Avanti Popolo, dura polemica per l’intervista alla vittima di stupro. De Girolamo: “Avete sbagliato bersaglio”
La reazione della conduttrice di Avanti Popolo: “Come si può giudicare la volontà di liberarsi, anche pubblicamente, di un peso enorme?
Arriva la replica di Nunzia de Girolamo in merito alle polemiche che hanno investito lei e la sua trasmissione Avanti Popolo rea – a detta dei firmatari di una lettera aperta inviata ai vertici della Rai e all’Ordine dei giornalisti e all’AgCom – di aver esposto la ragazza vittima dello stupro di gruppo a Palermo ad una “spettacolarizzazione del proprio stupro“ e alla “vittimizzazione secondaria” di questa.
Nunzia de Girolamo: “Sono felice di aver fatto il mio dovere di donna”
Partiamo dalla risposta della conduttrice del programma di Rai 3. La de Girolamo spiega:
Ho incontrato Asia qualche giorno prima della nostra intervista. Ore ed ore a cuore aperto, tra emozioni e dolore, sorrisi e paure. È così che mi ha raccontato la sua difficile vita. Gli abusi, le mancanze, le sfortune, le violenze, la fragilità, ma anche la forza di non arrendersi. Molte cose sono rimaste in quella stanza. Ed anche se lei me lo avesse chiesto, non le avrei mai rese pubbliche.
Nel dietro le quinte, prosegue la conduttrice ed ex esponente politico, i patti – spiegati da quest’ultima – erano stati chiari:
Quando io ed Asia abbiamo definito i limiti della nostra chiacchierata, abbiamo condiviso tutto ciò che avremmo detto. Tutto. Anche i messaggi che, privatamente, aveva ricevuto sui suoi canali social e che abbiamo deciso di leggere. Era il suo modo coraggioso per sfidare il dolore ed il pregiudizio. Per dire basta. Dopo la nostra intervista Asia ha ricevuto tanta solidarietà. Proposte di lavoro, ospitalità ed i suoi social hanno cambiato direzione. Sono felice per lei. Felice di aver fatto il mio dovere di donna e di essere umano. E di avere ancora contatti con lei per tentare di aiutarla.
Dunque la de Girolamo passa al contrattacco indignata dal fatto che alcune donne possano consigliare alla vittima di tacere, nascondersi o non affrontare pubblicamente la sua esperienza parlando di “maschilismo latente“: “Come se Asia si dovesse vergognare. Lei, che è la vittima! Come si può giudicare la volontà di liberarsi, anche pubblicamente, di un peso enorme?“.
E ancora, aggiunge: “Quando Asia ha fatto le sue dirette sui social minacciando di farsi del male, nessuno si è preoccupato o si è adoperato per costruire gruppi di intellettuali a difesa e sostegno di questa ragazza? Siamo al solito pregiudizio di donne che odiano le donne? Che parlano dal comodo salotto di casa, senza sapere assolutamente nulla di Asia e senza aver messo piede mai nemmeno nella sua Palermo? Ed è questo il modo di difendere le donne, facendo dilagare altra cultura di odio e violenza?”
In conclusione, la conduttrice di Avanti Popolo respinge le accuse rimandandole alle mittenti:
Mi dispiace constatare che state spostando il bersaglio dimenticando che il vero nemico da abbattere è lo stupratore, la cultura ancora maschilista di questo paese. Contro questo, le donne, noi donne, dovremmo essere unite sempre…
La lettera aperta alla Rai : “Violata la deontologia”
Tutto parte dalla puntata di Avanti Popolo in onda circa 10 giorni fa, il 31 ottobre 2023 (che, per la cronaca, ha totalizzato 420.000 telespettatori e il 2,70% di share) quando Nunzia de Girolamo ha invitato nel suo studio Asia, la ragazza sopravvissuta allo stupro di gruppo a Palermo. Un’intervista che ha fatto storcere il naso a più di qualcuno e che, per questo, è finita al centro di una polemica tuttora in atto.
Intellettuali, giornaliste e giornalisti, scrittrici e scrittori, operatrici e operatori dell’informazione e dello spettacolo, rappresentanti di associazioni, attiviste e attivisti, cittadine e cittadini hanno preso iniziativa scrivendo una lettera aperta alla presidente Marinella Soldi e ai vertici della Rai, dell’Ordine dei giornalisti e dell’Agcom dopo la puntata:
Premesso che la ragazza, maggiorenne, ha scelto di accettare l’invito in trasmissione per parlare della sua storia, e che questo va rispettato poiché rientra nell’autodeterminazione, intendiamo evidenziare l’avvenuta violazione dei basilari principi della deontologia professionale nell’esporre, per giunta a così poco tempo dai fatti, una sopravvissuta alla spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria cui si è assistito nel corso del programma.
Nella missiva, i firmatari ritengono che “la modalità di intervista incalzante nei confronti della sopravvissuta e la conduzione adottate da De Girolamo rappresentino un esempio inaccettabile di p0rn0grafia del dolore“.
E contro la conduttrice scrivono:
Ha di fatto costretto la vittima a rivivere nel dettaglio gli abusi subiti, con tanto di lettura al suo cospetto delle frasi degli stupratori, in contrasto con le policy di genere approvate dal consiglio di amministrazione della Rai, nonché, nello specifico del lavoro giornalistico, con il Manifesto di Venezia. Come se questo non bastasse, la ragazza è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria.
“La violenza di genere è stata declinata a tema da salotto”
La lettera prosegue ancora evidenziando alcuni passaggi dell’intervento e il loro giudizio citando una nota di Cpo Rai e Usigrai (che trovate proseguendo la lettura, ndr)
Poco importa che la conduttrice alla fine del servizio dica che ‘questo la rende vittima due volte’. La trasmissione, nella modalità del racconto, ignora i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo. Ci troviamo quindi a constatare che, ancora una volta, su una rete del servizio pubblico la violenza di genere è stata declinata a tema da salotto e opinione, ignorando le policy di genere approvate dal Cda Rai, le linee guida del Manifesto di Venezia e del contratto giornalistico, nonché le voci di associazioni, movimenti e sopravvissute.
Infine, in questa stessa lettera una richiesta chiara ai vertici Rai anche in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne:
Prendano posizione sull’accaduto e si assumano la responsabilità di una gestione dell’informazione e del servizio pubblico adeguata al ruolo informativo, culturale e sociale della Rai. Esigiamo che il tema della violenza di genere sia trattato con competenza e deontologia, garantendo alle vittime il rispetto e la dignità indispensabili, secondo le modalità sancite dalle linee guida.
Cpo Rai e Usigrai: “Anni di impegno in azienda non possono essere messi in discussione”
Altrettanto dura è – come abbiamo sopraccitato – la reazione delle Commissioni Pari Opportunità di Rai ed Usigrai sull’accaduto che in una nota diffusa il 2 novembre scorso hanno tuonato:
Anni di impegno in azienda su questi argomenti non possono essere messi in discussione da tanta superficialità e incompetenza. La trasmissione, nella modalità del racconto, ignora i compiti del servizio pubblico radio televisivo ed è in contrasto con le policy di genere approvate dal consiglio di amministrazione della Rai.