando arrivò la De Filippi. Decisero di fare l’arena, il tutti contro tutti”

15 Dicembre 2024 09:28

Se hai talento, vieni a provare la scuola di Saranno Famosi”. Suonava pressappoco così l’annuncio che dal maggio del 2001 invase gli schermi delle reti Mediaset. E proprio grazie a quell’avviso Zita Fusco, all’epoca 24enne, decise di tentare l’avventura.

La mia generazione era cresciuta col mito della serie ‘Fame’ e scoprire che c’era la possibilità di entrare in una scuola simile a quella del telefilm mi sembrava incredibile – rivela a TvBlog – quindi decisi di partire per Roma e di andare a fare il provino”.

Triestina doc, Zita aveva frequentato il liceo socio-pedagogico e fu a scuola che si imbatté per la primissima volta nel teatro. “A 16 anni partecipai ad una competizione e assieme a dei compagni mettemmo in piedi uno spettacolo dal titolo ‘Il signor Bonaventura’. Si trattava di un vecchio testo, ripreso dalle storie pubblicate dal ‘Corriere dei Piccoli’. A sorpresa vincemmo e ti puoi immaginare la mia esaltazione”.

Su quel palco era scoccata la scintilla: “Pur avendo i capelli lunghissimi, interpretai un uomo calvo. L’idea della trasformazione mi aveva colpito. Nacque lì il mio amore per quel mondo. Finite le superiori volevo frequentare l’accademia di teatro, ma la mia famiglia non era d’accordo. Allora optai per l’Università e per l’indirizzo di Scienze della Comunicazione. Era la facoltà che più si avvicinava al settore dei media, dove si parlava di cinema, teatro e tv. Prima di iscrivermi però mi presi un periodo sabbatico di sei mesi e andai in Irlanda per imparare l’inglese”.

Poi, all’improvviso, arrivò l’occasione di Saranno Famosi. Anche per te, immagino, fu un salto nel buio.

Esatto, nessuno sapeva cosa fosse esattamente. Non a caso ai casting non trovai la fila. Era un progetto nuovo per tutti e i reality non erano ancora entrati in pieno nella quotidianità televisiva. Non avevo davvero idea di cosa sarei andata a fare.

Parlaci dei provini.

Furono la parte più emozionante. Ne feci solo due, dopo il primo volai direttamente in finale. Mi ero candidata come attrice e pure come aspirante presentatrice. Dietro gli studi di Cinecittà trovai aspiranti cantanti che scaldavano la voce, ballerini che facevano stretching. Sembrava proprio una scena di ‘Fame’ e mi emozionai.

Una volta presa ti diedero maggiori istruzioni.

Inizialmente il programma era differente da quello che sarebbe diventato. Ci comunicarono chi sarebbe stato titolare e chi riserva e ci dissero che dovevamo conseguire buoni risultati, altrimenti avremmo perso il posto. I titolari godevano di un alloggio e di un piccolo rimborso spese, mentre le riserve dovevano trovarsi un appartamento e spesarsi da soli. Una fatica non da poco, ma molte famiglie investirono sul futuro dei loro figli. Tieni conto che allora non c’erano i social ed entrare a lavorare in tv era un’opportunità immensa.

Il giorno dell’attacco alle Torri Gemelle eravate già nella scuola.

La notizia mi turbò. Ci avvisarono durante le lezioni, poi la sera una volta rientrata in albergo vidi le immagini degli aerei e dei crolli. Qualcuno non percepì del tutto la gravità della situazione, al contrario io ne rimasi angosciata. Durante la giornata non uscivamo dalla scuola, in qualche modo eravamo fuori dal mondo. Ma la sera tornavo in hotel per vedere gli aggiornamenti. Ricordo ancora la mia stanza con la televisione accesa che mandava quei filmati. Fu un evento tragico, anche se ammetto che dentro la scuola non ne parlammo più di tanto. Non c’era il bombardamento di informazioni che abbiamo oggi e il telefonino lo usavamo solo per sentire i genitori.

In un primo momento la trasmissione non funzionò.

Daniele Bossari fu bravissimo e simpaticissimo. Con noi era carino e gentile. Ma Saranno Famosi già dopo pochi mesi rischiava di chiudere e Maria De Filippi, che l’aveva ideato, decise di prenderlo in mano. Il format cambiò, decisero di fare l’arena, il tutti contro tutti. Arrivavano in continuazione riserve a sfidare i titolari e per me fu uno choc. Eppure la cosa funzionò, gli ascolti salirono e, almeno secondo la mia impressione, capirono che questa pratica doveva proseguire.

