Folle d’amore, la vita di Alda Merini è troppo intensa per un film-tv, che si affida alla forza delle parole
Racchiudere la vita di Merini in 90 minuti è piuttosto difficile, ma il film-tv mantiene un’onesta lucidità nel racconto
Era davvero Folle d’amore, Alda Merini: così folle come l’idea di racchiudere non tanto la sua vita, quanto il significato della sua esistenza in poco più di 90 minuti. Il film-tv di Raiuno e RaiPlay, nobile operazione voluta per ricordare a vecchie e nuove generazioni la poetessa, pecca proprio in questo.
Folle d’amore: Alda Merini, la recensione
Di fronte alla difficoltà di raccontare in una sceneggiatura gli anni del ricovero in un manicomio, Roberto Faenza (anche regista) e Lea Tafuri hanno provato ad affidarsi alle amiche di Alda, ovvero le parole. Parole che continuano a testimoniare l’attaccamento, anche nei periodi più bui, ad una vita che è rimasta in debito con Merini. O forse no.
Il film-tv non sceglie fortunatamente la via del vittimismo per mettere in scena il dolore del ricovero, della solitudine e dell’allontanamento delle figlie (tanto che Alda si rende conto che è stato meglio che crescessero lontano da lei, anche se questo è significato sacrificare la sua gioia di averle vicino), ma racconta le fasi della vita di Merini con onesta lucidità, ma anche con una sensazione di rassegna di episodi.
Dicevamo che il film-tv pecca soprattutto nella sua durata in relazione a quanto si sarebbe potuto raccontare e come: entrano in gioco le esigenze di copione e di minutaggio, che inevitabilmente costringono prodotti di questo genere a dover ridurre, tagliare, semplificare.
Rimane allora il dubbio se realizzare film-tv biografici sia davvero il modo giusto per rendere omaggio alle figure che hanno fatto la Storia del nostro Paese, a prescindere dall’ambito a cui appartengono. Nel caso di Folle d’amore è questo il rammarico, sebbene la visione resti magnetica fino all’ultima scena e si percepisca la volontà di non portare in tv una semplice imitazione di Alda Merini.
Restano, allora, le parole: sono loro che ci salveranno, così come hanno salvato Merini e così come hanno salvato un film-tv che ha corso lungo una vita per poterla raccontare, troppo di fretta ma tenendo acceso un ricordo che la tv, forse, altrimenti non avrebbe preservato.