Il bello della serialità italiana è che da qualche anno sta esplorando territori mai inesplorati prima, anche con una certa spregiudicatezza che fa solo bene alla varietà di racconti proposti. Ovviamente, il coraggio non basta: perché una storia funzioni, nel 2024, serve anche una messa in scena che sia onesta con il pubblico. Ed è quello che manca a I Fantastici 5.
I Fantastici 5, la recensione
L’idea di Lux Vide è più che nobile: rendere protagonista il mondo degli atleti paralimpici, con storie di ragazzi e ragazze che hanno trovato nello sport la possibilità di rialzare la testa dopo un incidente o di fronte ad una vita che non ha dato loro le stesse possibilità offerte ad altri.
Fin qui tutto bene: cinque atleti, un allenatore che deve imparare ad entrare in sintonia con loro e cerca di farlo insegnando non solo la tecnica, ma anche l’importanza di essere felici in quello che si fa (qualcuno nella writer’s room deve avere visto Ted Lasso, ammettiamolo). I Fantastici 5, insomma, avrebbe le carte in regola per trovare un pubblico molto interessato e, soprattutto, trasversale.
Ma, come già abbiamo scritto in passato, dev’esserci qualcosa in quel di Mediaset per cui ogni volta che si inizia a lavorare ad un progetto interessante poi si preferisce deviare verso una strada apparentemente più sicura, ma ormai non più percorsa da nessuno. E ci sarà un motivo.
Il problema è sempre quello: a fronte di una storia che, sulla carta, regge, I Fantastici 5 perde in appeal. Non basta scritturare Raoul Bova (che ci crede, e si vede: la sua interpretazione è sincera, come quella di chi sa che lo sport ha un potere salvifico) per dare al pubblico un motivo per seguire una serie.
Siamo ancora dalle parti di una colonna sonora insistente, di dialoghi banali, di scenografie che -tra alloggi e uffici- sanno di cartongesso. A I Fantastici 5 manca, insomma, quella ricerca di una rappresentazione della realtà che tutte le serie Mediaset faticano a ricreare.
E se una messa in scena così patinata e staccata dalla realtà come questa poteva funzionare in passato, ora non è più possibile. E credeteci, spiace davvero assistere al naufragio di progetti così interessanti, audaci e con un messaggio che solo la tv generalista saprebbe veicolare in una mentalità ancorata al passato.