Da un giorno all’altro diventaste delle star. Vi accorgeste immediatamente che qualcosa era cambiato?

Percepimmo che c’era stato un cambio di marcia. Il sabato e la domenica eravamo liberi e un giorno ce ne andammo a fare una camminata in piazza di Spagna. Incrociammo delle scolaresche e fummo letteralmente circondati, prima in maniera simpatica con la richiesta di foto e autografi, in seguito in modo più insistente. Non sapevamo più come andarcene. Speravamo di diventare noti, ma la prima volta che ti succede rimani completamente spiazzato. Da lì mutò tutto, cominciarono ad arrivarci persino doni e lettere in albergo.

Ti eri candidata nella categoria delle presentatrici tv. Un settore marginale che forse ti penalizzò, non credi?

Ero convinta che quella scuola fosse un luogo per creare nuove leve della tv. Io ero felice di poter diventare una presentatrice, anche se il mio sogno era quello della recitazione. Tuttavia, mi convinsi che come attrice avrei trovato meno sbocchi in quel tipo di percorso. Ammetto di essermi scelta la categoria più sfigata (ride, ndr). Persino loro non sapevano cosa farci fare. Come facevi a mettere in piedi una sfida tra presentatori? Dal secondo anno, infatti, la categoria sparì.

Come insegnante avevate Bruno Voglino.

Un monumento, un mito, un pezzo di storia della televisione che ci diede degli insegnamenti che tuttora porto nel cuore. Per il resto, compresi che non era la via giusta. Oltre alle lezioni con lui non sapevano come utilizzarci. Diedero fin da subito più spazio a cantanti e ballerini. Rendevano di più.

Uscisti ad un passo dal serale. Una mazzata tremenda, immagino.

La cosa buffa è che per tutta la mia avventura pensai che sarei stata eliminata, tranne in quell’ultimo periodo. Tutto stava andando bene, ero diventata un personaggio amato dal pubblico, che aveva capito e apprezzato la mia timidezza. Appena cominciai a crederci e a prendere fiducia arrivò la doccia gelata. Ad ogni modo, parliamo ormai di qualcosa di lontanissimo, come se quella Zita fosse mia figlia. E’ un ricordo talmente lontano…

Fu traumatico il ritorno alla normalità?

Ti sembra di non avere più chance nella vita, non sai che pesci pigliare e ti poni mille domande: ‘E adesso che succede? Come continuo? Potrò proseguire su questa strada?’. Fu così doloroso lo schiaffo che mollai tutto e per un anno ripresi gli studi universitari.

Fino a quando non bussò alla porta Tele 4.

La tv della mia città, dove ero stata più volte ospite, mi propose di collaborare. All’inizio declinai, poi li ricontattai chiedendo se fosse ancora valida l’offerta. Mi accolsero a braccia aperte e lì cominciò la vera gavetta. Facevo l’annunciatrice, ero la ‘signorina buonasera’ nella tv della mia città e potevo sfoggiare l’ottima dizione che avevo curato con la mitica Fioretta Mari. Successivamente arrivò anche un programma tutto mio, ‘Animali amici miei’. Mi soprannominarono la Licia Colò di Trieste. Ero contentissima.

Non mollasti nemmeno l’amato teatro.

Mi chiamò il teatro La Contrada di Trieste e mi feci due anni in tournée al fianco di Johnny Dorelli con lo spettacolo ‘I ragazzi irresistibili’. Ero un’infermiera sexy, un piccolo ruolo molto divertente. Grazie a quell’esperienza scoprii cos’era veramente il teatro. Qualche tempo dopo svolsi un provino al teatro Rossetti e il direttore artistico Antonio Calenda mi scelse per ‘La rigenerazione di Svevo’. Partii per altri due anni di tournée assieme al grande Gianrico Tedeschi.

Come arrivarono le pubblicità?

Avevo concluso l’esperienza a teatro con Tedeschi e nel frattempo Tele 4 era stata venduta. Ci fu un grosso ribaltone nella mia vita e decisi di mettere su famiglia. A quel punto arrivarono gli spot grazie ad una buona agenzia che avevo individuato a Milano. Partecipai alle pubblicità di Fineco, Wind, Tim, Wind, Actimel. Da mamma era un impegno comodissimo. Prendevo il treno all’alba, lavoravo a Milano, tornavo e allattavo. Quel mondo mi piaceva molto.

