Valerio Schiavone, il primo Bonus di Avanti un altro: “Un ruolo che non mi consentiva di esprimere ciò che volevo”
Valerio Schiavone, primo Bonus di Avanti un altro: “La popolarità che mi regalò quel ruolo fu tanta. Non si crearono le condizioni per proseguire la collaborazione. Il mio più grande desiderio sarebbe quello di poter condurre un programma in chiave ironica”
“Fu un’avventura vissuta senza troppe aspettative”. Valerio Schiavone torna con la mente ad Avanti un altro, dove ricoprì per primo il ruolo di Bonus. Un’esperienza durata una sola stagione, prima che il testimone venisse raccolto da Daniel Nilsson, a cui è poi subentrato negli ultimi tempi Andrea De Paoli, che si alterna con lo stesso Nilsson.
“La popolarità che mi regalò quel ruolo fu tanta – racconta Schiavone a TvBlog – anche se in realtà il vero successo lo aveva giustamente Bonolis e non i personaggi del minimondo”.
Classe 1977 e originario di Taranto, Valerio si è laureato in Scienze della Comunicazione e successivamente ha conseguito un Master in marketing e comunicazione non verbale. Da sempre amante del mondo dello spettacolo, ha frequentato l’Accademia di Teatro che gli ha permesso di conoscere Pippo Franco. “E’ il mio maestro artistico, è come se fosse il mio secondo papà. Mi coordina ed è il mio consigliere”.
Cosa fai oggi?
Faccio spettacoli in giro per l’Italia. I miei punti di riferimento sono Fiorello, Pintus ed Enrico Brignano. Sono uno showman. Ho dei testi e, in base alla platea che mi trovo davanti, li riadatto. Vado molto ad improvvisazione e in questo senso mi ha parecchio aiutato l’esperienza nei villaggi turistici. Inoltre sono mental coach, regolarmente iscritto all’albo. I pezzi che scrivo si basano in parte su alcune linee psicologiche che faccio diventare comiche.
Ti esibisci a teatro?
Se capita sì, ma sono entrato in un filone differente che mi gratifica. Mi sono aperto agli eventi privati, perché c’è più domanda ed è molto più bello. Vado in queste strutture da 400-500 persone ed è un pubblico totalmente diverso rispetto al teatro, che comunque non disdegno.
Prima di arrivare ad Avanti un altro c’era stata la vittoria a Mister Universo 2008.
Sì. La manifestazione si svolse in Italia, a Bari. Anni prima ero stato eletto Mister Puglia al concorso di più bello d’Italia e mi ero laureato campione del mondo di fitness, nel 2006.
Nel 2011, come detto, arrivò la grande occasione nel game show di Canale 5.
Accadde tutto per caso. Lavoravo in una palestra a Pomezia e una persona mi avvisò che stavano effettuando dei provini per un nuovo programma. Mi lasciò il numero, ma avevo un telefonino con la scheda ricaricabile e mi accorsi di essere rimasto senza credito. Allora andai al supermercato, dove rividi questo tizio. Chiamò lui e, giorni dopo, fui contattato. Trovai tanti ragazzi ai casting, ma mi scelse direttamente Paolo, perché riteneva che avessi caratteristiche diverse dal solito.
Durasti appena un’edizione.
Non era una figura che mi piaceva, non mi consentiva di esprimere ciò che volevo. Metteva in mostra un aspetto esteriore che mi lusingava, senza farmi sottolineare dell’altro. Inizialmente il programma non era ben definito, si supponeva che dovessi fare da spalla a Bonolis, avrei dovuto interagire con lui. Tuttavia, scoprii di essere limitato, quello che doveva fare ridere era Laurenti. Non era quello che avrei voluto fare, il marchio di ‘figo’ non mi interessava.
Fosti tu a non voler essere confermato?
Non si crearono le condizioni per proseguire la collaborazione. Puntavano a definire i personaggi in un certo modo.
Ora si registrano le puntate con largo anticipo. All’epoca era diverso?
Registravamo dal martedì al venerdì, tre puntate al giorno, dalle 14 alle 19. Partimmo a settembre, a ridosso della messa in onda, e terminammo a dicembre.
L’ingresso in studio del Bonus come veniva deciso?
Mi avvisavano qualche minuto prima. Dalla regia avvertivano l’assistente di studio. Eravamo sempre pronti, in attesa della chiamata.
Che ricordo hai di Bonolis?
Paolo è un genio, una persona perbene, coltissima, seria ed educata. Così come Laurenti, che stava maggiormente con noi. Paolo si vedeva meno, ma era ugualmente gentile.
Ritieni che l’etichetta di Bonus abbia generato pregiudizi nei tuoi confronti?
No, no, affatto. Bonolis fu molto carino e fece in modo che non mi snaturassi. Aveva compreso che non volevo fare il fenomeno della situazione.
Sei rimasto in contatto con qualcuno del cast?
No, con nessuno. Il clima era positivo, per carità, ma fu un’esperienza che non ebbe il seguito desiderato.
Nel 2018 fu la volta de L’Isola dei Famosi.
Presi parte a Saranno Isolani, che regalava la possibilità di accedere al reality. Mi proposero di provare a raccontarmi in questo programma, che vinsi assieme ad una ragazza di Napoli (Deianira Marzano, ndr) e a Franco Terlizzi. Andai in Honduras, però al primissimo televoto flash scelsero Franco. Fu un’esperienza brevissima, particolare, meno piacevole di Avanti un altro. Lì ci si divertiva, perlomeno. Arrivai dopo un volo lunghissimo, il posto era pieno di animali e tutt’altro che accogliente. Non pensavo fosse così. Dalla televisione la percezione era diversa.
Nello stesso periodo sei approdato al cinema.
Sempre nel 2018 ho partecipato al film di Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, Vengo anch’io. Venne girato in Puglia e feci un cameo. Poco dopo, invece, c’è stato l’incontro con Dolph Lundgren, l’Ivan Drago di Rocky. Sono stato la sua controfigura nella pellicola di Giorgio Serafini, The Tracker. Ero praticamente il suo doppio.
La televisione non ti interessa più?
In tv attualmente non c’è facile possibilità di espressione, anche perché tendono a non sperimentare nuovi format. Si preferisce fare sempre ciò che già funziona. Non nascondo che il mio più grande desiderio sarebbe quello di poter condurre un programma in chiave ironica. Chissà se in futuro sarà possibile. Io incrocio sempre le dita.