Agorà per lei ormai è casa, ma quest’anno lo è in modo diverso. Sara Mariani, che lavora al programma d’approfondimento mattutino di Rai 3 dal 2014, è arrivata infatti lo scorso settembre alla conduzione di Agorà Weekend. Una promozione, dunque, conquistata dopo anni di lavoro sul campo e dopo alcune sostituzioni della precedente conduttrice, Giusi Sansone. Per capire come sta andando questa prima esperienza alla conduzione, TvBlog ha deciso di tornare ad intervistare Sara Mariani. Da ieri la giornalista ha ripreso la conduzione di Agorà Weekend, dopo la pausa natalizia.
Come riassumeresti con una sola parola il bilancio di questi primi tre mesi di conduzione di Agorà Weekend?
La parola che meglio racchiude questi mesi di lavoro è responsabilità. È la cosa che più vistosamente è cambiata per me. Non parlo di responsabilità giornalistica, quella c’era anche prima. Intendo la responsabilità che sento di avere in questa mia nuova veste di conduttrice. Sono passata da avere la responsabilità di un segmento di programma ad avere quella di un intero programma, supportata da altri cinque autori, fra i quali Pasquale Filippone, che lavora ad Agorà da prima che io arrivassi. Nel lavoro, poi, non sono una che delega. Mi piace sentirmi coinvolta nel lavoro di squadra. Ho addirittura voluto scegliere il punto di rosso della grafica di Agorà Weekend. Questa esperienza alla conduzione la sto vivendo come una grande occasione per confrontarmi con qualcosa di nuovo e di diverso, che per me, che sono una che si può annoiare facilmente, è già un bel traguardo.
Questo primo passo nel mondo della conduzione era qualcosa che cercavi o è arrivato in maniera inaspettata nella tua vita professionale?
Io – probabilmente perché sono abituata a lavorare per un programma quotidiano come Agorà- tendo sempre a pensare al qui ed ora: la mia massima prospettiva sono le ventiquattro ore successive. Nella scorsa stagione mi era capitato di fare alcune sostituzioni ad Agorà Weekend quando Giusi Sansone si era dovuta assentare. Queste sostituzioni sono molto piaciute e così sono arrivata quest’anno alla conduzione del programma. C’è sicuramente poi stata anche la volontà di premiare il mio essere stata sempre pronta e disponibile alle chiamate dell’azienda, dalle continue trasferte quando ero l’unica inviata di Agorà alle sostituzioni estive al moviolone.
Prima che ti arrivasse la proposta di condurre Agorà Weekend, avevi mai ricevuto altre proposte per la conduzione di un programma, compresi gli stessi spin off di Agorà?
No, non avevo mai ricevuto una proposta di questo tipo, perché venivo automaticamente inquadrata come l’inviata di Agorà. Per anni c’è stata ad Agorà una divisione fra gli inviati che si occupavano dei servizi e chi invece gestiva le dirette. Io, ad eccezione dei primi due anni, mi ero specializzata proprio nelle dirette. In quei rari momenti in cui eventualmente sarebbe potuta nascere la possibilità di affidarmi la conduzione di uno degli spin off, io venivo ancora considerata esclusivamente nel ruolo di inviata e così né io mi sono proposta né sono stata valutata per questo eventuale ruolo. Il tutto con la massima naturalezza e tranquillità da parte mia.
Chi ha pensato allora lo scorso anno di affidarti le sostituzioni alla conduzione di Agorà Weekend?
È stata una coazione di intenti fra il nostro vicedirettore e il nostro coordinatore. Quando succedono queste situazioni, in cui ci sono dei buchi da coprire, bisogna poi anche correre ai ripari abbastanza velocemente. Dopo avermi vista alla prova in varie modalità, dalle dirette in esterna alle esperienze in studio, credo che abbiano deciso di investire su di me abbastanza subitamente.
In cosa ti sei dovuta mettere maggiormente in gioco in questi primi mesi di conduzione?
Io ho un’idea molto artigianale di questo mestiere e credo dunque che man mano si possano imparare alcune cose. Mi sto misurando con la gestione degli spazi dello studio: da figlia professionale di Gerardo Greco e Serena Bortone, che riempivano lo studio con i loro movimenti, a me piace questa dimensione dinamica della scena. Sto lavorando poi tantissimo sui tempi. Sono passata dall’ora e quarantacinque di Agorà ai cinquanta minuti netti di Agorà Weekend. Io, che ho introiettato ormai il modello di Agorà, faccio fatica a tararmi su questa diversa durata. Non è un problema che riguarda solo la conduzione, ma anche la preparazione della puntata.
Come vivi invece il responso Auditel che arriva alle 10:00 di ogni mattino seguente la diretta?
Noi di Agorà Weekend ci confrontiamo con un traino molto basso: capita di partire sotto l’1% e siamo riusciti a volte anche a toccare punte del 5%. La curva di Agorà Weekend è sana e in termini di teste a volte arriviamo a triplicare quelle del traino. Gli ascolti sono un aspetto indubbiamente importante, però bisogna anche ricordare che Agorà e Agorà Weekend sono due programmi che nascono per fare informazione e in particolare Agorà Weekend è stato fortemente voluto per fare informazione in diretta anche nel fine settimana. La nostra mission è essere un presidio informativo anche nel fine settimana e per questo la nostra attenzione principale va al prodotto.
Dagospia un mese fa scrisse che Agorà Weekend era “in bilico, se non addirittura prossimo alla chiusura”. Il giorno dopo venne specificato che la Rai aveva fatto valutazioni diverse e che il programma aveva ottenuto un “salvacondotto”, che gli permetteva di continuare ad andare in onda. Come hai vissuto queste voci e in che misura vi hanno riguardato?
Quando la Rai ha decido di affidarmi questo programma, con la consapevolezza di farlo come riconoscimento del percorso di crescita di una risorsa interna e come incentivo per continuare ad alimentare questo percorso, lo ha fatto mettendo come obiettivo quello di fare un prodotto buono, che garantisse continuità d’informazione anche nel fine settimana. A fine anno l’azienda fa una serie di analisi per valutare come risparmiare risorse nel nuovo anno. La Rai ha fatto dunque delle valutazioni anche su Agorà Weekend, dalle quali però è emerso subito che è un programma a basso costo, affidato a poche persone e nato con la missione di informare. In relazione agli ascolti, un altro aspetto critico rilevato da Dagospia, a fine novembre ho avuto un’interlocuzione con la direzione, in cui mi è stato confermato che gli ascolti andavano bene (si registra comunque un calo di ascolti rispetto alla scorsa edizione, con una media di share del 3,44% nelle puntate andate in onda tra settembre e dicembre rispetto al 4,29% dello stesso periodo dello scorso anno, ndr).
Quindi Agorà Weekend chiuderà la stagione, continuando ad andare in onda regolarmente fino a giugno?
Agorà Weekend rimane assolutamente in palinsesto. La notizia di Dagospia è durata ventiquattro ore. La decisione è stata nettissima: si va avanti proprio perché l’idea è quella di mantenere un presidio in diretta.
Se con la fine di questa edizione di Agorà Weekend la tua esperienza alla conduzione dovesse momentaneamente terminare, saresti pronta anche a tornare ad indossare i panni di inviata?
Io non ho l’abitudine di guardare sul lungo periodo. Ora mi concentro sul privilegio, l’opportunità e la responsabilità che mi è stata data nel condurre Agorà Weekend. La sfida con me stessa in questo momento è solo questa.