Greg: “A Le Iene Davide Parenti non ci apprezzava e cercava di non mandarci in onda”
Greg ha ricordato l’esperienza a Le Iene con Lillo: “Parenti non apprezzava il nostro tipo di umorismo. Cercava di non mandarci in onda. Volevano che facessimo servizi con sederi di fuori, peti, rutti”
Non proprio parole al miele quelle rivolte da Greg al ‘papà’ de Le Iene Davide Parenti. Ospite del podcast Tintoria, il 50% del duo Lillo & Greg ha ricordato l’avventura nel programma di Italia 1, al quale la coppia prese parte fin dalla nascita.
“All’inizio era molto divertente e molto trasgressivo, ci trovavamo bene”, ha dichiarato Claudio Gregori. “Avevamo la possibilità di fare servizi dissimili dagli altri, i nostri erano surreali e nel loro gusto surreale trattavano l’argomento del giorno che si doveva affrontare. A soldi lesinavano molto, poi c’era il problema che l’autore milanese, Davide Parenti, non apprezzava il nostro tipo di umorismo. Cercava di non mandarci in onda. La produzione si opponeva: ‘li abbiamo già pagati’. Allora i nostri servizi andavano in onda, facevano il picco di ascolti e l’autore milanese rosicava”.
Greg ha parlato apertamente di “dissapori”, causati dalle “troppe ingerenze sul tipo di servizi che avremmo dovuto fare” e pure dall’assenza dei loro nomi nell’elenco degli autori mandato nei titoli di coda: “Ci sarebbe piaciuto avere la nostra firma, non per avere i soldi della Siae. Invece dovevamo essere accorpati agli altri”.
Greg a questo punto è entrato nel dettaglio: “Non dovevamo più fare servizi sociali, ma cosa che potessero fare scalpore. Sempre più servizi sul porno, con scene di nudo o cose particolari per risvegliare un presunto interesse del pubblico. Volevano che facessimo servizi con sederi di fuori, peti, rutti. Una cosa un po’ da cinema anni 80”.
Si arrivò pertanto alla rottura: “Confessai a Lillo che preferivo smettere, anche perché era molto etichettante. In quel periodo qualunque cosa ci proponessero in coppia era sempre qualcosa con noi in giacca, cravatta e occhiali neri che andavamo in giro ad intervistare le persone. Nei teatri non ci volevano perché avevano paura che disturbassimo il pubblico con delle incursioni. Era il momento giusto per tagliare la corda”.