Al cinema ti abbiamo vista in Amore, bugie e calcetto e Diverso da chi?

Contemporaneamente alle pubblicità continuai a fare casting a Trieste. Arrivarono ruoli carini, ma sempre di secondo piano. Uno dei miei rimpianti è non aver mai trovato un’agenzia a Roma.

Poi cosa accadde?

La pubblicità non pagava più come prima. Allora cominciai ad insegnare teatro ai ragazzi e come supplente a scuola. Dovevo lavorare per vivere. Fare la maestra mi piace, è un lavoro creativo e si usa molto l’immaginazione. Quando si è presentata la possibilità di partecipare al concorso mi sono candidata e l’ho vinto. Sono diventata insegnante di ruolo. Inoltre, ogni tanto aiuto nelle fiere mio marito, che è un gallerista.

Lo spettacolo è un capitolo chiuso?

A scuola ho un impiego part-time che mi consente di continuare a presentare gli eventi, nella mia Regione e non solo. Per quel che riguarda i film, ho continuato a recitare. Nel 2018 mi presero nel film ‘History of love’. Ricoprivo un ruolo piccolo ma importante ed ebbi modo di togliermi una bella soddisfazione, dato che il film venne scelto dalla Slovenia come pellicola da candidare agli Oscar nella sezione delle produzioni straniere. Ovviamente non superammo le selezioni finali, ma in un certo senso posso dire con orgoglio che anche io sono arrivata ad Hollywood!

Torno al periodo Saranno Famosi. Per quanto tempo durò la popolarità?

Durò a lungo. Ripeto: ambivo a diventare famosa, ma quando mi ci trovai dentro pensai che forse non lo volevo più. Non riesci a camminare per strada e non sai più se quella situazione ti entusiasma. Quella sbornia fa perdere la testa e non è semplice tenerla dritta. Per me fu un limbo complicato: ti riconoscono tutti, ma in pratica non sei nessuno.

Sei rimasta in contatto con qualche compagno di classe?

Mi sento con Dennis Fantina, che è triestino come me. Invece, soprattutto tramite social, sono in contatto con Pierpaolo Astolfi e Antonella Lo Console, che considero amici del cuore. Purtroppo non ho più visto Alessandro Vigilante, di cui ho un ricordo stupendo.

Fioretta Mari si affezionò parecchio a te. L’hai più sentita?

Mi conquistai la sua fiducia. La stimo enormemente, per noi triestini la dizione era un incubo e lei mi aiutò, spronandomi e consigliandomi di continuare a studiare. Non ci sentiamo, ma ogni tanto ci mandiamo gli auguri. Le voglio molto bene.

Quando partì la seconda stagione, l’attenzione si spostò inevitabilmente su altri ragazzi. Provasti un sentimento di gelosia?

Come spiegavo prima, il vero malessere lo provai subito dopo l’eliminazione. Mi sentii persa e le possibilità di vent’anni fa non erano quelle di oggi. Una volta che eri fuori da quella scuola eri sola, non c’era più nessuno che ti seguiva o si interessava a te.

Presumo che il programma tu non l’abbia più guardato.

L’anno dopo no, mi faceva stare troppo male, non ce la facevo. Poi non l’ho più visto perché man mano la mia vita era proseguita e avevo assunto vari impegni. Ora, quando mi capita di guardare il talent, succede puntualmente di soffrire come una bestia durante le selezioni, perché mi immedesimo in quei giovani. E’ un sentimento che mi porto dietro che si palesa anche quando vedo ‘X Factor’ e ‘The Voice’.

Il tuo presente è tra i bambini.

A scuola stiamo preparando la recita di Natale e quando vedo i miei alunni emozionarsi dopo un lungo lavoro mi commuovo. So come si sentono, perché vivono le stesse sensazioni che provai io in passato.

Sempre per i più piccoli realizzi spettacoli teatrali.

Sì, ho iniziato a scrivere e produrre delle mie storie. Tramite il teatro La Contrada ho portato in scena i miei spettacoli. Uno si intitola ‘Sisì, Ottone e la cantina musicale’, da cui è stato tratto anche un libro, l’altro è ‘Gaia e Re Ciclo’, che insegna i valori dell’ambientalismo e dell’ecologia. Infine, l’ultima fatica è ‘Margherita e le sue stelle’, lavoro dedicato alla Hack. Interpreto lei da ragazzina.