Francesco Peccarisi, protagonista di The Bachelor: “Quello non era il mio mondo. Il programma non funzionò perché troppo patinato”
Francesco Peccarisi, protagonista della prima ed unica edizione italiana di The Bachelor: “Mi ritrovai protagonista per caso. L’immagine fu in parte costruita per rendere il personaggio più epico. Rappresentavo un uomo lontano dalla normalità. Era un programma eccessivo, lo ammetto”
“Mi ritrovai protagonista di quel programma per puro caso, anche se è difficile da credere”. A parlare è Francesco Peccarisi, protagonista nell’estate del 2003 della prima ed unica edizione italiana di The Bachelor, l’uomo dei sogni.
Basato su un format statunitense, il programma si poneva l’obiettivo di trovare l’anima gemella allo scapolo d’oro, impersonato dall’allora 26enne pugliese. Le caratteristiche richieste? Poche ma chiare: bello, educato e ovviamente ricco, come ogni principe azzurro deve essere.
“In realtà provengo da una famiglia della media borghesia – confessa Peccarisi a TvBlog – mi sono ritrovato a rappresentare uno stereotipo”. Laureato in Economia e Commercio ed ex calciatore con un passato in Serie B con la Fidelis Andria, Francesco nel 2000 appese gli scarpini al chiodo per dedicarsi all’azienda di famiglia: “Commercializzavamo attrezzature nel mondo dell’agroindustria. In seguito ho cominciato ad occuparmi della progettazione nel settore delle cantine vinicole. Seguo tutto il processo della produzione, dal ricevimento dell’uva fino all’imbottigliamento”.
Insomma, Peccarisi era distante dalla tv tanto quanto la stessa tv potesse esserlo da Peccarisi. Eppure i due universi finirono con l’incontrarsi. Inizialmente annunciato su Rai 1, The Bachelor sbarcò a Mediaset dopo la rinuncia di Viale Mazzini, che gli preferì Adesso Sposami di Antonella Clerici. Lo scontro diretto tra le due offerte decretò la sonora sconfitta della trasmissione di Canale 5, che esordì con un deludente 16,8% di share, andato successivamente a calare. Numeri che causarono, inevitabilmente, la cancellazione di una delle sei puntate previste in origine.
I contatti tra la produzione e Peccarisi partirono attorno a gennaio. “Ero in pieno periodo lavorativo e venni segnalato alla Magnolia all’interno di alcuni circuiti universitari. Ero stato uno sportivo ed ero benestante, quindi mi chiamarono. Caratterialmente non sono mai stato un egocentrico, non amo essere al centro dell’attenzione”.
Il primo approccio come si sviluppò?
Telefonicamente. Mi fecero delle domande generali sui miei studi, i miei guadagni e le mie passioni. Poi mi chiesero se mi sarebbe piaciuto partecipare al programma. Mi informarono che mi avrebbero voluto incontrare a Roma, nella sede di Magnolia. Inizialmente non risposi, poi capitò che un appuntamento fissato nella Capitale saltasse all’ultimo e colsi l’occasione per rispondere all’invito. Ero vestito in modo formale, mi fecero accomodare in una sala con un grande tavolo. Una ragazza cominciò a farmi domande di vario genere e mi chiese di poter accendere la telecamera.
Come andò?
Ho sempre avuto una buona capacità dialettica e mi ritengo spigliato. La sala a quel punto si riempì e mi fecero la proposta: ‘Ti piacerebbe partecipare ad un programma in cui verresti corteggiato da decine di ragazze?’. Fu come se mi stessero parlando in arabo, non provenivo da quel mondo. Rimasi perplesso, tornai a Fasano e a distanza di pochi giorni mi richiamarono perché volevano invitarmi a pranzo per farmi conoscere l’intero staff.
A quel pranzo immagino che ci andasti.
Non subito. Approfittai di un’altra commissione e tornai a Roma. A tavola eravamo undici persone. C’erano produttori, autori, regista. Mi chiesero di porre tre domande ad ognuno di loro e li feci divertire. Fu pure l’occasione per visionare la versione Usa del reality. Vidi questo ragazzo che girava in aerei, auto di lusso ed elicotteri. ‘Che ne dici?’, mi domandarono. Mi venne da ridere.
Quindi cosa accadde?
Nel frattempo Rai 1 aveva bloccato il progetto. Tutto si era fermato, ma all’improvviso si fece avanti Mediaset. A maggio mi comunicarono che al 99 per cento sarei stato io il ‘bachelor’. Mi fecero andare a Milano e conobbi Cristina Parodi, che avrebbe condotto lo show. Parlammo a lungo. Vollero osservarmi un’ultima volta prima dell’ok definitivo.
Era fatta.
Sì. E la settimana successiva entrai in un sistema che non avrei mai immaginato. Vennero da me in Puglia per girare la clip di presentazione. Mi rivoltarono casa (ride, ndr). Mi ripresero mentre giocavo a golf, mentre correvo. L’immagine fu in parte costruita per rendere il personaggio più epico.
Poi cominciarono le registrazioni.
La parte con la Cerimonia delle Rose andava in diretta, invece i filmati vennero realizzati prima. Il mio primo approccio con le venti ragazze avvenne ad una festa, in una villa nel viterbese. La parte peggiore sarebbe arrivata di lì a poco.
