Franco Di Mare, i ricordi di Clemente Mimun e Fabrizio Del Noce
La scomparsa di Franco Di Mare e i ricordi di due colleghi giornalisti che l’hanno conosciuto bene
Quando ho saputo della sua terribile vicenda, dopo il suo intervento a Che tempo che fa, gli ho mandato un messaggio esprimendogli tutta la mia vicinanza. Franco Di Mare, che ieri è prematuramente mancato, come sempre, mi ha risposto con la consueta cortesia che è stata la costante del nostro rapporto iniziato negli anni della sua conduzione di Unomattina. “Grazie di cuore” con un’emoticon a forma di cuore.
Franco Di Mare, giornalista ed inviato di razza
Franco Di Mare era un giornalista, ma sopratutto un inviato di razza. Uno che non si rinchiudeva all’interno degli Hotel in attesa che le notizie gli arrivassero, per poi confezionare il pezzo per l’edizione della sera del telegiornale. Era uno che, insieme al suo operatore, andava per le strade, con tutti i pericoli che ci sono nelle zone di guerra, a raccogliere notizie, ma anche e forse sopratutto storie, per descrivere le guerre. Storie che lui stesso ha raccontato per esempio nel suo libro “Non chiedere perchè” da cui è stato tratto il film tv “Gli angeli di Sarajevo” con Giuseppe Fiorello, riproposto ieri sera dalla Rete 2 della sua Rai.
Il ricordo del direttore del Tg5 Clemente J. Mimun
TvBlog ha voluto sentire due giornalisti, ma anche due dirigenti Rai, che sono stati importanti per lui, perchè, dopo le sue esperienze da inviato nelle zone di guerra, gli hanno fatto fare un bagno di popolarità portandolo ad Unomattina. Il primo di essi è l’attuale direttore del Tg5 Clemente J. Mimun, che da direttore del Tg1 lo portò nella squadra del telegiornale della prima rete della Rai, lui che fino a quel momento era inviato del Tg2. Ecco il ricordo di Clemente J. Mimun di Franco Di Mare:
Ho lavorato a lungo con Franco di Mare al Tg2 per poi portarlo con me al Tg1. In qualità di direttore del Tg1 l’ho suggerito a Fabrizio Del Noce, allora direttore di Rai1, per la conduzione di Unomattina. Franco era un inviato di razza,come la Giovanna Botteri in Rai, o come Tony Capuozzo e Gabriella Simoni da noi a Mediaset. Era molto bravo, generoso, appassionato e sensibile. Trovava sempre storie molto umane e non si tirava mai indietro. Come la Botteri in Rai e i nostri Capuozzo e Simoni, faceva parte della schiera di inviati veri, non da terrazza d’Hotel, nè da pashmine colorati.
Il ricordo di Fabrizio Del Noce
Abbiamo poi voluto sentire proprio Fabrizio Del Noce, pure lui grande inviato di guerra del Tg1 e citato da Mimun, che da direttore di Rai1 accolse ad Unomattina Franco Di Mare:
Quando ho sentito della morte di Franco Di Mare, purtroppo notizia che non mi ha sorpreso perché sapevo che era ormai malato terminale, mi sono ripreso un libro che lui mi aveva mandato: “Non chiedere perché“. Aprendolo ho visto una sua dedica che mi ha molto commosso e che diceva: “A Fabrizio l’ultimo grande inviato della Rai“. Questa cosa rivela un rapporto personale di reciproca stima maturato dall’esperienza comune di inviati nei posti di guerra.
Ci sono vari tipi di inviati. Ci sono quelli che stanno in albergo e aspettano le notizie posizionandosi magari sul tetto dell’hotel e da li confezionano i servizi. Poi ci sono quelli invece che fanno l’inviato andando in mezzo alla gente. C’era una cosa che ci accomunava ed è l’approccio con la telecamera, l’approccio con la gente. Il cercare di non dare semplicemente la notizia, che in genere ormai è un fatto che dura poco, ma tutto ciò che sta intorno ad essa e che aiuta a comprenderla meglio. Franco Di Mare questo lo sapeva fare molto bene e mi rattrista molto la sua scomparsa e la sua terribile vicenda.