Tutto parte dall’infanzia vissuta in provincia. I tragitti lunghi costringevano Gianluca Gazzoli ad ascoltare la radio ed è lì che nasce la passione per Radio Deejay. “Per me quella era la mia compagnia, i miei amici” racconta, infatti, Gazzoli, che oggi – oltre all’impegno quotidiano con Gazzology su Radio Deejay – conduce AnteFactor e ha un podcast di successo, Passa dal BSMT (disponibile su YouTube, Spotify e tutte le principali piattaforme di podcast, con due appuntamenti a settimana, il lunedì e il giovedì).
Come e quando capisci che fare radio sarebbe stato quello che volevi fare nella vita?
Probabilmente la prima esperienza che mi ha cambiato e mi ha portato su questa strada è stata la bocciatura in quinta superiore. In quella estate ho deciso di fare l’animatore nei villaggi e lì ho capito quello che avrei voluto fare nella vita. Nessuno però credeva in me in questa veste e così dopo aver preso la maturità, mi sono messo a fare mille lavori. Quando ho iniziato a vedere che su YouTube stavano nascendo delle cose, mi sono messo a raccontare i miei viaggi lì sopra. Mi resi conto che la cosa funzionava e che si stava creando un pubblico. Il mio sogno, però, era fare la radio, che per me significava Radio Deejay. Ho sempre creduto che se volessi diventare uno dei più grandi conduttori radiofonici, sarei per forza dovuto passare da lì.
In quegli anni hai fatto anche la tua prima esperienza televisiva partecipando a Uomini e Donne. Che cosa ti indusse a prendere parte a quel programma?
Avevo fatto un provino non per Uomini e donne, ma per un’altra produzione di Maria De Filippi in quel momento in onda. Mi chiesero di fare Uomini e Donne e accettai dato che era l’unica opportunità che in quel momento mi veniva data. Una volta lì mi accorsi che non era il mio mondo, ma è un’esperienza che mi è servita a capire che davanti alla telecamera ci sapevo stare senza problemi.
Negli anni a seguire ti avvicini alla tv, prima, nel 2016, con The Voice, poi con Quelli che il calcio, dove facevi delle dirette social post puntata. In quegli anni hai sognato il grande salto alla conduzione?
A The Voice ci sono arrivato grazie ai video che facevo su YouTube. Il lavoro che feci mi permise di approdare a Rai Radio 2, mentre stavo lavorando a Radio Number One. Certo, a volte pensavo: “Ho fatto questo, è andato benissimo, adesso arriverà quest’altro progetto”. Però, non andava mai come mi immaginavo, a volte anche per fortuna, visto che alcuni progetti, che sono stati affidati ad altri, non sono andati bene. Oggi molti di quelli che in quel periodo mi hanno “superato” non si vedono più, perché non sono stati in grado di dimostrare di aver qualcosa. Ho capito così che la base per arrivare ad avere successo è costruirselo passo per passo, attraverso un percorso.
Ci sono stati provini non superati o progetti inizialmente presentati a te e poi affidati ad altri?
No, in quegli anni no.
Come sei arrivato a Radio Deejay?
Anche mentre ero in Rai, dove ho incontrato leggende del mondo dello spettacolo, continuavo a sentire che Radio Deejay sarebbe stata la mia dimensione ideale. Quell’opportunità, però, non arrivava mai, forse anche per via dell’età: oggi mi rendo conto che per fare questo tipo di radio devi avere veramente qualcosa da dire. Radio Deejay era diventata a tal punto la mia ossessione che dovetti smettere di ascoltarla e di seguirla sui social. Mi faceva stare troppo male il fatto di essere escluso da quella storia. Ricevevo altre proposte, da radio anche molto importanti, ma rifiutavo perché sentivo che solo a Radio Deejay avrei trovato la mia dimensione ideale. Finché un giorno non venni chiamato per incontrare Linus, che mi propose di condurre un programma nel pomeriggio su Deejay Tv, che in quel momento sarebbe ripartita. Ma al contempo mi disse: “Scordati la radio”. Così sfruttai quell’opportunità che mi venne data per dimostrare quello che credevo di saper fare. E nel giro di due mesi ottenni il mio primo programma su Radio Deejay.
Oggi conduci Gazzology, un programma quotidiano in onda dalle 20:00 alle 21:00. Che percorso di crescita hai fatto in questi anni?
Per me Radio Deejay è l’NBA: già il fatto di essere qua dentro mi fa capire che ho superato una serie di step. Sono entrato portando il mio entusiasmo e la mia ambizione, ma sempre con il massimo rispetto per chi lavora in questa radio da molti più anni. Radio Deejay è una scuola incredibile se sai utilizzarla e se, soprattutto, non ti senti arrivato una volta che ci metti piede.
Passa dal BSMT, il podcast che hai creato nel 2022, è diventato un vero e proprio fenomeno nel mondo dei podcast. Come è nata l’idea che ti ha portato a realizzarlo? Ti aspettavi il successo che sta avendo e che ti sta dando?
