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Only Murders in the Building 4, recensione: i rischi fanno bene a una serie che si è guadagnata la definizione di “cult”

Il podcast true crime del trio protagonista potrebbe diventare un film: all’Arconia arriva Hollywood! E la serie, prendendosi qualche rischio, trova ancora una volta il giusto equilibrio tra crime, comedy e crescita

26 Agosto 2024 18:01

Tra tutte le stagioni finora prodotte, Only Murders in the Building 4 (da domani, martedì 27 agosto 2024, su Disney+, con uscita a cadenza settimanale) è la più rischiosa e, al tempo stesso, quella che riporta la storia alle origini. Rischiosa perché l’autoironia prende il sopravvento, trasformando la trama in una meta-trama in cui il successo della serie viaggia a braccetto con quello del podcast protagonista della serie; ma al tempo stesso il mistero di stagione sembra riprendere quel senso di curiosità e caos apparente che solo la rivelazione del finale potrà sistemare. Di certo, Only Murders in the Building resta una delle migliori serie dramedy scacciapensieri che si possano desiderare di vedere a fine giornata.

La trama di Only Murders in the Building 4

Scopriamo innanzitutto la trama di questa stagione. La vita di Charles (Steve Martin), Oliver (Martin Short) e Mabel (Selena Gomez) viene travolta da un nuovo omicidio, che porta quindi a una nuova indagine. Questa viene però letteralmente travolta da una novità per i tre protagonisti: il loro podcast (che porta il nome della serie), diventato ormai un successo, sta per diventare un film.

Produttori, registe, sceneggiatori e troupe iniziano a girare intorno alle vite di Charles, Oliver e Mabel, un po’ esaltati ma anche (soprattutto Mabel) intimoriti su cosa questo possa significare per la loro vita privata. E c’è di più: all’Arconia giungono anche chi li interpreterà, ovvero Eugeny Levy, Eva Longoria e Zach Galifianakis.

Per il trio protagonista, la sfida diventa doppia: capire chi ce l’ha con Charles e sopravvivere al circo che si presenta sotto casa loro per realizzare il film del loro podcast. Tra un viaggio ad Hollywood e uno nella Torre Ovest dell’Arconia, scoprire l’assassino potrebbe non essere più così prioritario per i tre protagonisti.

Only Murders in the Building 4, la recensione

Un successo consapevole

Nata come serie di nicchia, la cui formula crime+comedy e il cui cast destava molta curiosità sulla carta, Only Murders in the Building è diventata una di quelle serie tv da godersi senza troppi pensieri: semplice ma non superficiale, ben interpretata ma senza strafare, divertente ma mai volgare, in queste stagioni OMITB ha raggruppato fan di ogni tipo, dall’appassionato di misteri all’amante della commedia più classic way.

La quarta stagione non si nasconde più dietro i tentativi di trovare una strada che metta d’accordo tutti, semplicemente perché quella strada l’ha trovata fin dalla prima stagione, senza dover faticare troppo. Ma se nelle prime tre stagioni c’era l’impressione che si dovesse continuare a dover dimostrare qualcosa, con la quarta cadono tutte le incertezze.

Only Murders in the Building 4 è la stagione della consapevolezza di essere entrati a far parte delle serie cult, quelle che sappiamo già ci mancheranno una volta che avremo visto l’ultimissimo episodio. Quella formula che, su carta, sembrava promettente, è riuscita a rimanere sempre fedele a se stessa. Missione non facile, questa, dal momento che ogni stagione la serie propone un giallo differente in un contesto (l’Arconia) ristretto.

Eppure, da Cabot Cove a Gubbio, sappiamo bene che non è l’alta concentrazione di omicidi nella stessa location a fermare il pubblico dal vedere nuovi episodi. Piuttosto, il rischio era quello di perdere freschezza e ironia, ma il rischio è stato scampato. E nella quarta stagione, invece, si rilancia.

Ecco, così, la storyline “meta”, con un film realizzato dal podcast che da il nome alla serie. Una sorta di matrioska dentro cui si possono trovare vari livelli e che funziona: l’idea permette di “far prendere aria” all’Arconia, di introdurre nuovi personaggi in maniera meno forzata e di dimostrare che il format può espandersi e trovare nuovi spunti di racconto e di evoluzione.

Il potere del trio

Ingredienti imprescindibili di questa formula sono Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez: i primi due affiatati come già sapevamo, la terza un’insolita aggiunta che riesce a prestare bene quel punto di vista stupito e un po’ scocciato delle nuove generazioni di fronte a tutto ciò che ha più di vent’anni.

La serie continua e deve continuare a tornare su loro tre per avere un senso: è uno di quei casi in cui difficilmente si potrebbe pensare di proseguire se uno di loro decidesse di lasciare per dedicarsi ad altro. Ma Charles, Oliver e Mabel potranno continuare a reggere?

Ci spieghiamo: in quattro stagioni questi personaggi sono cresciuti, si sono innamorati, hanno avuti dubbi su loro stessi, cercato una rivalsa e, ora, sono di fronte a una (rinnovata e) inaspettata popolarità. Eppure, restano uguali a loro stessi rispetto alla prima stagione. I piccoli passi che hanno fatto Charles, Oliver e Mabel in termini di progresso si giustificano con la necessità di non volersi concentrare troppo sulle loro esistenze, restando questa una serie con al centro un giallo.

Ma dopo quattro anni il pubblico vuole e deve saperne di più anche di loro, non solo dei segreti dell’Arconia e di chi ci vive: tutto fattibile, insomma, purché il trio rimanga tale e compatto nel proprio percorso. Perché se la storia è cominciata con tre vicini di casa accomunati da una passione, è così che deve continuare.

Quel patto con il pubblico confermato

Se anche Only Murders in the Building 4 riesce a conquistare è perché, come abbiamo già detto, non ci sono stravolgimenti dovuti all’arroganza di voler fare sempre di più. I binari della serie continuano ad essere sotto gli occhi della writers’ room, che li percorre senza voler fare deviazioni.

Il pubblico può così contare su quel rapporto di fiducia che fin dalla prima stagione garantisce loro una storia dai contorni chiari (o che, meglio, si chiariscono puntata dopo puntata, come ogni giallo che si rispetti) e che, al tempo stesso, fornisce alla produzione una fan base leale. Un patto confermato nella quarta stagione, unica nel suo genere per la capacità di dare qualcosa di più ma anche di non dimenticarsi delle ragioni del successo di questa folle idea diventata ormai un appuntamento fisso di fine estate e inizio autunno.