Mia Ceran a TvBlog: “La sfida sarà farmi amare dal pubblico di Tv Talk”
Pronta a debuttare con Tv Talk, Mia Ceran si racconta e sul possibile trasferimento nell’access dice: “È un’ipotesi di cui si è discusso”.
È chiamata a raccogliere un’eredità pesante Mia Ceran, che domani pomeriggio, sabato 28 settembre, debutterà alle 15:00, su Rai 3, alla conduzione di Tv Talk. A cederle il testimone è stato lo stesso Massimo Bernardini, che ha deciso di lasciare la trasmissione dopo averne condotto diciannove edizioni – escludendo dal computo le quattro edizioni di Il Grande Talk.
La giornalista arriva così alla conduzione di un programma con una lunga storia e con un cast di volti divenuti ormai familiari al pubblico televisivo. Insieme a Ceran, i telespettatori ritroveranno Cinzia Bancone, Silvia Motta e Sebastiano Pucciarelli. Fra gli ospiti della prima puntata non mancheranno neanche Giorgio Simonelli e Riccardo Bocca, due habitué del programma. La novità saranno i “target”, ovvero due ospiti di diversa fascia d’età, estrazione sociale, provenienza geografica, che esprimeranno la loro opinione sui programmi televisivi.
Qual è la prima cosa che hai deciso di fare quando hai saputo che avresti condotto Tv Talk?
Ho deciso di praticare una dieta televisiva onnivora, che non ha niente a che vedere con i miei gusti o le mie inclinazioni. Ho cercato di fare uno studio su larga scala della televisione.
Alcuni anni fa dicevi di fare parte di “una generazione cresciuta con lo spettro del crepuscolo perpetuo” a proposito della televisione. Hai cambiato opinione?
Pur confermando lo stato crepuscolare che la tv sta affrontando, credo che ora stia ritrovando una centralità proprio grazie ai social. La circolazione di frammenti di tv generalista sui social ha agito come lifting per il mezzo televisivo.
Quando ti è stata proposta la conduzione di Tv Talk, hai subito accettato?
Sì, ho subito accettato di condurre Tv Talk perché è un programma che amo. Per me è un orgoglio essere stata individuata dall’azienda in dialogo con Massimo (Bernardini, ndr): so infatti che lui ha tracciato un identikit e l’azienda lo ha seguito, cosa che non era affatto scontata, come lui stesso ha detto.
Alla vigilia di un debutto così importante, qual è l’aspetto che ti preoccupa di più?
Un cambio alla conduzione rappresenta sempre un grande cambiamento per un programma. Anche se in questo caso il passaggio di testimone è stato molto romantico e io mi sono sentita molto abbracciata da Massimo, al pubblico tu, come trasmissione, ti presenti come se fossi completamente nuova. Sento però il pubblico di Rai 3 molto affine a me. In tv ho cambiato spesso pelle: mai come in questo caso ho sentito una tale aderenza con il prodotto. So di avere la fama di “algidona”: spero che l’emozione che c’è nell’affrontare questa nuova partita mi permetta di rompere quella corazza presente a livello televisivo.
TvBlog ha svelato nelle scorse settimane l’ipotesi di un cambiamento di collocazione per Tv Talk. Per ora partirete nel tradizionale orario delle 15:00, ma da gennaio potreste finire nell’access del sabato sera. Come vivresti questo eventuale spostamento?
Adesso la sfida per me è entrare in punta di piedi e riuscire a farmi amare dal pubblico, convincendo quelle persone che seguono il programma da anni che sono degna dell’occasione che mi è stata data. Sono abituata ad affrontare le cose una alla volta, sia per indole sia per l’esperienza da mamma negli ultimi anni. La valutazione su un eventuale spostamento sarebbe fatta non da un singolo individuo, ma da una rosa di persone, vedendo coinvolti anche marketing e palinsesti. Qualora, quindi, questa decisione dovesse essere presa, spero venga fatto a ragion veduta.
L’ipotesi, dunque, non è tramontata?
È un’ipotesi di cui si è discusso, ma di cui non si è più parlato quando si è deciso di partire con il programma al consueto orario.
Nonostante il tuo arrivo, sia davanti che dietro le telecamere non cambia la squadra di Tv Talk. A parte l’introduzione dei “target”, quali novità ti piacerebbe portare nel programma?
A me piacerebbe moltissimo trovare il modo per raccontare come i social sono riusciti a rendere rilevante la tv per dei target che non sono abituati ad accendere il televisore. Mi affascina molto questa seconda vita che la televisione ha in rete, anche perché è un qualcosa che non può essere previsto dagli stessi programmi. Non sono i pur bravi social media manager a decidere quello che diventa virale. Penso, ad esempio, a Temptation Island o Belve: sono diventati virali non per un investimento voluto.
Almeno inizialmente può essere vero questo, poi, progressivamente, si cerca anche di strizzare l’occhio a ciò che “funziona” sui social.
Certo. Però una donna estremamente intelligente come Francesca Fagnani all’inizio non ha sicuramente studiato a tavolino il successo social che poi il programma ha riscosso.
Ci può essere il rischio, in una stagione che vedrà anche appuntamenti importanti, come le presidenziali negli Stati Uniti, che Tv Talk viri più sull’attualità, mettendo da parte l’analisi del prodotto televisivo?
Guardando quella che è la scaletta della prima puntata, mi verrebbe da dire proprio di no. Almeno al debutto ci soffermeremo di più sull’intrattenimento. Occasionalmente ci potranno essere puntate con un bilanciamento diverso. Condivido però con la squadra che lavora al programma l’interesse per le stesse cose: finora nelle riunioni di redazioni ci siamo accesi in discussioni sugli stessi argomenti. Per questo credo che di volta in volta riusciremo a capire insieme qual è il giusto bilanciamento da dare alla singola puntata.
