La Televisione, il caregiver dei nostri giorni
La televisione di oggi, un simulacro di quella di ieri in un processo irreversibile di lento decadimento
Inutile girarci troppo intorno. La tv invecchia e con lei il suo pubblico. Ormai il piccolo schermo non è altro che una continua riproposizione di programmi vecchi. Un disco che terminato il proprio giro, riparte dal principio, a loop. Il pubblico di telemorenti, come simpaticamente li chiama Dagospia, si mette davanti alla televisione alla ricerca di se stesso. Di quel suo “io” che giorno dopo giorno s’incanutisce sempre di più. Come una pagina di un libro letta tante, troppe volte.
La televisione che ingiallisce
Un piccolo schermo che ingiallisce giorno dopo giorno, esattamente come il suo pubblico. Il tutto mentre i giovani, le nuove generazioni, si attaccano allo smartphone e si creano i contenuti come e quando vogliono. Prendendo a pretesto i fatti del giorno, sia ludici che seri, nel modo che piĂą gli aggrada. La televisione di oggi invece non deve fare altro che seguire i gusti di un pubblico alla ricerca del proprio passato. Il tutto mentre lo specchio riflette il proprio presente sempre piĂą ingiallito.
Le repliche di Montalbano e gli inediti di Ciao Darwin
E allora ecco le repliche di Montalbano, che quasi fanno gli ascolti delle puntate inedite. In un processo di rassicurante seduzione personale. Quella “Tipo” che funziona meglio delle auto elettriche di oggi. Anche perchè quella “Tipo” rifletteva nel suo specchietto retrovisore la nostra “bella gioventù“. E allora ecco di nuovo Ciao Darwin, si ancora lui. Un programma le cui puntate inedite sono l’immagine speculare del suo, ma sopratutto del nostro passato. Mettersi davanti al piccolo schermo per vederle, o rivederle poco importa, è il modo giusto per sentirsi ancora giovani, o meno vecchi. Sempre se questo possa essere rassicurante in un mondo sempre più anziano.
La televisione modello caregiver
Una televisione piena di spot di telefoni con i tasti sempre più grandi. Con pannoloni, con dispositivi acustici per sentirci meglio. Per non parlare di quei mezzi per girare, che sembrano usciti dal telefilm degli anni settanta “Il prigioniero“. In quel telefilm il protagonista veniva relegato in una specie di paese fantasma, con l’obbligo di dimora. Il pubblico della tv di oggi è un po’ com’era Patrick McGoohan in quella celebre serie. Imprigionato nel loop temporale che gli impone questa televisione. Questo è il nostro villaggio, com’era quello di Patrick in quella serie britannica.
Una televisione che è quasi obbligata ad offrirgli quei contenuti. Obbligata ad indossare le vesti del caregiver. Entrambi imprigionati in una sceneggiatura che obbliga i suoi autori a scrivere, giorno dopo giorno, le medesime rassicuranti pagine.