ReStart 2024, che fatica! L’economia rimane un oggetto misterioso nel mattino di Rai 3
A due anni dall’approdo nella nuova fascia oraria si fatica ancora a comprendere il target del programma di Annalisa Bruchi.
Si è appena chiuso il calciomercato estivo. Orde di nomi dal suono esotico affollano le rose delle squadre della nostra serie A, allo scopo di renderle più competitive. Il Verona, ad esempio, che lo scorso dicembre navigava nelle cattive acque della retrocessione, è stato protagonista di un grande girone di ritorno grazie all’acquisto di carneadi che si sono rivelati molto validi (Noslin su tutti, poi approdato alla Lazio). E ancora meglio è partito in campionato con nuovi acquisti come Livramento e Mosquera. Altre volte però alcuni acquisti si rivelano fallimentari. Per questo tipo di giocatori arriva l’etichetta di “oggetto misterioso”. Ed è purtroppo questo il caso di ReStart.
Alla quinta edizione, di cui tre in seconda serata su Rai 2, da due il programma è approdato nel daytime di Rai 3 con Annalisa Bruchi alla conduzione, presente sin dagli esordi. La missione di parlare di economia in maniera accessibile alle 9.45 è incontrovertibilmente ardua, ma la trasmissione presenta ancora sin troppe sbavature (qui la recensione dello scorso anno). Ma ecco cosa è successo nella prima puntata.
Inizio soft con il caso Sangiuliano, poi arriva l’econ0mia (e i problemi)
Il kick off di ReStart si apre con un breve servizio scanzonato sull’esperienza di Giorgia Meloni al Forum degli imprenditori di Cernobbio. Il giornalista si diverte a giocare sul cognome Boccia, ovviamente con riferimento all’influencer Maria Rosaria; la colonna sonora è 30°C di Anna, tormentone di questa estate 2024 (“Il forum degli imprenditori dimostra di non disdegnare le politiche economiche della premier, insomma non la … boccia“).
Cernobbio almeno nei primi minuti si rivela quindi un pretesto per parlare del caso Sangiuliano, ovvero di politica. In studio Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, Augusto Minzolini de Il Giornale, Agnese Pini, direttrice dei quotidiani QN, La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino. Bruchi parla di una questione di genere nel definire Boccia signora e dottoressa, ma onestamente questo commento risulta poco a fuoco. E subito dopo chiama la presidente del Consiglio “la Meloni”. Curioso da chi pochi secondi prima ha posto una questione di genere (l’Accademia della Crusca raccomanda di evitare l’uso dell’articolo davanti ai cognomi di donna, ma ci rendiamo conto che nel parlato sia difficile).
L’economia entra in maniera soft un po’ più tardi e infatti è da quel momento che iniziano i problemi. Bruchi problematizza l’assenza di un governo in Europa (“Troppa burocrazia in Ue?“), ma gli interlocutori non sembrano raccogliere.
Segue un segmento molto ampio sulla crisi della Volkswagen in Germania. Il servizio si incentra in particolar modo su Daniela Cavallo, prima donna a capo del consiglio di fabbrica dal quale dipendono i destini di 662 mila lavoratori. Bruchi in studio esalta l’italianità della sindacalista, di origini calabresi ma nata a Wolfsburg, mentre quando il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri parla di salario minimo getta la palla della discussione altrove.
Si conclude con una parte un po’ più basic dedicata all’inflazione e collegamenti da un mercato in stile Del Debbio. Una telespettatrice scrive chiedendosi come mai nonostante l’abbassamento dell’inflazione le sembri di spendere sempre la stessa cifra, ma la risposta dell’esperto si rivela arzigogolata. ù
Qual è il pubblico di ReStart? Alle 9.45 gli esperti di economia al lavoro da un pezzo
Non risulta dunque ancora chiaro il target di ReStart. Alle 9.45 del mattino il pubblico esperto di economia è al lavoro da un bel pezzo e dubitiamo che dalle 18 accorrano in massa su Raiplay per gustarsi ciò che si sono persi (?). Insomma, ReStart non rappresenta una sorta di Economia per negati.
Consigli non richiesti
Ma è proprio in questa negazione che potrebbe nascondersi la chiave per un ReStart con altre accezioni. Si potrebbero sfruttare per esempio le potenzialità dello schermo per spiegare il difficile linguaggio settoriale della disciplina (inflazione, stagnazione). Oltre a una conduzione più leggera e meno “gilettiana“.