Home Paramount+ Nehellenia, la drag italiana in gara a Ru Paul’s Drag Race Global All Stars: “La tv italiana dovrebbe puntare di più su di noi”

Nehellenia, la drag italiana in gara a Ru Paul’s Drag Race Global All Stars: “La tv italiana dovrebbe puntare di più su di noi”

Nehellenia, partecipante alla seconda edizione di Drag Race Italia, è stata scelta per rappresentare la nostra Nazione alla nuova competizione internazionale del format dedicato all’arte drag e disponibile su Paramount+

4 Ottobre 2024 09:43

La prima edizione di Ru Paul’s Drag Race Global All Stars ha anche una rappresentante italiana, ovvero Nehellenia. Al secolo Emanuele Aruta, partecipante della seconda edizione di Drag Race Italia, la drag nostrana ha raggiunto un traguardo davvero invidiabile: prendere parte a una sfida inedita voluta da Ru Paul in persona, in cui dieci drag queen provenienti da varie Nazioni si sfidano davanti alla loro icona e altri giudici con prove diventate simbolo del format Drag Race.

“Questa per me è una tappa, non è l’inizio di qualcosa: quello è stato quando ho deciso di fare drag la prima volta”, ci ha raccontato Nehellenia, il cui percorso all’interno di Global All Star può essere seguito in Italia su Paramount+, che pubblica un episodio a settimana, ogni venerdì. “Questa è solo un’altra tappa, forse una delle più importanti della mia carriera, ma spero che ce ne saranno tante altre ugualmente grandi”.

E noi te lo auguriamo! Anche in questo spin-off di Drag Race la competizione è molto sentita: tutte le partecipanti devono lavorare sodo, si vede c’è un grande sforzo per arrivare preparate sulla passerella e davanti ai giudici. Avendo già partecipato all’edizione italiana (dove tra l’altro hai vinto il titolo di Miss Simpatia), hai fatto tesoro in questa nuova esperienza di ciò che avevi vissuto nella werk romm italiana, dalle strategie da mettere in atto a eventuali errori da non ripetere?

“Non credo, a livello di competizione, di aver fatto degli errori nella mia prima stagione, la porto nel cuore perché è stata proprio ‘RuPaul’s best friends’: la competizione c’era, ma era una competizione sana, leggera, eravamo più concentrati, volevamo portare uno spettacolo bello, che fosse un esempio per tutti, e dimostrare cos’era il drag in Italia perché ancora si sapeva ben poco. In America, invece, la situazione è completamente diversa! L’errore che ho fatto in America sicuramente è stato pensare che la competizione la potessi vivere nello stesso modo in cui l’ho vissuta in Italia. Invece è molto più ferrata, c’è molta più voglia di vincere a tutti i costi, anche rinunciando ai rapporti umani… Forse noi, da italiani, abbiamo un modo di interagire più empatico, più socievole, più caldo. In America l’ho capito purtroppo nel corso degli episodi che dovevo pensare solo a me. Nei primi episodi ho sbagliato a cercare l’approvazione e l’affetto delle altre concorrenti, avrei dovuto soltanto cercare il riscontro dei giudici ed essere più spietata”.

D’altra parte Ru Paul dice spesso che partecipare alla versione originale del format è un po’ come partecipare alle “Olimpiadi del drag”…

“Ho praticato per tanti anni vari sport, e ti insegnano l’importanza del gruppo, della sportività, ovvero fare qualcosa pensando a te stesso ma senza andare a danneggiare gli altri. Questo è ciò che magari è mancato di più. Io non sono tipo da strategie, sono molto trasparente e limpido e pensavo che anche gli altri fossero così. Ho dovuto capire che non è sempre questo il modo di competere degli altri…”

Mettiamo da parte la competizione: immagino che sia stata tanta l’emozione di avere davanti Ru Paul, da cui tutto il mondo di Drag Race è nato: ci racconti com’è andato il vostro primo incontro?

“La prima volta che ho incontrato Ru Paul lo avete visto: è stato quando sono stata andata sulla passerella per fare l’entrata della cerimonia iniziale e l’ho trovato al tavolo dei giudici già in drag. L’emozione è stata bella forte: non c’è stato modo, come accade nelle stagioni tradizionali, di vederlo prima out of drag. Me lo sono ritrovato davanti, pronto ad esprimere il suo giudizio! Continuavo a dirmi ‘Ti prego, Nehellenia, non cadere, non cadere’! Per il resto, lui è un gran professionista: ci sono drag che ne parlano bene, chi ne parla male, io riporto la mia esperienza. L’ho trovata una persona molto umana, molto precisa e attenta anche a ciò che erano le nostre difficoltà. Mi ricordo ad esempio di in una puntata in cui, durante i giudizi, portavo un bustino molto stretto. Non mi sentivo molto bene, ma cercavo di non farlo vedere. Lui, nonostante non stesse parlando con me se ne è accorto mi ha chiesto ‘stai bene? Lo vedo dalla tua faccia’ e ha chiesto di aiutarmi ad allentare il corsetto durante la registrazione. Certo, Ru Paul è una leggenda, ma scoprirlo come persona è stata la cosa più bella”.

