Il Patriarca 2, la recensione: guardare al passato per cercare un nuovo racconto comporta i suoi rischi
Dinamiche, intrecci e personaggi che ricordano le mitiche produzioni del passato: Il Patriarca 2 aggiorna il Taodue style, ma il rischio è che rimanga intrappolata in quel passato
A guardare Il Patriarca 2 su Canale 5 e Mediaset Infinity si fa un viaggio nel tempo. La macchina, in questo caso, è quella messa a disposizione di Taodue, che una volta saliti a bordo ci fa tornare indietro di qualche anno, a quando l’ammiraglia Mediaset era ricca di serie poliziesche in cui la denuncia sociale s’intrecciava a scene d’azione, infiltrati e colpi di scena.
Il Patriarca 2, la recensione
Taodue (e con essa Camfilm, che produce la serie) nel caso de Il Patriarca hanno voluto azzardare, tentando di riproporre in chiave leggermente aggiornata tutte quelle dinamiche già viste in altre sue produzioni. Dalla lotta alla criminalità organizzata ai dilemmi morali, dalle istituzioni contaminate dai malaffari agli amori impossibili che fanno da sfondo a un contesto in cui tutti sembrano destinati a combattere fino alla fine, gli elementi della casa di produzione di Pietro Valsecchi ci sono tutti.
E il pensiero vola a serie come Squadra antimafia, Rosy Abate, Le mani dentro la città, di cui Il Patriarca è degno erede. Perché se è vero che il personaggio interpretato da Claudio Amendola è sì un villain, è anche un uomo consapevole di avere davanti un nemico che nenache lui potrà sconfiggere, ovvero l’Alzheimer. Questa è la vera svolta della serie, una svolta che, però, non trova il giusto sfogo nel corso del racconto.
Il Patriarca 2 si trova un po’ in gabbia, costretto a seguire logiche che abbiamo già conosciuto altrove e che rischiano di dare al progetto una sensazione di già visto. Tra l’esigenza di seguire la strada già tracciata dalla serie spagnola da cui è tratta e l’impronta di Taodue a quasi tutte le sue produzioni televisive, quello che ci viene proposto è, appunto, in viaggio nel tempo, in un passato seriale che sembra appartenere a un’altra epoca.
È allora legittimo chiedersi quanto il pubblico tv abbia voglia di salire su questa macchina del tempo e tornare a vivere situazioni e paradigmi di cui ha ormai esperienza. Un dubbio che si fa ancora più lecito nel panorama in cui Il Patriarca si trova costretto (non per colpa sua) a vivere, tra serie turche e show più che rodati: ma forse, in fondo, non è solo Claudio Amendola a salire a bordo della macchina del tempo, ma un intero canale televisivo.