Ferdinando Tozzi a TvBlog: “I format non sono figli di un Dio minore: meritano tutela formale”
La Tv ai tempi del Covid: come cambia il mercato dei format e quali sono le conseguenze per autori e artisti.
La presentazione dei palinsesti tv dell’Autunno 2020 ha evidenziato le difficoltà di un settore alle prese con un’incertezza economica e logistica decisamente inedita. Tra la contrazione degli investimenti pubblicitari e le norme di sicurezza che hanno riscritto il linguaggio televisivo – tra studi vuoti e collegamenti streaming – e con un andamento pandemico che fa temere una nuova ondata di contagi, era davvero facile prevedere che la prossima stagione televisiva sarebbe stata ancor più conservativa delle precedenti. E se già prima i palinsesti sono stati la copia di mille riassunti per titoli, generi e formati, la stagione tv 2020-2021 conferma il trend, forse più a ragione che in altre circostanze.
Mai come quest’anno, però, si tratta solo di un apparente immobilismo: il Covid ha scosso il mercato televisivo non solo negli aspetti più economici, ma anche squisitamente logistico-organizzativi. Gare di cucina con mascherine e test preventivi, talent show costretti a rinunciare a uno dei loro traini più forti come i casting oceanici in cui si consumano relazioni, speranze e linee narrative fondamentali per lo svolgimento delle edizioni. Una rivoluzione nella produzione e nella scrittura televisiva che sarà oggetto senza dubbio di studio nell’immediato futuro.
Per capirne di più, però, abbiamo chiesto un’analisi sull’attuale situazione del mercato tv a un esperto del settore, l’avvocato Ferdinando Tozzi, giurista ed avvocato specializzato nella gestione e tutela dei diritti di autore e tra i massimi esperti delle questioni legali e strutturali dei format televisivi. La sua lunga esperienza nel settore, in special modo in programmi come X Factor, è un’occasione per capire cosa sta succedendo in un settore – e in un genere – da almeno un ventennio trainante per il mercato televisivo. E guardiamo proprio a X Factor, che si prepara a una delle edizioni più complicate – e speriamo anche più interessanti – della sua storia.
Intanto la ringraziamo per la Sua disponibilità. E partiamo dalla tv, dal nostro ‘specifico’. Siamo tra due stagioni televisive davvero eccezionali: quella Primaverile, interrotta dalla necessità di garantire la sicurezza sanitaria dei lavoratori, e quella Autunnale, programmata nell’incertezza più totale e a fronte di una contrazione degli investimenti pubblicitari. Lei come vede la situazione tv dalla prospettiva del mercato, anche internazionale, dei format?
Beh, intanto ringrazio io voi. Devo dire che in questa fase è ancora presto per avere un quadro definito della situazione. Di certo il format è, là dove vi fosse stato bisogno di rimarcarlo, emerso come uno dei principali asset del mercato televisivo internazionale. Mai come ora c’è necessità di programmi e produzioni, mai come ora dunque c’è necessità di dare tutela al format. Da avvocato vedo troppe volte problemi che con regole certe probabilmente non sarebbero nemmeno sorti, tra asimmetrie contrattuali e possibili consequenziali giudizi dall’esito peraltro più incerto del dovuto.
La Pandemia ha costretto le società a rivedere i propri metodi di lavoro, le loro procedure, i loro tempi: come si riverbera questo sugli artisti? Quali le conseguenze immediate per loro e quali gli aspetti cui fare attenzione?
In questa fase le maggiori criticità provengono dalla gestione dei set ed in particolare dalla necessità che hanno le imprese a dover riorganizzare i loro meccanismi produttivi: basti pensare che devono seguire delle precise linee guida e nominare un responsabile per gli adempimenti Covid. Inoltre il più delle volte le produzioni sono costrette a chiedere ai partecipanti ai loro programmi (appunto artisti, ospiti, etc.) di comunicare tempestivamente eventuali cambiamenti del loro stato di salute e talvolta si prevede che la produzione possa recedere con effetto immediato dal contratto oppure che l’artista sia disponibile a poter prorogare il piano di produzione che verrebbe unilateralmente aggiornato dal produttore in base all’evolversi dell’emergenza. Ciò però porterebbe a una sovrapposizione di impegni per l’artista e infatti come legale degli artisti cerco sempre di limitare se non eliminare tali clausole “aperte”, quantomeno prevedendo la salvaguardia del dovere di concordare assieme all’artista le nuove date di lavoro, compatibilmente con tutti gli altri impegni, e/o prevedere un fee per ogni richiesta di proroga accettata.
Lei conosce bene, tra gli altri, il mondo di X-Factor che ha visto rivoluzionato uno dei suoi punti di forza, protagonista della parte forse più coinvolgente e trainante di ogni edizione, i casting (cuore dei talent in generale, ma diventato un ‘sottogenere’ per XF). Stop ai mega-raduni e spazio alle audizioni a distanza: è cambiato qualcosa nella gestione anche ‘pratica’ dei materiali audiovisivi, tra diritti d’immagine e sfruttamento multimediale?
I materiali audiovisivi incidono su una ampia gamma di diritti, dal produttore all’autore al soggetto ritrattato ad altre opere eventualmente ivi contenute. Da questo punto di vista poco muta. Più che altro mi pare che sia cambiato il ruolo di questi materiali che sempre più sono parte integrante dei nuovi programmi.
Crisi/opportunità: il Covid sta insegnando qualcosa al settore della tutela dei diritti per gli artisti nei vari settori dell’intrattenimento mainstream, dal cinema alla tv?
