Libera fiction, la recensione: Lunetta Savino centrale tra drama e comedy, ma la serie fa delle inversioni narrative a U che lasciano peplessi
Un po’ legal drama con tanto di mistero di stagione e un po’ legal comedy con una famiglia tutta al femminile: Libera è uno strano ibrido dal buon ritmo che però non sembra avere le idee chiare su cosa voglia essere
Che strano ibrido, la fiction Libera, in onda su Raiuno e su RaiPlay. La vocazione è quella del legal drama, con tanto di dilemma morale che attanaglia la protagonista; già dalla prima puntata, però, la piega che prende è anche quella della family comedy, con numerose tinte di alleggerimento su una trama che, altrimenti, sarebbe potuta risultare molto più seriosa. L’impressione, insomma, è che Libera non sia stata in fin dei conti così libera di essere o l’una o l’altra cosa.
Libera fiction, la recensione
Ad influenzare questa forma ibrida tra più generi deve essere stata anche la scelta di un’attrice come Lunetta Savino nei panni della protagonista. Come detto dagli sceneggiatori e produttori della serie in conferenza stampa, quello di Libera è uno dei rari casi in cui si ha il nome dell’interprete prima della stesura completa delle sceneggiature. In altre parole, autori e produttori hanno lavorato al progetto sapendo che Savino ne avrebbe fatto parte da subito.
Questo sicuramente cambia molte cose: se conosci prima chi darà volto ai tuoi personaggi, puoi scriverli facendo leva sulle qualità dell’interprete. E Lunetta Savino è nota per essere un volto familiare, di casa, capace di passare dalla commedia più rassicurante ai toni più drammatici della fiction più generalista d’Italia.
Ecco che, allora, Libera è il vestito su misura per Lunetta Savino e, in quanto tale, deve seguire più le esigenze della sua interprete che quelle del racconto. Ci troviamo di fronte a una storia che vuole essere avvincente sul lato del giallo di stagione (ormai non c’è serie Rai che non abbia una trama orizzontale per traghettare il pubblico all’ultima puntata), ma che sappia anche raccontare le vicissitudini di una famiglia composta da sole donne, con nonna, nipote e zia diverse l’una dall’altra, in un mix di interazioni perfette per spezzare la tensione delle indagini condotte dalla protagonista.
Indubbiamente, questo continuo spezzare tra drama e comedy tiene alto il ritmo; d’altro canto, però, non si capisce bene quale sia la strada che voglia prendere la serie proprio per questo motivo. Libera è un legal drama o una comedy famigliare? La definizione più corretta sarebbe legal dramedy, ma questa definizione a nostro dire va contro l’idea iniziale della serie, ovvero raccontare una storia di rispetto della Legge e ricerca della giustizia, che non sempre possono coincidere.
Insomma, pur di fare contenti più telespettatori possibili, Libera effettua, narrativamente parlando, delle svolte a U bel giro di poche scene che lasciano perplessi. Lunetta Savino ci naviga a meraviglia in questo fiume in piena di sentimenti, drammi e indagini; Matteo Martari si adegua perfettamente e costruisce un personaggio ruvido ma sarcastico al punto giusto. Ecco, di Libera rimane questa strana coppia, che funziona con ogni registro con cui la serie si presenta. Oltre che, va detto, a Lunetta Savino che butta qua e là qualche battuta in triestino: non è perfetta, ma per questo è irresistibile.