“L’attuale governance della Rai sta lavorando per trasformare il Servizio Pubblico in una moderna Digital Media Company. Un lavoro complesso che ha trovato attuazione in un coraggioso Piano Industriale votato dal CdA Rai e oggi in via di realizzazione dall’intera azienda.
I giornalisti che lavorano nelle testate della Rai rappresentano una risorsa fondamentale nell’espletamento del lavoro di informazione e approfondimento che è alla base dell’esistenza del Servizio Pubblico. Per questo si sta lavorando a un nuovo modello in linea con le nuove sfide del giornalismo e che non mette in discussione diritti acquisiti, né posti di lavoro”.
Si entra poi nel merito delle questioni poste da Usigrai:
“1. Alcuna censura o bavaglio è stato messo sull’informazione e si invita l’Usigrai a cessare di promuovere fake news che generano danno d’immagine all’azienda;
2. l’Azienda ha proceduto all’adeguamento del sistema premiante dei giornalisti a quello di tutti gli altri dipendenti;
3. l’impossibilità, nell’attuale quadro economico, di aprire nuovi concorsi pubblici per nuove assunzioni giornalistiche a fronte di un organico di oltre 2000 unità, mentre si rendono invece necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente. In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal CdA Rai”.
La chiosa non è meno dura:
“Lo sciopero del sindacato Usigrai, a un mese dalle Elezioni Europee, oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il Servizio Pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia”.
La replica dell’USIGRai all’azienda: “Toni da padroni delle ferriere”
L’Usigrai non ha esitato a replicare al commento dell’azienda sulle ragioni dello sciopero.
“Quando non si hanno contenuti, la si butta sull’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un’accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai, che punta a screditare un’intera categoria. Si mettono in fila argomenti, questi sì, che non reggono alla prova dei fatti:
1. l’azienda sta già riducendo gli organici non sostituendo le uscite per pensionamento.
2. alle selezioni pubbliche preferisce le chiamate dirette per le prime utilizzazioni in rete.
3. intanto però nega il riconoscimento del giusto contratto a decine di precari della cosiddetta fase 2.
4. la proposta aziendale sul premio di risultato sottrae ai giornalisti una parte economica riconosciuta invece agli altri dipendenti.
5. su censure e bavagli, basta leggere i giornali italiani e internazionali delle ultime settimane. A proposito, che fine hanno fatto i “provvedimenti drastici” annunciati dall’Ad dopo il caso Scurati?
Infine, chi sottrae tempo all’informazione ancora una volta è l’azienda: l’Usigrai si attiene alle regole con un comunicato di 1 minuto, la protervia aziendale impone una replica che dura il doppio”.
Inoltre Usigrai ha organizzato un incontro aperto con i giornalisti Rai per parlare delle ragioni dello sciopero dei Tg Rai per lunedì 6 maggio alle 11.00 presso la sede della Stampa Estera: hanno partecipato Serena Bortone, Vittorio Di Trapani – Presidente FNSI -, Daniele Macheda – Segretario Usigrai -, Sigfrido Ranucci, con Costanze Reuscher nel ruolo della moderatrice.