Sono un inguaribile ottimista e dunque penso che il Covid possa essere, e debba essere, una opportunità. Come in tutti i momenti di crisi emergono e si valorizzano i prodotti di qualità, così come i professionisti di qualità: lo riscontro nella mia attività sia per le produzioni che per gli artisti e gli autori. Sicuramente il settore dovrebbe essere più unito ed individuare delle linee guida comuni. Uso parlare di rischio da autore non affermato per il mercato dei format, in quanto troppe volte vedo come ci sia la tendenza ad appropriarsi di ogni e qualsivoglia diritto che nasce in capo all’autore e questo a mio avviso è dovuto anche alla mancanza di una normativa chiara in merito alla tutela del format. Senza contare poi la tendenza, che di recente noto sempre più nel mio lavoro, di alcuni players internazionali di cercare di imporre contratti in lingua inglese anche per produzioni locali, con l’applicazione della legge così come del Foro straniero.
Un discorso a parte merita il web, soprattutto i social: YouTube, e soprattutto Tik Tok negli ultimi tempi, sono stati una valvola di sfogo per tanti durante il lockdown, che hanno dato sfogo alla propria creatività producendo contenuti. Ma quali sono le possibili tutele in merito?
Il web ha creato un grande malinteso: essendo tutto apparentemente e liberamente disponibile, molti – incredibilmente ancora oggi – pensano che ci si possa appropriare di tutto. E invece il web, l’ambiente digitale, altro non è che una estensione dell’ambiente ‘fisico’ in cui noi operiamo: il diritto di autore è e resta unico, in particolare nei suoi principi fondamentali che seppur scritti nel 1941 restano tutt’ora assolutamente efficaci. Sta poi a noi operatori del diritto dare la migliore applicazione rapportata ai tempi. Saluto perciò con soddisfazione la recente Direttiva 2019/790 sul diritto di autore e diritti connessi (nota come “direttiva copyright”) perché ritengo vada nella giusta direzione di responsabilizzare il prestatore di servizi di condivisione di contenuti online. Serve dunque applicare la normativa vigente a tutela dei diritti degli autori che, voglio ricordarlo, non è un ‘balzello’ ma il principale, se non l’unico, strumento di remunerazione degli autori e del comparto creatività.
Il discorso dei diritti sui contenuti veicolati sui social anche da parte dei media mainstream è un problema delicato: quali sono i margini di ‘riutilizzo’ per utenti privati, per i mezzi di comunicazione, anche per l’informazione tradizionale o nativa digitale?
Il discorso segue quanto detto prima: i social non sono certo esenti dalle regole del diritto e dunque usare opere altrui, anche se per estratti – cosa che teoricamente potrebbe essere lesiva anche di altri diritti fra cui quelli all’integrità dell’opera – richiede, salvo il caso del pubblico dominio, necessariamente che l’utilizzatore abbia correttamente rispettato la c.d. “catena dei diritti” e dunque si sia premurato di ottenere ogni necessaria autorizzazione. Suggerisco sempre la massima attenzione nell’uso dei social anche dal punto di vista dei diritti. Altro è invece l’uso di un’opera, posseduta legittimamente, in forma strettamente personale e privata, il cui godimento è, in tali limiti, tendenzialmente libero.
In conclusione lascerei la parola a Lei: c’è qualche aspetto sul quale vorrebbe mettere l’accento e che non è stato trattato?
Dopo aver scritto sulla tutela del format e presieduto varie commissioni ministeriali sul tema, ero riuscito, con l’essenziale supporto di tanti altri colleghi ed amici esperti del settore e del CREDA presieduto dal professor Alberto M. Gambino, a riportare l’attenzione sull’argomento. Ripartiamo da qui. Il format non è figlio di un Dio minore: merita una qualche tutela formale! Come noto, il diritto d’autore non tutela le idee in quanto tali ma il modo in cui è espressa un’idea, la sua forma. Proprio la forma è uno snodo cruciale rispetto alla tutela del format perché spesso viene ritenuta non sufficientemente sviluppata. Serve però una unità di intenti e la consapevolezza che non si può solo attendere l’intervento del legislatore: intanto ci si deve dotare di regole condivise di auto disciplina.
In che senso?
Ritengo che il format deve contenere l’illustrazione dettagliata ed esaustiva di tutti gli elementi caratterizzanti il programma audiovisivo ed in generale si può ipotizzare una tutela del format, quale opera letteraria, purché: vi sia un atto creativo, una espressione formale, l’impronta di una elaborazione personale dell’autore, (secondo la “formula” novità/creatività – estrinsecazione). Deve essere quindi individuabile tramite la cosiddetta Bibbia, che deve contenere almeno alcuni elementi essenziali come il titolo, il concept, indicazione e definizione dei ruoli principali, scaletta di una puntata tipo, elementi visivi, grafici e musicali, tutti determinanti per la caratterizzazione del programma, etc.. In generale – e lo dico sempre anche e soprattutto ai giovani autori – è importante tenere a mente che un format potrà godere di tutela solo se avrà dei suoi elementi caratterizzanti ed originali esposti con una forma compiuta.
Chissà che proprio la crisi da Covid non spinga a prendere provvedimenti e vada nella direzione di autoregolamentazioni più consapevoli e realmente tutelanti gli operatori del settore. Intanto noi la ringraziamo ancora per la disponibilità.
Grazie a lei! Viva il format!