Sanremo 2025, la vera priorità è la direzione artistica
Sanremo, il direttore artistico viene prima di ogni altra cosa. Serve un nome che blindi il patto di fiducia siglato da Amadeus, che mantenga Sanremo attraente, un approdo sicuro, un’occasione di lancio (o rilancio)
Tutti i fari sono puntati sul prossimo conduttore del Festival di Sanremo. Mai come stavolta però l’attenzione andrebbe spostata sul direttore artistico della manifestazione. La scelta del cerimoniere è importante, ma quella del gestore dell’intera baracca risulta fondamentale, soprattutto perché l’eredità lasciata da Amadeus è pesante. Anzi, pesantissima.
In quest’ultimo lustro la percezione del cambio di passo è stata netta. Una rivoluzione culturale, di approccio e di appeal che ha regalato una sterzata al Festival, capace di identificarsi totalmente con il suo ‘comandante’.
Se il presentatore deve concentrarsi alle vicende del palco, il direttore artistico deve al contrario guidare tutto il carrozzone. A partire dalla selezione dei cantanti e dei brani, operazione che Amadeus metteva in moto con larghissimo anticipo.
“Sanremo è una macchina troppo complessa, non è solo la conduzione”, ha dichiarato di recente al Fatto Quotidiano Lorella Cuccarini. “Il problema è tutto il resto e ho visto il tipo di lavoro portato avanti da Amadeus. Ci vuole un fisico bestiale”. Il problema è tutto il resto, esattamente.
Amadeus ha interpretato alla perfezione l’insegnamento baudiano ed è diventato emblema di garanzia per gli artisti, che si sono riaffacciati con fiducia ad un evento tornato al centro della scena musicale.
Ecco allora che il direttore artistico viene prima di ogni altra cosa. Nella consapevolezza che questo potrebbe al contempo reinventarsi anche come padrone di casa, magari affiancato e protetto da altri volti a suo supporto, come accadde a Claudio Baglioni nel 2018 e 2019.
Serve dunque un nome che blindi quel patto di fiducia, che mantenga Sanremo attraente, un approdo sicuro, un’occasione di lancio (o rilancio). Pensare prima al conduttore, pescando dal mazzo un profilo al giorno, è come acquistare i giocatori di una squadra senza aver ancora individuato l’allenatore.
C’è stato un tempo in cui Sanremo era soprattutto un appuntamento televisivo. Individuare un top-player del settore che trainasse la kermesse diventava pertanto prioritario, indispensabile. Ora che il mirino si è spostato sulle canzoni, sulla loro capacità di resistere nel tempo e di diventare persino un’arma in ottica Eurofestival, la storia appare cambiata. E sarà il caso di prenderne atto, se non si vuole demolire dalle fondamenta il grattacielo faticosamente costruito.