Che sarà, da programma ‘fantasma’ a nuovo simbolo di Rai 3. Una metamorfosi datata 20 aprile
Il 20 aprile, giorno del caso Scurati, ha rappresentato una svolta per Che sarà. Da lì la Bortone ha dato il via ad un’intelligente e furba strategia di militanza ed appartenenza, assai aderente all’identità storica della terza rete Rai
Che sarà ha avuto un prima e un dopo e a segnare questo confine è la data del 20 aprile. Quel sabato, di primissima mattina, esplode il caso Scurati, con l’annuncio da parte di Serena Bortone della cancellazione del monologo che lo scrittore avrebbe dovuto leggere e dedicare alle celebrazioni del 25 aprile. “Devo prima di tutto a Scurati e a voi telespettatori la spiegazione del perché non lo vedranno in onda – afferma la conduttrice ad inizio puntata – il problema è che questa spiegazione non sono riuscita ad ottenerla nemmeno io”.
Quella sera viene tracciato un segno indelebile, una linea di demarcazione. Perché se il 13 aprile, ultima uscita prima dell’accaduto, lo share era stato del 3,4%, pari a 582 mila spettatori, quella sera il pubblico sale a quota 900 mila, con addirittura un +1,5% rispetto alla settimana precedente.
E’ la svolta per un programma che aveva viaggiato per lunghi mesi a luci spente, puntualmente battuto da La7 e Massimo Gramellini (suo predecessore) e alla costante ricerca di un’identità, trovata a gennaio dopo mille modifiche scenografiche. Dal tavolo in stile Che tempo che fa degli esordi, accompagnato da ospiti seduti in fila su una panca, si era infatti passati alle poltrone appariscenti e multicolore, a loro volta abbandonate dopo la pausa natalizia per altre dalla tonalità rossa. Da qui una nuova storia e un contenitore ben ricamato e gradevole, capace di mescolare la leggerezza (con un Gene Gnocchi finalmente centrato) alle storie più serie, filone che la Bortone si è portata dietro da Oggi è un altro giorno.
Tutto però era passato sottotraccia. Che sarà non godeva di titoli sui giornali, né di particolari attenzioni sui social. Fino a quel 20 aprile, che ha acceso senza interruzione un occhio di bue sul talk.
Ecco allora che la Bortone ha dato via ad una ulteriore fase, l’ultima. Quella della ‘pasionaria’ irriducibile, con il lancio di una intelligente e furba strategia di militanza ed appartenenza, assai aderente all’identità storica della terza rete Rai, venuta a mancare nell’ultima stagione, con gli addii di Fazio, Annunziata, lo stesso Gramellini e l’approdo di volti tutt’altro che riconoscibili come Nunzia De Girolamo ed Edoardo Sylos Labini.
La Bortone è cambiata nei modi, nei toni e persino nelle espressioni del volto. La sua conduzione è diventata calorosa ed emotiva, con il tema del ‘fascismo’ entrato prepotentemente in scaletta, con annesse prese di posizione della padrona di casa.
Rimuovere la Bortone, pertanto, rappresenterebbe un errore. E a commetterlo sarebbero gli stessi che, a pochi giorni dalla Festa della Liberazione, dissero di no a Scurati, generando una rilevanza che Che sarà non avrebbe mai raggiunto. Insomma, un doppio harakiri.