Questo progetto nasce dalla mia esigenza di non fermarmi. Se qualcuno mi dice di non fare qualcosa o non mi prende per farla, io mi trovo la spazio per farla. Dato che nel mondo della televisione c’era e tuttora c’è pochissimo spazio per esprimersi in un certo modo, nel podcast ho trovato la dimensione di cui avevo bisogno per mettere insieme tutto quello che ho imparato in questi anni. Ho deciso di raccontare storie d’ispirazione, prediligendo il contenuto e facendo leva sull’empatia. Sono ancora sbalordito di quello che stiamo riuscendo a fare perché portiamo in uno scantinato di Milano ospiti che molto spesso non vanno da nessuna parte. Finora abbiamo rifiutato una serie di proposte da parte di grandi gruppi per comprare il format o affiancarci nella produzione. Non abbiamo neanche sponsor da ringraziare in apertura di puntata. È tutto un investimento mio e del mio manager, che ha creduto in questa mia idea.
Gli ospiti quindi vengono tutti gratuitamente?
Sì, tutti gratuitamente. Li contatto direttamente io e alcuni li incontro anche di persona per invitarli a partecipare al podcast. Mi sono fatto anche due o tre ore di strada per incontrare degli ospiti. Cerco di raccontare storie positive, mentre tutti cercano lo scandalo.
Eppure anche le tue chiacchierate spesso finiscono per fornire notizie.
Ci sono ospiti che nel momento in cui chiacchierano, ad un certo punto, si aprono e sono così loro stessi a raccontarmi delle cose. Quando questo avviene, come con Valentino Rossi, Ligabue o Alessandro Borghi, cerco di trattare nel modo migliore quello che mi rivelano. Mi fa sempre piacere quando poi chi è stato ospite mi scrive per ringraziarmi. Mi stupisco ogni volta di ricevere certi messaggi da personaggi così importanti.
Di chi non credeva in questo progetto o in questi contenuti, c’è qualcuno che si è fatto sentire dopo che è esploso il successo di Passa dal BSMT? In ambito televisivo qualcuno si è interessato a questo progetto?
Sono arrivate tante proposte sul format, ma io in questo momento lo percepisco come un incantesimo. Ho paura che ogni minimo cambiamento possa in qualche modo alterare l’equilibrio. Un adattamento televisivo richiederebbe al format di trovare un’altra forma: solo così avrebbe senso. Mi ha fatto, però, molto piacere in questi mesi che persone che non mi hanno scelto in passato per vari motivi si sono ricredute e questa è una grande soddisfazione. Finalmente non viene più visto come un difetto il mio essere “troppo normale”, come mi è stato a lungo detto. In un mondo in cui tutti vogliono fare i personaggi, io ho sempre cercato di essere me stesso.
Ora è arrivata l’opportunità di AnteFactor, ovvero l’appuntamento che precede ogni Live di X Factor (tutti i giovedì sera su Sky Uno e in streaming su NOW). Come l’hai accolta?
Sono molto contento. L’opportunità di AnteFactor è arrivata forse in maniera inaspettata. In questi ultimi mesi avevo trovato la mia dimensione e non mi aspettavo nulla sul versante televisivo, anche se in tanti mi associano a X Factor da almeno sette, otto anni.
Eppure non hai sostenuto il provino per la conduzione neanche nel post Cattelan.
Quando Ale lasciò, in molti sotto quel post fecero il mio nome e quindi in tanti hanno pensato che io sia stato valutato per la conduzione. In realtà l’unico provino che ho sostenuto è quello per la conduzione di Extra Factor, che alla fine andò ad Achille Lauro (ha co-condotto con Pilar Fogliati Extra Factor nel 2019, ndr).
Vedi AnteFactor come una possibilità per conquistare il palco di X Factor da conduttore?
Questo non lo so, perché non so come andrà avanti il programma. Non ho idea di cosa farà Francesca (Michielin, ndr), che in questo momento sta andando molto bene, pur in un ruolo che non corrisponde a quello che fa abitualmente, essendo una cantante. Il mio sogno è avere un palcoscenico importante, coerente con quello che io ho sempre cercato di raccontare, che sia X Factor, Sanremo o un format che ancora oggi non esiste.
“Mi piace la tv generalista, quella trasversale che parla a tutti” hai dichiarato in un’intervista a Panorama.it. Sogni di diventare il nuovo Carlo Conti?
L’essere trasversali per me è una delle cose più difficili. Io fortunatamente riesco a parlare a diverse generazioni e quindi spero di poter riuscire a fare questo anche in un contesto televisivo. Ho lavorato con Carlo Conti e, oltre a riuscire a rendere facili delle cose estremamente difficili, ho visto in lui tanta empatia verso le persone. L’arrivare alle persone è qualcosa di fondamentale.
Continui a sognare una carriera televisiva, nonostante tu ora faccia anche molto altro?
Se avessi dieci anni in meno probabilmente non mi interesserebbe nulla della televisione, ma sono della generazione che è cresciuta con MTV. La mia ambizione resta, quindi, più grande ed è quella di portare avanti in parallelo il mondo dei podcast e dei social e quello più tradizionalista, con il quale arrivare a tutti.