L’Acchiappatalenti: un programma che non vales…
Milly Carlucci ha debuttato su Rai 1 venerdì sera, con il suo nuovo programma, L’Acchiappatalenti. La recensione di TvBlog
A visione ultimata, la prima reazione che un programma come L’Acchiappatalenti provoca nel telespettatore è un “Eeehhh!” grosso quanto una casa, rigorosamente espresso con perplessità mista a stupore (più perplessità che stupore…).
Con tutte le doverose attenuanti del caso (si parla di un programma nuovo e di un format italiano che va ovviamente rodato e aggiustato), L’Acchiappatalenti, ora come ora, appare come uno show confuso e infelice, confuso perché l’aspirazione rimane sempre quella ossia seguire l’ormai famigerata scia della “caciara organizzata”, che va tanto di moda in tv, infelice perché la resa finale non è stata tra le più ottimali, giusto per usare un generoso eufemismo.
Cominciamo col regolamento, già non chiarissimo fin dalle prime battute, con la giuria chiamata a valutare questo famigerato “connubio” (ripetuto a più riprese durante la puntata) tra l’Acchiappatalenti e il talento da lui scelto che, nella serata finale, avranno il compito di esibirsi insieme (a questo punto, una Mara Maionchi sarebbe stata più adatta in giuria al posto dell’ormai noto mistero televisivo Francesco Facchinetti).
Gli Acchiappatalenti, quindi, devono essere talenti a loro volta visto che sono chiamati ad esibirsi e anche il nome di Wanda Nara (che ha sostituito Nino Frassica all’ultimo momento) non appare molto sensato.
Il problema, per quanto riguarda il cast fisso, è sempre lo stesso: pescare volti da Ballando con le Stelle e dare una sorta di continuità all’ultima edizione del varietà di Rai 1 andato in onda l’autunno precedente (quest’anno, con la presenza di Teo Mammucari, la sopraccitata Wanda Nara, Simona Ventura) e, perché no, ereditare anche volti da Il Cantante Mascherato che, a sua volta, attingeva con abbondanza sempre da Ballando (Flavio Insinna e il “mistero”).
Ma soprattutto, L’Acchiappatalenti è senza dubbio il Tú sí que vales di Rai 1 con la differenza che il “vales” dei giurati (gli Acchiappatalenti) avviene a scatola chiusa, prima dell’esibizione, con un filmato introduttivo che, a volte, può essere ingannevole: dietro una persona sui generis, può nascondersi un talento vero mentre dietro una persona apparentemente seria può, invece, celarsi un giullare.
C’è un po di Tú sí que vales, un po’ di The Voice, la gazzarra stile Stasera tutto è possibile (con l’onnipresente Francesco Paolantoni come volto emblematico)…
Prendere un pezzetto di qua e un pezzetto di là e affastellare il tutto: la prerogativa, ormai, non è creare, ideare, ma rielaborare.
La scelta del talento a scatola chiusa rappresenta un po’ quello che la clessidra rappresentò a Tú sí que vales nelle prime edizioni, un modo per discostarsi da Italia’s Got Talent, con il succo del programma che, però, rimaneva quello.
L’Acchiappatalenti è un talent show, punto, con concorrenti internazionali, concorrenti presi da altri talent e anche gli anti-talenti da Scuderia Scotti (andate a recuperare l’Uomo Bruco e l’Uomo Pulcino, se avete coraggio…).
E i protagonisti di questo talent show, presumibilmente, ad inizio puntata, avranno ricevuto una sola richiesta: “Fate casino!”.
E così è avvenuto: Teo Mammucari, che avrebbe ancora tanto da dare come showman, si impegna e non si risparmia, anche nel gioco delle parti delle polemiche e delle finte animosità con i suoi colleghi, mentre Paolantoni, invece, deve fare la parte di quello che non ci capisce niente. Le gag, il più delle volte forzate, non mancano ma il risultato finale non è naturalezza ma è disordine, tanto disordine.
Uno show che, alla fine, non decolla, penalizzato anche da un meccanismo caotico.
No, L’Acchiappatalenti, così com’è, non vales…