La ruota della fortuna gira ancora per il bene di un format mai invecchiato
E’ tornata La ruota della fortuna, forte dei risultati della scorsa primavera. Una conferma che fa bene ad un format che non tramonta.
E così La ruota gira ancora. Lo fa forte di un affetto da parte del pubblico a casa che nel maggio scorso ha riabbracciato un titolo storico che, diciamoci la verità, non è mai tramontato. C’è chi ha creato alternative, ma alla fine La ruota della Fortuna torna, sempre. Pensateci, un programma esordito nel 1989 capace ancora oggi di poter attrarre un nuovo pubblico con ingredienti di gioco semplici. Non un lavoro facile per un format volgarmente chiamato ‘stagionato’, ancor di più complicato davanti ad una platea totalmente rivoluzionata.
In apertura della prima puntata Gerry Scotti è visibilmente emozionato, si lascia cullare da un lungo applauso. Ne ha tutte le ragioni per goderselo essendo colui che ha messo la faccia sul ritorno di un gioco apprezzato – numeri alla mano – anche da un nuovo pubblico. Ce l’ha fatta. Se ne rende conto e, rendendosene conto, ha qualcosa da dire al pubblico. Un messaggio di gratitudine che vale la pena sottolineare:
Siamo tornati, ma se siamo tornati c’è una semplice ragione. Lo facciamo per voi, per l’accoglienza e il successo che avete tributato a questo programma. La prima parola che voglio dire in apertura di questa edizione è Grazie a tutti voi.
Mike non ha mai avuto dubbi quando dichiarò “Gerry Scotti sarà il mio erede“. Non solo ha avuto ragione, ma La ruota ha avuto la fortuna di finire nelle mani più giuste, ciò che merita. Empatizzare con i giocatori, scherzare con loro, partecipare a gioie e dolori di chi è protagonista rende più piacevole anche il corso del gioco, il pubblico viene coinvolto più facilmente. Scotti – non uno nato ieri – lo sa bene.
Con lui è tornata anche Samira Lui, già apprezzata a L’eredità prima e al Grande Fratello poi, esperienza diventata galeotta che l’ha portata all’approdo in un altro preserale. La bell’alchimia creata con Gerry, complici i siparietti con il conduttore, lo stile ironico e la battuta sempre pronta vince e convince.
Sebbene il meccanismo sia apparentemente statico, a movimentare il gioco è la ruota di spicchi colorati che celano sorprese sorridenti o più amare. I concorrenti la guardano speranzosi di poter trovare la gloria di poter citare l’iconica “D come Domodossola” e magari riuscire a riempirsi le tasche di un sostanzioso montepremi.
Qualche ritocco c’è. Il bonario “Jolly Gerry” diventa arma d’immunità nei primi tre round regolari, chi vi capita sul “Passamano”, sul “Bancarotta” o in caso di errore, il concorrente può sfoggiarlo di fatto salvandosi dai momenti di empasse. L’accattivante round veloce ‘super fast’ invece vede il concorrente alle prese con la memoria visiva fissando il tabellone su cui compaiono lettere ad intermittenza.
Giancarlo Giovalli in regia colma parzialmente una lacuna visiva legata al riquadro della concorrente portato sul tabellone. Lo utilizza (per ora) solo nel segmento di gioco dedicato allo spicchio express, ma qui c’è chi auspica che questa tecnica di ripresa venga implementata nell’arco di tutta la puntata quando viene inquadrato il tabellone, magari posizionato in alto sullo schermo, proprio come Mario Bianchi fece nelle storiche edizioni della Ruota con Mike. Giovalli riserva sempre qualche sorpresa dietro l’angolo.
Altro cambio (questo non proprio positivo) è il superpremio legato al gioco finale con il campione (o campionessa). La macchina (non facciamo pubblicità) in palio quest’anno si è notevolmente ristretta rispetto al tipo di automobile messa in palio la scorsa primavera. Motivi di budget o una scelta che ne prescinde da questo? Chissà, certamente i concorrenti che hanno potuto vincerla nella scorsa edizione si riterranno più beati di altri…
Resta il dato di fatto: La Ruota della fortuna si è conquistata meritatamente il ritorno. Una conferma positiva.