Unomattina Weekly, un programma che non esiste (eppure è alla terza edizione)
Come arrivare alla terza edizione consecutiva senza avere nulla di valido da dire? Unomattina Weekly (cambiato solo nel nome) può insegnarlo
A parte il titolo del programma – che ha visto l’aggiunta di Unomattina – dalle parti di Weekly nulla sembra essere cambiato. Il programma ritrova alla conduzione Fabio Gallo e Carolina Rey, presenti fin dalla prima edizione. Con loro c’è anche Giulia Bonaudi, riconfermata dopo il debutto nella scorsa stagione.
Lo spartito non cambia: Unomattina Weekly si conferma un programma privo di idee e contenuti. Tornano i collegamenti con le spiagge, gli spazi informativi sui call center, le interviste riempispazio. Tutto nella scrittura del programma sembra volto a riempire meno di due ore di trasmissione che si vorrebbero consegnare al pubblico come leggere e frizzanti.
Peccato che la totale assenza di un contenuto specifico finisca per rendere il programma un’alternativa davvero triste rispetto a qualsiasi prodotto in replica. Perché, se non si può essere in spiaggia, è difficile immaginare che si possa apprezzare un collegamento da Lido di Camaiore, con un inviato che mangia un piatto di pasta alle 10 di mattina. La possibilità di costruire spazi in studio d’intrattenimento è esclusa a priori. Non si va al di là di sciatte interviste, se non per un musichiere fatto con Angela Rafanelli e Francesco Gasparri.
La band in studio sembra essere una presenza che si legittima da sola, in quanto ormai ogni programma che cerchi di fare intrattenimento nel daytime deve averne una. I conduttori paiono in piena sindrome di Stoccolma. Si sono innamorati pazzamente di quel terribile carceriere che è Unomattina Weekly e non riescono ad abbandonarlo. D’altra parte il programma per resistere ha bisogno di animi giovani, che sperano di farsi conoscere dal grande pubblico restando in uno dei tanti programmi che pullulano nel daytime estivo di Rai 1.
L’augurio è che presto possano liberarsi, soprattutto Carolina Rey, che tra i tre pare la più promettente. Il pericolo è che poi, tornata in libertà, ci si renda conto che la prigionia aveva finito per ingigantire qualità che altrove sarebbero parse insignificanti. Certo, finché si resta nella prigione, non si potrà mai avere la prova contraria.