BellaMa’: un senso non ce l’ha…
Su Rai 2, è tornato BellaMa’, il “talent show di parola” condotto da Pierluigi Diaco. La recensione della prima puntata di TvBlog
Vorremmo trovare un senso a BellaMa’ anche se BellaMa’ un senso non ce l’ha.
Con questa dotta citazione del Blasco, diamo il via alla recensione della terza edizione di BellaMa’, il programma di Pierluigi Diaco tornato in onda oggi pomeriggio su Rai 2.
L’unica cosa bella di questa prima puntata è stata l’ospite che ha caratterizzato la prima parte dell’appuntamento odierno ossia Stefania Sandrelli, un’ospite di prestigio, senza ombra di dubbio, non valorizzata tra l’altro.
Per quanto riguarda il resto, BellaMa’ si conferma un mezzo mistero della tv italiana al punto che è compito improbo comprendere i motivi per i quali questa sorta di varietà “artigianale”, come sovente viene definito da Pierluigi Diaco, sia riuscito ad arrivare alla terza stagione, stando a quanto abbiamo visto in questi due anni.
Il concetto di “talent show di parola”, qualunque cosa significhi, continua a non convincere e la dicotomia Boomer-Gen Z ha decisamente stancato. Questo fantomatico “talent di parola”, da tempo, non è più al centro del programma (anzi, non è mai stato al centro del programma) ma è una sorta di contorno a tutte le idee che vengono concepite e messe in atto per riempire la puntata. Oggi abbiamo assistito ad una rubrica dedicata a Sanremo che farà da countdown (cinque mesi prima) al prossimo Festival condotto da Carlo Conti e al ritorno, per la rubrica fissa del lunedì, di Adriana Volpe e Antonella Elia che hanno ballato la pizzica, con un blocco protratto il più possibile.
Sottolineare costantemente l’artigianalità di un programma è un modo scaltro per celarne le evidenti mancanze. Già dalla sigla iniziale con il corpo di ballo e la band, a BellaMa’ si respira un’aria di approssimazione, per non scrivere altro.
Pierluigi Diaco la chiama “improvvisazione”, atteggiandosi quasi a nuovo Fiorello e sottolineando, spesso, la mancanza di scaletta, i pochi mezzi: mettere in risalto i limitati mezzi per attribuirsi implicitamente i meriti di tirare su un programma televisivo con poco.
Il resto è senso dell’ironia da quinta elementare (come la sigletta Facciamo i Conti, con i suggerimenti da dare a Carlo Conti per Sanremo 2025), risate inutili e forzate, retorica, tanta retorica (“La seduzione è anche saper entrare nello spirito di questo programma”, le parole di Diaco dopo aver obbligato Stefania Sandrelli a cantare oppure “Questo programma sarà casa vostra fino a quando andrà in onda” rivolto a Volpe ed Elia) e un modo di fare tv da paleotelevisione (“Rai 2, la rete del buonumore!”).
Le rubriche di domani, per la cronaca, saranno Tutti recitano e Tutti cantano le emozioni.
L’impressione è che qualunque cosa la mente umana riesca a partorire per un programma tv, per BellaMa’ andrebbe bene.