Ad Avanti Popolo è sparito il popolo
Ad Avanti Popolo il pubblico parlante è sparito. La sensazione è pertanto quella di un ‘liberi tutti’, con lo spirito iniziale del programma ormai archiviato. Anche se il talk della De Girolamo non è il peggiore in circolazione
Ad Avanti Popolo è sparito il popolo. Martedì sera nel programma di Nunzia De Girolamo non c’era più traccia del pubblico parlante. E pensare che sarebbe dovuto essere il tratto distintivo del nuovo talk di Rai3, definito alla vigilia il people show che dava voce alla gente comune.
La struttura originaria – ispirata ad Aboccaperta di Gianfranco Funari – ha tenuto per qualche puntata, andando via via a scemare, con gli spazi dedicati alle persone sedute in platea ridotti sempre più all’osso. Fino all’ottavo appuntamento, che ha visto l’intervento del solo Maldestro, cantautore napoletano unico punto fermo della trasmissione.
La metamorfosi di Avanti Popolo – che comunque ha saputo mantenere una certa coerenza estetica – è probabilmente andata di pari passo con le voci insistenti di chiusura anticipata. La sensazione è pertanto quella di un ‘liberi tutti’, con lo spirito iniziale del programma ormai archiviato.
Avanti Popolo, va detto, non è il peggior talk della storia della televisione italiana. Ne sono stati prodotti di ben più sciatti, improvvisati, noiosi. Va specificato, perché l’accanimento collettivo subìto non può essere figlio di mere questioni tecniche. C’è dell’altro. E l’altro ha le sembianze di Nunzia De Girolamo.
Reduce dall’ottima performance in Ciao Maschio e dalla positiva esperienza ad Estate in Diretta, l’ex ministro ha compiuto una serie di errori a catena. Il primo è stato quello di rinunciare alla comfort zone offerta dalla terza serata del sabato, rafforzata dall’assenza di diretta. Il secondo è stato sottovalutare il sostegno offerto da Gianluca Semprini nel pomeriggio estivo di Rai1.
Avanti Popolo è stato, di fatto, il suo battesimo in solitaria e in prima serata, con un talk politico che per forza di cose ha alimentato voci, chiacchiere e pregiudizi. “Sono abituata ad avere i fucili puntati contro”, aveva affermato a TvBlog prima della partenza. La preparazione, tuttavia, non è bastata per schivare i colpi.
Il problema è stato fin dal principio Rai3. O meglio, è il problema è stato Nunzia De Girolamo su Rai3. Due mondi distanti, agli antipodi, inconciliabili. Non una questione da poco in una tv che fa dell’identità il suo perno. E così, la De Girolamo è stata rigettata dal canale (che fu) di sinistra, diventando per la critica la perfetta rappresentazione della cosiddetta ‘Tele Meloni’.
Nunzia avrebbe avuto bisogno innanzitutto del basso profilo. Al contrario, è sempre finita sotto i riflettori. Per responsabilità sue e non. A partire dall’intervista all’esordio al marito Francesco Boccia, passando per l’ospitata contestatissima – ed evitabilissima – a Fabrizio Corona e l’elogio al premier Meloni nell’ambito della vicenda Giambruno. Ingiusti invece gli attacchi ricevuti per il faccia a faccia con la ragazza di Palermo che in estate aveva denunciato uno stupro da parte di un gruppo di coetanei. Se c’è un pregio della De Girolamo è infatti quello di aver sempre mantenuto i toni moderati, evitando feroci contrapposizioni e dualismi su argomenti caldi. Una pacatezza che, al di là dei mille passi falsi compiuti in questa folle avventura, può e deve essere rivendicata.