Home È sempre Cartabianca “Finì in coma nel 1980”. La Berlinguer sbaglia a raccontare la storia dello ‘smemorato’ Luciano D’Adamo

“Finì in coma nel 1980”. La Berlinguer sbaglia a raccontare la storia dello ‘smemorato’ Luciano D’Adamo

Gaffe di Bianca Berlinguer che sbaglia a raccontare la storia di Luciano D’Adamo: “Fu investito da un’auto pirata nel 1980, quindi da ragazzo era finito in coma”. Ma la ricostruzione è totalmente errata

30 Ottobre 2024 10:54

Gaffe di Bianca Berlinguer, che a E’ sempre Cartabianca ricostruisce in maniera sbagliata la storia di Luciano D’Adamo, l’uomo finito in coma dopo essere stato investito e che, al risveglio, non ricordava più nulla dei suoi ultimi 39 anni di vita.

Un episodio avvenuto nel 2019 che fa venire subito in mente la trama di Doc, nelle tue mani, serie di successo di Rai 1 dove Luca Argentero si ispira a Pierdante Piccioni, dottore che in seguito ad un incidente stradale perse dodici anni di memoria.

La Berlinguer, però, ha fatto confusione, illustrando i fatti in maniera completamente errata: “Luciano fu investito da un’auto pirata nel 1980, quindi da ragazzo era finito in coma”, ha affermato rivolgendosi a Mauro Corona. “Si è svegliato ed era convinto di vivere ancora nel 1980 e non si ricordava niente”. Poi, mostrando due foto che ritraevano D’Adamo, ha spiegato: “Ecco com’era quando è stato investito e com’era quando si è svegliato”.

Che non si trattasse di un semplice lapsus lo ha provato la citazione del libro Quando, scritto da Walter Veltroni (da cui l’ex segretario del Pd ha tratto l’omonimo film con Neri Marcorè), in cui il protagonista Giovanni finisce in coma dopo un incidente avvenuto al funerale di Enrico Berlinguer e si risveglia dopo quasi quarant’anni.

Niente di più distante dall’odissea vissuta da D’Adamo, che in coma ci rimase per poco tempo, come lui stesso ha raccontato al Corriere della Sera: “Il 6 febbraio del 2019 ero uscito dalla scuola dove facevo il cuoco e stavo portando al cassonetto la spazzatura. È lì che ero stato travolto e avevo sbattuto la testa”. A volare via, pertanto, erano stati i suoi ricordi, non il tempo effettivo: “Io non ricordavo nulla di quei trentanove anni. Non i fatti, non le cose che avevo vissuto, non le persone. Era come se non li avessi vissuti. Io avevo ancora ventitré anni, non certo più di sessanta. I medici non riuscivano a chiarire quello che mi capitava, dissero alla signora e al ragazzo che sarebbe passato, che ci voleva solo tanta pazienza. Da allora sono trascorsi altri cinque anni, di pazienza ne abbiamo avuta tanta, ma non è successo nulla. La mia memoria è ferma a quel giorno di marzo del 1980 e da lì non si schioda”.

A correggere in corsa la Berlinguer, purtroppo, non ci hanno pensato né gli autori, né lo stesso Corona, come confermato dal suo commento: “Risvegliarsi così dopo un coma lunghissimo ed eterno è una disgrazia, una sfortuna”. Insomma, per entrambi il coma di D’Adamo è durato otto lustri.

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