Il caso O.J. Simpson, dopo 30 anni la protagonista è Nicole Brown
A 30 anni dall’omicidio di Nicole Brown e Ron Goldman e a 4 mesi dalla scomparsa dell’uomo ‘prosciolto’ per il loro omicidio, arriva su Sky un doc che ripercorre la vita (e la morte) dell’ex moglie di O.J. Simpson.
Sono passati 30 anni dal sanguinoso omicidio di Nicole Simpson Brown e di Ron Goldman nella notte di Los Angeles: un doppio assassino compiuto da uno sconosciuto, stando al verdetto del processo penale più seguito, discusso e incredibile degli USA, ma firmato dall’ex marito della donna, O.J. Simpson, per i giudici del procedimento civile che ha riconosciuto nella leggenda del Football l’autore del massacro del 13 giugno 1994. Il caso O.J. Simpson è da 30 una ferita aperta nel sistema giudiziario americano, un prima e un dopo per la società civile, un caposaldo della cultura popolare: le immagini della sua fuga su una Ford Bronco bianca, inseguito da decine di auto della polizia che sembrano scortarlo, più che braccarlo, sulle autostrade di Los Angeles, con la gente che si ferma e lo applaude, restano incredibili,anche 3 decenni dopo.
Il processo a O.J. Simpson
Se il processo penale ha tenuto banco per mesi in diretta tv, dominato dal ‘dream team’ di avvocati di Simpson capace di trasformare una lunga lista di prove (dal sangue nell’auto di Simpson alle impronte delle sue scarpe nel vialetto del massacro, dal suo guanto esclusivo sulla scena del crimine alle macchie nella sua villa di Rockingham) in una macchinazione costruita dalla LAPD ai danni di un eminente membro della comunità nera. Il processo contro O.J. Simpson si trasformò in un processo contro la polizia, in una rivolta contro il razzismo dominante nelle forze dell’ordine negli Usa degli anni ’90.
E così le violenze contro Nicole Brown, le sue denunce per violenza domestica, la lunga storia di lividi, minaccie, stalking furono dimenticate: il tutto si trasformò in una battaglia tra ‘bianchi’ e ‘neri’, che lasciò lei e Ron Goldman – un giovane cameriere del ristorante Mezzaluna dove la famiglia Brown era andata a cena quella sera che si trovò nel posto sbagliato nel momento sbagliato – senza giustizia.
Ci pensò qualche anno dopo una richiesta di risarcimento a ristabilire la priorità giudiziaria: nel processo che si svolse a porte chiuse e senza dream team, le rivendicazioni di Johnnie Cochran, la sua straordinaria retorica, il suo celeberrimo claim per l’assoluzione (“If it doesn’t fit, you must acquit”, riferendosi ai guanti di pelle trovati tra la scena del crimine e casa del giocatore – ormai rinsecchiti e contratti dal sangue rappreso – che Simpson non riuscì a infilarsi) non ebbero spazio. La giuria – alla quale non era richiesta l’unanimità – riconobbe Simpson colpevole: per lui non c’era più il timore del carcere, ma la condanna a un risarcimento economico che non rispettò mai. Le difficoltà economiche lo portarono poi in galera, anni dopo, per una vicenda di trofei rubati, di minacce, di risse.
Il caso O.J. Simpson, il doc per i 30 anni dell’omicidio su Sky Crime
A ricostruire minuziosamente quel processo, con tutti gli errori e le leggerezze dei detective della LAPD e dei procuratori di Los Angeles da una parte e l’incredibile strategia difensiva del dream team – di cui faceva parte quel Robert Kardashian che ha segnato, indirettamente, un altro capitolo della cultura pop occidentale – ci ha pensato la meravigliosa miniserie di Ryan Murphy, American Crime Story: Il caso O.J. Simpson. A raccontare, invece, gli anni difficili di Nicole Brown, moglie di un uomo difficile e violento e madre di due bambini dalle vite spezzate, ci pensa la docuserie in onda da martedì 27 agosto su Sky Crime e NOW: il titolo, ahinoi, non spicca per originalità e finisce per tradire la natura stessa del doc, ma di certo da noi fa più presa il nome di lui che quello della vittima dal momento che si è optato per “Il caso O.J. Simpson” cancellando ogni riferimento a Nicole, che invece è il cuore del titolo originale, The Life and Murder of Nicole Brown Simpson.
Se il titolo confonde, a far la differenza tra titoli fictional e documentari c’è – oltre al linguaggio, ovviamente – proprio la scelta di puntare sulla vita di Nicole. La ripercorrono soprattutto le sorelle, le amiche e i vicini di casa: si va dalla criticata Faye Resnick all’immancabile Kris Kardashian Jenner, dalle sorelle Denise, Dominique e Tanya all’amico della coppia Kato Kaelin, che durante il processo divenne un personaggio tv. Tra le testimonianze più interessanti, anche perché meno note e già sentite dai più, ci sono quelle dei vicini di casa di Rockingham, in cui viveva da sposata, e in quelle che l’hanno vista cercare di rifarsi una vita, fino al condominio di Bundy Drive, dove è stata uccisa.
Il caso O.J. Simpson, la docuserie
Le 4 puntate della docuserie, in onda da martedì 27 agosto alle 22:00 su Sky Crime e NOW, si incentrano su alcuni video inediti e su testimonianze meno note con cui si cerca di fare luce sul rapporto tra Nicole e O.J. Simpson. Più di 50 intervistati, con alcuni elementi sul comportamento dei genitori di Nicole che finora sono emersi meno, che ripercorrono la storia, per lo più nascosta dalla stessa Nicole, sulle violenze psicologiche e fisiche subite e sulla sua paura/certezza di diventare prima o poi vittima della gelosia e della smania di possesso del campione di football, diventato al processo la ‘vittima’ delle diseguaglianze razziali perpetrate dalla polizia di Los Angeles. Delle chiamate al 911 per percosse, della voce di Nicole ‘incisa’ sul suo diario personale, delle minacce riportate anche dai testimoni al processo, in breve della vera vittima, la giustizia penale non ha tenuto conto. E ancora oggi sembra incredibile…