Caso Chico Forti, attacco incrociato Fatto-Iene. Lucarelli: “Difeso da un’Armata Brancaleone”
Lucarelli attacca Le Iene a E’ sempre Cartabianca sul caso Chico Forti, proprio mentre Le Iene accusa Il Fatto sulla stessa vicenda
Selvaggia Lucarelli attacca Le Iene a E’ sempre Cartabianca, proprio mentre su Italia 1 è in onda Le Iene, che si scaglia a sua volta contro Il Fatto, giornale per cui scrive Selvaggia Lucarelli. Il duello incrociato va in scena martedì sera e a scatenarlo è il caso di Chico Forti, l’imprenditore tornato in Italia dopo ventiquattro anni di detenzione negli Stati Uniti per la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike.
Quello che si manifesta è un confronto duro e serrato tra colpevolisti ed innocentisti, con i protagonisti già da tempo ai ferri corti per via di altre questioni su cui in passato hanno duramente battagliato.
Ospite su Rete 4, alla giornalista viene chiesto come mai Forti sia diventato per molti un simbolo. E la Lucarelli risponde, senza troppi giri di parole: “C’è una corrente innocentista che non è bilanciata da una corrente colpevolista. Andandosi a leggere la sua storia credo sia difficile dubitare della sua colpevolezza. Questa corrente innocentista ha grandissimo potere mediatico. Poi, se vai a vedere, scopri che è una specie di Armata Brancaleone molto curiosa. Abbiamo Le Iene, Lo zoo di 105, Bocelli, Jo Squillo, Rocco Siffredi. Un gruppo di giornalisti navigati”.
La Lucarelli affonda ancora di più il colpo: “C’è stato un battage mediatico durato anni che ha convinto dell’innocenza tante persone. Queste persone non sanno nulla del caso, hanno sentito dire cento volte che è innocente e si sono convinte che Chico Forti sia innocente, senza aver letto mai gli atti processuali. Questo è il rischio di quel tipo di potere mediatico”.
Due canali più in là, il compito di ripercorrere le vicissitudini di Forti spetta a Gaston Zama, che segue da vicino la vicenda dal 2019. La ‘iena’ prima ripercorre tutti i momenti chiave e, poco dopo, si lancia in un affondo nei confronti del Fatto che domenica ha titolato in prima pagina “Benvenuto assassino”.
Zama rispolvera articoli del quotidiano diretto da Marco Travaglio risalenti al 2020, quando l’allora Ministro degli Esteri Luigi Di Maio annunciò l’imminente rientro di Forti, poi non concretizzatosi. “C’è stato un profondissimo cambio nella tipologia di linguaggio rispetto a quattro anni fa – osserva – perché Travaglio non scrisse all’epoca che Di Maio stava trasferendo in Italia un assassino?”.
Nel mirino, inoltre, finisce Andrea Scanzi, che sui social si complimentava con chi aveva reso possibile “il capolavoro diplomatico”. Video ovviamente del dicembre 2020 e non dello scorso weekend.