In che senso?
Mi piazzarono in un hotel e mi tolsero telefonino e televisore. Non avevo contatti con l’esterno, se non con mia sorella, che una volta riuscì a nascondere un cellulare dentro ad una scatola di cioccolatini. La prima settimana dovetti svolgere numerose uscite. Ci recammo in un ranch di Todi per girare una clip, ma io non sapevo andare a cavallo. Svolsi venti ore di lezione in un maneggio. In seguito andammo a Portofino, dove avevano affittato uno yacht. Ed ancora tappa a Venezia, dove avrei dovuto raccontare alle ragazze la storia della città. Fu terribile, estenuante.
In diretta le cose andarono meglio?
Nella prima puntata ero tesissimo. Dovevo far sì che ogni ragazza che era venuta a corteggiarmi si sentisse protagonista. Ne dovetti eliminare alcune e fui chiamato a prepararmi un discorso con cui spiegavo la mia scelta. Non le conoscevo nemmeno, ma me la cavai con un messaggio da ‘Bacio Perugina’. Col passare del tempo mi sciolsi, anche se mi resi conto che ad essere giudicato ero io e non le ragazze. Percepivo una certa pressione, non l’ho vissuta come una goliardata.
Il programma non funzionò. Che spiegazione ti dai?
Secondo me era troppo patinato per il mercato italiano, lo ritenevo più adatto al contesto americano. Il budget a disposizione era elevato, ci si aspettava che spaccasse, ma andò diversamente. Ad ogni modo, furono comunque milioni di persone a seguirci.
Alla fine scegliesti la ligure Sabrina Poddine.
Prima dell’ultima puntata avevo già deciso. Mi colpì fin dal primo incontro. Era un profilo tranquillo, mi aveva colpito caratterialmente.
Fuori dalle telecamere la relazione come proseguì?
Non iniziò neanche. Dopo il programma tornai sui miei passi. Ci sentimmo per un periodo, ma non c’erano i presupposti per continuare. Non avevo né l’interesse di trovare l’anima gemella, né di fare televisione. Ho vissuto quell’esperienza come un viaggio.
Ma eri single?
Diciamo che non ero del tutto libero!
Terminato The Bachelor la tv ti cercò ancora?
Mi invitarono a La Grande Notte di Rai 2, show condotto da Gene Gnocchi e Luisa Corna. Conobbi Lele Mora e ci scambiammo i contatti. Lo andai a trovare a Milano e mi propose qualche serata in discoteca. Dopo un po’ gli confidai che quello non era il mio mondo, non riuscivo a calarmici. Tornai nella mia realtà, ma ammetto che feci molta difficoltà. Ovunque andassi mi domandavano delle ragazze e del programma.
A livello economico fu un’esperienza vantaggiosa?
The Bachelor non prevedeva cachet. Tuttavia, all’epoca non esisteva il vincolo sulle pubblicità e potevi vestirti come volevi. Qualcosa entrò perché siglai qualche contratto per l’abbigliamento. Inoltre, come ti dicevo, feci qualche serata qua e là.
E la Parodi, l’hai più sentita?
Ci scambiammo qualche mail nei mesi successivi. Poi basta.
La prescelta si aggiudicò un anello del valore di 15 mila euro.
Lo finanziava lo sponsor, ma lo andai a scegliere personalmente in una gioielleria romana. Ricordo che quel giorno si sarebbe svolta la serata di Donna Sotto le Stelle, con Gerry Scotti e Valeria Mazza. Erano in corso le prove in piazza di Spagna e appena vidi la Mazza corsi verso di lei e parlammo per diversi minuti.
In palio c’era pure un viaggio da fare assieme.
Vero, saremmo dovuti andare in Sud America. Probabilmente lo fece lei da sola.
Le polemiche furono roventi. The Bachelor subì accuse di sessismo e maschilismo. “La tv resuscita l’harem”, scrisse Repubblica.
Era un programma eccessivo, lo riconosco. Rappresentavo un uomo lontano dalla normalità, in una puntata arrivai addirittura in elicottero. Allucinante. Le critiche cercavano di non farmele leggere, ma a me ferivano soprattutto quelle legate alla persona. Mi diedero del freddo e dell’insensibile. Falso. In quel momento il mio unico scopo era non fare brutte figure. Volevo comunicare ciò che ero. Ero ‘il sogno’ e quell’aspettativa andava rispettata. Eliminai subito le concorrenti più belle, perché avevo percepito che erano lì solo per fare televisione, mentre portai avanti quelle che ci credevano davvero e che volevano trovare ciò che non avevano nella quotidianità.
Se The Bachelor andasse in onda oggi, come pensi che verrebbe accolto?
La società è parecchio mutata. Ci sono tanti influencer che sfoggiano ricchezza e che hanno milioni di follower. Proiettarsi in una vita da sogno è un qualcosa di concreto; all’epoca vigeva una visione più realistica.
Nel frattempo hai messo su famiglia?
Sì, sono sposato con Francesca e ho tre figli: Tiziano di 10 anni che gioca a tennis, Carolina di 5 e Francesco Lorenzo di quasi 4.