Cerchiamo ora di analizzare quello che è stato finora il tuo percorso televisivo. I tuoi esordi sia da inviata che da conduttrice sono legati al racconto della politica. È stata una tua scelta quella di allontanarti da questo ambito o è un qualcosa che hai subito?
Ho deciso io, a un certo punto, di non rimanere dentro il racconto politico perché quando sono diventata conduttrice, con Millenium, ho capito che l’approfondimento politico richiedeva una serie di talenti, competenze e conoscenze dei meccanismi televisivi. A 27 anni forse non ero pronta. Quando Giancarlo Leone mi propose di andare a condurre l’edizione estiva di Unomattina, Andrea Vianello, che mi aveva fatto esordire alla conduzione e si sentiva un po’ il mio padre professionale, mi sconsigliò di accettare. Io invece, quella a Unomattina Estate, la trovai un’esperienza rassicurante e da quel momento per me virare è stato abbastanza naturale, anche se in quel momento non avrei mai pensato di arrivare all’intrattenimento.
Rai Dire Nius è stato il vero momento di svolta.
In quel caso la decisione da parte mia non è stata immediata. La Gialappa’s mi aveva contattato perché cercava un giornalista che facesse la foglia di fico rispetto alle loro intenzioni. Io non ero sicura di potermi confrontare con una prova di questo tipo e soprattutto di compiere una tale svolta. Alla fine ho accettato perché per me la Gialappa’s e il Mago Forest sono dei miti televisivi: in questo rivendico un amore per la televisione che è abbastanza trasversale. Mi ha convinto la fiducia che hanno riposto in me. Poi sono seguiti cinque anni di Quelli che il calcio con Luca e Paolo, che sono stati una palestra fantastica: era una macchina composita e in alcuni tratti quasi circense. Mi ha dato una conoscenza dei meccanismi televisivi strepitosa. È come se fossi stata per tantissimi anni una studentessa. Televisivamente non rinnego niente: è stato tutto bello e necessario. Forse non tutto – cinicamente parlando – è stato la mossa di carriera azzeccata, ma poco mi importa.
Pensi di aver perso delle opportunità scegliendo un percorso televisivo che si staccasse dall’ambito giornalistico, abbracciando invece l’intrattenimento?
Può essere, però adesso con Tv Talk torno ad un programma con un’importante componente giornalistica. Da un lato mi sembra di tornare a casa, dall’altro, essendo ormai televisivamente grande, ho imparato cosa è più nelle mie corde e cosa no. Ora so anche dire dei no più convintamente rispetto a proposte che poi, con il tempo, capisci non essere adatte a te.
Non hai mai parlato della chiusura di Quelli che il calcio, avvenuta nel dicembre 2021 dopo il trasferimento in prima serata e il conseguente cambio di nome. Come hai affrontato quella situazione?
La mia esperienza di Quelli che il calcio era terminata con la stagione precedente. Eravamo consapevoli che, nonostante l’affiatamento del gruppo e la forza del brand, il cambio di collocazione ci avrebbe costretti a confrontarci con la difficoltà di fare una prima serata d’intrattenimento senza un vero format. Quella era una sfida completamente nuova, non era più Quelli che il calcio. Quando salutai a maggio 2021, mentre ero incinta del mio primo figlio, mi venne da piangere perché sapevo che si era conclusa un’epoca, anche se il passaggio in prima serata fosse stato un successo.
Nella stagione televisiva 2022-2023 hai condotto su Rai 2 Nei tuoi panni, un programma che non ha ritrovato conferma nei palinsesti. Quella scelta dipese dagli ascolti che il programma aveva registrato o pagasti la decisione di lasciare il programma prima del termine della stagione, non tornando in onda dopo la nascita di tuo figlio?
Il programma all’inizio fece effettivamente molta fatica andando in onda in una nicchia di palinsesto dominata dai programmi che fanno cronaca. Noi cambiammo leggermente pelle e il programma salì arrivando a totalizzare una media del 4% di share. Per me e per la squadra con cui lavoravo l’operazione di crescita, conquistandoci con il sudore ogni singolo telespettatore, era stata una battaglia vinta. Poi io ho lasciato il programma prima del previsto, perché come avevo confessato non ce la facevo più a reggere i ritmi, anche perché si trattava di un programma quotidiano, che comporta un carico di lavoro enorme. Non l’avrei comunque più fatto sia per il mio impegno in famiglia che per l’impegno quotidiano che ho con il mio podcast.
Il programma non ti è stato però neanche offerto per la stagione successiva?
No, non mi è stata fatta nessuna proposta per la stagione successiva. I programmi si possono anche difendere con le unghie e con i denti, dimostrando con tanto di numeri la crescita che si ha avuto. Farlo vuol dire difendere qualcosa in cui sai che ci puoi spendere anima e corpo tutti i giorni. Per me non era così, ma non è stato semplice, anche perché c’era una squadra che ci aveva creduto e aveva fatto tanto per questo programma. Avrei lottato anche per loro, ma non ero in grado di farlo.
Hai già detto di aver invitato alla prima puntata Massimo Bernardini, ma lui ha declinato la proposta. Ritenterai da qui al termine della stagione?
Certo, io ho il suo numero di telefono, quindi lui ha una stalker alle calcagna (ride, ndr). Succederà sicuramente: glielo continuerò a chiedere finché non vorrà tornare in quella casa che ha costruito.
Qual è il consiglio più importante che ti ha dato?
Mi ha dato una serie di impressioni e consigli su diversi argomenti. All’ennesima mia domanda mi ha detto: “Adesso vai tu”. Questo è il consiglio più importante che mi ha dato.