Torniamo alla tua esperienza da drag in tv: prima di Drag Race avevi partecipato come concorrente, con le Dopplegangers, a Tu Sì Que Vales. Questo mi ha fatto pensare che ad oggi, nella tv italiana, sono pochi i casi in cui una drag queen viene invitata per partecipazioni che non abbiamo a che fare con il gioco o la competizione (con le dovute eccezioni: penso alle Karma B, a Maruska Starr a Silvana Della Magliana o a Priscilla), come se il mondo drag dovesse restare in una bolla. È veramente così secondo te?

“Confrontandomi con le altre drag delle altre Nazioni ho capito che l’Italia, dal punto di vista di esposizione dell’arte drag, è più indietro. Non abbiamo ospitate in tv, non abbiamo programmi dove poter fare altre cose, non andiamo nei salotti… La figura della drag è proprio relegata al mondo della night life: è da dove veniamo, naturalmente, non lo rinnego, però non c’è un vero e proprio sviluppo televisivo. Dopo Drag Race Italia, prima di Global All Stars, televisivamente non ho fatto nulla, non c’è stato modo di fare nulla. Ma non riguarda solo me, anche le altre drag… L’altro programma che è stato fatto fu Non sono una signora, che poi non è stato rinnovato… È come se la figura della drag in tv fosse vista quasi come scomoda, quando in realtà la drag è puro intrattenimento. Noi racchiudiamo tutte le arti che si portano in tv, nei teatri… Bisognerebbe investire di più su personaggi come noi. Quindi lancio un appello a qualsiasi persona della tv che vuole chiamarmi: io sono disponibile a firmare un contratto!”

Appello lanciato! E cosa vorresti fare in televisione?

“Tutto! La valletta, la ballerina, gli stacchetti, cantare… A me piacerebbe fare un film o una fiction, ma anche un varietà. Ho 34 anni, sono cresciuto nell’epoca di Fantastico, Buona Domenica, gli show di Panariello e Fiorello in prima serata… Questi grandi show televisivi in cui si faceva tutto, è quello che a me piace della tv. Però parteciperei anche a un programma come Ballando con le Stelle o Tale e Quale, in cui si porta l’arte… Se serve, vengo anche volentieri in un talk!”

A proposito di Drag Race Italia, invece, la quarta stagione ora è in sospeso: l’impressione che io ho avuto è che in Italia questo programma sia stato seguito quasi esclusivamente da chi conosceva già il format, senza coinvolgere un pubblico nuovo… Tu, da concorrente, hai avuto questa stessa impressione?

“Il fandom di Drag Race è molto appassionato, guarda tutti i franchise, si appassiona, commenta online, è molto attivo. Le prime stagioni della versione italiana sono andate su Discovery, poi la terza su Paramount+… Hanno avuto un’esposizione oltre il fandom. Il programma è arrivato anche ad altre tipologie di persone: a me scrivono casalinghe, mamme con le figlie, ed è bello perché vedi che anche se è ancora poco, comunque già quella poca esposizione che abbiamo in tv ha aperto alcune porte. Drag Race Italia ha preso un pubblico che altrimenti non avrebbe scoperto quest’arte: la casalinga di Frosinone in discoteca al Muccassassina non ci viene! Vedendoci in tv vogliono saperne di più”.

A inizio anno ho avuto il piacere di intervistare Lina Galore, vincitrice della terza edizione di Drag Race Italia. Fece una riflessione molto interessante sul fatto che la sua vittoria fosse come una “scala”, ovvero un percorso da compiere per aumentare la consapevolezza dell’arte drag, anche come atto politico. Tu l’arte drag la vivi come semplice intrattenimento o anche per te c’entra l’atto politico?

“C’è sempre politica: già soltanto il mettermi in drag per me è un atto politico. Si sfonda il muro dei pregiudizi quando vedi un ragazzo che si veste da donna. Quindi sì, il drag è un atto politico. Io ho fatto parte per tanti anni e tutt’ora collaboro con l’Associazione Culturale Mario Mieli. Ho sempre cercato di portare con l’arte drag la mia espressione dell’arte, ma voglio utilizzarla anche per fare attivismo politico. Per un periodo della mia vita andavo nelle scuole durante le autogestioni a fare dei corsi sulla sensibilizzazione sulle tematiche LGBTQIA+, quindi sì, sicuramente la politica è una componente fondamentale del drag”.

Chiudiamo con una nota più ironica: ci sono personaggi tv che secondo incarnano bene lo spirito dell’arte drag?

“Qualsiasi tipologia di comico, di attore che è en travesti è già una piccola forma di drag. Solo che prima non si capiva, non si sapeva. Per esempio un Leo Gullotta al Bagaglino vestito dalla regina Elisabetta: voi l’avete visto in tv, ma non sapevate che quello era drag”.

E chi vedresti bene in drag?

“Daniele Gattano, il mio co-conduttore del Mix Festival (Nehellenia ha condotto la serata finale, andata in scena a Milano il 29 settembre scorso, ndr)! Gli ho detto che in drag sarebbe pazzesco, potrebbe interpretare Britney Spears! Abbiamo già trovato il nome: Monica Vittima!”

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