Màkari 3, Rai Fiction si tenga stretta questa serie e la sensazione di estate che regala: la recensione
Nonostante le similitudini, Màkari non è l’erede de Il Commissario Montalbano, ma una serie che ha saputo come poche altre valorizzare la Sicilia
Ha proprio ragione Maria Pia Ammirati: Màkari 3 è estate allo stato puro. La direttrice di Rai Fiction, durante la conferenza stampa della terza stagione della fiction di Rai 1 e di RaiPlay, aveva ufficialmente dato il via alla stagione primaverile della serialità della tv pubblica proprio con Màkari che, con i suoi luoghi e i suoi colori, non può non dare al pubblico l’impressione che, effettivamente, l’estate sia già arrivata.
Màkari 3, la recensione
Non le si può dare torto: se è vero che la fiction italiana ha attinto e non poco dalle suggestioni che la Sicilia offre, Màkari è l’unica serie tv attualmente in onda che fa di quei luoghi non tanto “un personaggio” (cliché abbastanza scontato che spesso viene ripetuto nelle conferenza stampa), ma un modo di vivere.
Con Màkari, Rai 1 si è aggiudicata una serie dai colori caldi ma non afosi, accogliente ma non invasiva, accattivante ma non inquietante. Il mix che gli sceneggiatori hanno messo a punto nell’arco di tre stagioni oggi si regge in piede anche senza per forza doversi aggrappare alla fonte letteraria di Gaetano Savatteri, a cui la serie s’ispira.
A ben vendere, Saverio (Claudio Gioè), Piccionello (Domenico Centamore) e Suleima (Ester Pantano) sono ormai un trio televisivo a tutti gli effetti, capaci di dare al pubblico le giuste dosi di giallo, commedia e sentimento. Un mix a cui ormai ambiscono numerose altre serie tv, ma che Màkari riesce a rendere unico proprio grazie all’ambientazione siciliana.
Un’ambientazione che non può non richiamare l’estate e, con essa, tutte le sensazioni che questa stagione si porta dietro. Bravi i registi Monica Vullo e Riccardo Mosca (subentrati a Michele Soavi) a non esagerare mai su nulla: né sulla parte d’indagine, né sulla quella comica o romantica. In Màkari 3 tutto è bilanciato, tanto da far sentire a proprio agio qualsiasi spettatore sia in procinto di sintonizzarsi davanti alla tv.
Ok, Màkari non ha lo stesso impatto mediatico de Il Commissario Montalbano, di cui potrebbe essere considerata l’erede sotto vari aspetti (la stessa casa di produzione, la stessa casa editrice dei libri a cui si ispira, la stessa regione in cui le storie sono ambientate), ma la Rai fa bene a tenerselo stretto. A prescindere dagli ascolti che potrebbe fare, con Màkari si offre al pubblico una finestra su una vacanza ideale, dove l’estate diventa una sensazione che non opprime, ma rilassa. Mica poco per una serie tv.